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L’ISIS avanza in Iraq

I miliziani dell’ISIS hanno avviato una forte offensiva militare in Iraq, conquistando cittĂ  e regioni importanti. In 3 Sorsi analizziamo gli eventi, le molteplici reazioni e le conseguenze geopolitiche nell’area, con l’attivismo iraniano e la scomoda posizione statunitense.

GLI EVENTI – L’offensiva dell’ISIS (Islamic State of Iraq and al-Sham – Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, termine quest’ultimo spesso considerato sinonimo di Siria) in Iraq dei giorni scorsi è stata improvvisa, rapida e, al momento, molto efficace a livello militare. I jihadisti hanno concentrato il loro attacco nella porzione di territorio iracheno abitato in maggioranza da musulmani sunniti, occupando la cittĂ  di Mosul (la seconda per estensione del Paese) e arrivando anche a Tikrit, cittĂ  natale di Saddam Hussein. L’ISIS ha scelto l’area d’attacco con cura, per poter contare su un certo sostegno (tacito o esplicito) della popolazione locale, che non vede di buon occhio il governo del musulmano sciita Nuri al-Maliki. Molti delle decine di migliaia di profughi che hanno lasciato Mosul dopo l’occupazione da parte delle milizie jihadiste hanno dichiarato che il motivo era il timore per un attacco dell’artiglieria governativa sulla cittĂ  piĂą che per gli uomini dell’ISIS. L’Esercito iracheno stanziato nella regione non ha contrastato la minaccia efficacemente. I miliziani hanno poi diretto le proprie forze verso la capitale. Durante l’avanzata sono avvenute le consuete e violente esecuzioni sommarie e, fatto innovativo, l’ISIS ha usato i social-media, in particolare Twitter, a fini di propaganda e di terrore, documentando gli scontri, gli attentati alle forze governative e le esecuzioni.

Posto di blocco dell'ISIS.
Posto di blocco dell’ISIS.

LE REAZIONI – La prima reazione è stata quella del governo che ha dichiarato che sarĂ  fatto “di tutto” per ristabilire l’ordine e la sicurezza nel Paese. Le milizie sciite, tra le quali il famigerato Esercito del Mahdi guidato da Muqtada Al-Sadr (che creò numerosi problemi alle forze della coalizione internazionale in Iraq, tra cui anche quelle italiane) si sono dichiarate pronte a contrastare e respingere l’avanzata dell’ISIS e a proteggere la capitale Baghdad. L’Iran si è detto pronto ad aiutare il vicino Iraq, ponendo l’accento sul termine “aiutare” invece che “intervenire”, anche se vi sono alcuni reports sulla presenza di unitĂ  delle milizie Pasdaran nei dintorni della capitale irachena. La Lega Araba è contraria a qualsiasi intervento esterno nel Paese e la Russia ha puntato il dito contro l’intervento statunitense del 2003 causa, a suo dire, degli attuali problemi. Le Nazioni Unite hanno condannato le violenze e le esecuzioni sommarie perpetuate dall’ISIS, mentre il Presidente Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti non interverranno finchĂ© l’Iraq non mostrerĂ  un piano politico serio di convivenza pacifica tra sunniti, sciiti e curdi (i tre maggiori gruppi etnico-religiosi del Paese). Nonostante questo, la portaerei George W. H. Bush è stata inviata nel Golfo Persico.

CONSEGUENZE NELL’AREA – L’esercito iracheno ha cominciato la controffensiva per la riconquista delle regioni e delle cittĂ  perdute; tuttavia l’attacco dell’ISIS ha rimescolato le carte del gioco geopolitico nell’area. L’Iran si è impossessato del ruolo di protagonista nella crisi, con la sua offerta di “aiuto” a Baghdad (se non in forma di intervento diretto, ufficialmente escluso, almeno nel sostegno alle milizie sciite) e con un’apertura verso Washington per collaborare alla risoluzione della crisi, ponendosi come interlocutore privilegiato. Questo ha messo gli USA in una scomoda posizione, poichĂ©, a livello diplomatico, l’unico tavolo aperto con Teheran è il negoziato sul nucleare e a livello militare l’unica opzione possibile è l’impiego delle forze aeree essendo del tutto escluso (anche se Obama ha detto che sta considerando tutte le opzioni) l’invio di truppe di terra. L’attivismo iraniano ha inoltre messo in secondo piano l’Arabia Saudita come principale potenza regionale. Il Presidente siriano al-Assad si è detto pronto a combattere il terrorismo insieme al governo iracheno, essendo l’ISIS un nemico comune. Anche le milizie laiche dell’Esercito Siriano Libero (che ormai da anni combattono contro le forze governative siriane, i loro alleati, ma anche contro l’ISIS) hanno messo a disposizione il loro sostegno.

Emiliano Battisti

Territori controllati dall'ISIS

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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