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Il Papa in Brasile: viaggio tra fede e geopolitica

Il Brasile è pronto ad accogliere Papa Francesco. Il Pontefice è partito il 22 luglio per fare ritorno nella ‘sua’ America Latina per la prima volta dopo l’elezione, avvenuta il 13 marzo scorso. È il primo viaggio fuori dall’Italia di Bergoglio da quando è divenuto Papa, e si tratta di un impegno in agenda già da molto tempo, ovvero la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù

 

PRIMO VIAGGIO – Il primo Pontefice sudamericano che effettua il suo primo viaggio all’estero in Sudamerica al fine di incontrare i giovani di tutto il mondo: una serie di felici coincidenze che sono cariche non solo di un forte valore simbolico, ma anche geopolitico. L’argentino Jorge Bergoglio è infatti attesissimo in Brasile, dove vive la comunità cattolica più numerosa del mondo (123 milioni su una popolazione di circa 190), peraltro nel continente (se si considera anche l’America settentrionale) dove si concentra tuttora in termini assoluti il bacino più ampio di battezzati (circa 600 milioni, quasi la metà dei cattolici mondiali).

 

EMORRAGIA DI FEDELI – Nonostante giochi quasi ‘in casa’, le sfide che attendono Papa Francesco sono però impegnative. Il Brasile è una potenza economica e demografica in espansione, eppure il cattolicesimo sta vivendo un periodo di difficoltà e il numero di praticanti è in netto calo, in controtendenza rispetto ad una popolazione che, invece, continua a crescere. Secondo i dati diffusi dall’IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica) nel 2012, i cattolici brasiliani ammontavano infatti solamente al 64% della popolazione, contro l’83% del 1980. Questa ‘emorragia’ di fedeli è andata principalmente a vantaggio delle chiese evangeliche (prevalentemente di impronta pentecostale), i cui seguaci sono aumentati in un decennio dal 15% al 22% della popolazione, mentre sono cresciuti anche atei e praticanti di religioni di origine africana come spiritisti. Rio de Janeiro, città che ospiterà la GMG, rappresenta in maniera emblematica questo paradosso, dato che i cattolici qui non rappresentano più la maggioranza dei cittadini, ma solamente il 45.8%.

 

PAPA FRANCESCO AL CONTRATTACCO – Lo stile diretto e semplice, l’atteggiamento umile e caloroso, costituiranno indubbiamente uno ‘strumento’ a favore del Papa, che rispetto al suo predecessore Benedetto XVI potrà contare con una empatia maggiore con la gente che deriva soprattutto dalla condivisione di radici comuni. A livello dottrinale, però, non sembra possibile attendersi particolari deviazioni da Papa Ratzinger, come peraltro dimostrato anche dalla prima enciclica di Bergoglio, “Lumen Fidei”, che rappresenta il completamento di un lavoro iniziato dal pontefice emerito.

Un fatto, però, è certo: il viaggio in Brasile rappresenta la prima tappa nel ‘contrattacco’ della Chiesa cattolica al suo esterno. Le gravose necessità di riforma interne, già affrontate senza esitazione da Papa Francesco, fanno infatti il paio con quelle esterne, rappresentate essenzialmente dal calo di fedeli che negli ultimi anni è parso inarrestabile. Il Brasile e l’America Latina rappresentano il terreno ideale dove iniziare un’azione di ‘ri-evangelizzazione’, sia per il potenziale demografico della regione che per il vantaggio ‘naturale’ rappresentato da un Papa sudamericano. È giunto infatti il momento di porre il continente sotto i riflettori della Chiesa di Roma, dopo che durante il papato di Benedetto XVI erano stati effettuati solo due viaggi del Papa nella regione, nel 2007 in Brasile e nel 2012 in Messico e a Cuba: un numero decisamente basso rispetto al totale delle missioni apostoliche (ventiquattro) effettuate da Ratzinger nei quasi otto anni del suo pontificato.  Tuttavia, l’azione di apertura cominciata da Benedetto XVI negli ultimi anni aveva rappresentato la volontà di istituire un rapporto più intenso con la regione. La nomina del cardinale Marc Ouellet, canadese ma estremo conoscitore dell’area latinoamericana per aver trascorso molti anni in Colombia, come presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (CAL), e l’incontro ad ottobre 2011 tra il Papa  e i dirigenti del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), rappresentano i primi passi di un’azione che ora Bergoglio è chiamato a proseguire con decisione.

 

Si attendono due milioni di giovani da tutto il mondo per la veglia di Copacabana con Papa Francesco
Si attendono due milioni di giovani da tutto il mondo per la veglia di Copacabana con Papa Francesco

IL BRASILE SULLO SCACCHIERE GEO-CATTOLICO – Il Brasile è un Paese di cruciale importanza per il futuro del cattolicesimo: qui, come detto sopra, la ‘partita’ si gioca essenzialmente con i movimenti evangelici, che negli ultimi anni si stanno diffondendo molto rapidamente. Papa Francesco, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires, aveva instaurato un dialogo amichevole e costruttivo con le comunità evangeliche sudamericane. Le differenze tra le due confessioni, però, sono abbastanza evidenti: mentre l’adesione alla fede evangelica sembra sempre più spesso andare di pari passo con l’emancipazione dalla povertà per milioni di individui che considera la ricchezza come un segnale di ‘predestinazione’, nel cattolicesimo lo spazio per la solidarietà e l’aiuto ai poveri rimane un punto fondamentale. L’impegno di Papa Francesco per un ritorno ad una chiesa “povera per i poveri” sembra dunque scontrarsi con la “teologia della prosperità” propugnata dai pentecostali, ma è un altro esempio che si innesta sulle contraddizioni del nuovo Brasile, dove le disuguaglianze sociali ed economiche sono  purtroppo ancora molto evidenti. Ecco dunque un altro motivo perché questa edizione della GMG assume un significato che travalica la dimensione puramente spirituale e religiosa.

 

Davide Tentori

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’Università “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualità di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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