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A che punto siamo con Mare Nostrum?

Il 2014 verrà ricordato come l’anno record degli sbarchi di migranti sulle nostre coste. Già oltre 130mila, più del doppio rispetto all’anno precedente. Quasi diecimila sono minori.  I morti dall’inizio dell’anno sono più di duemila. In 3 sorsi, facciamo il punto delle iniziative in atto.

1. UN PO’ DI CRONOLOGIA – Mare Nostrum, Frontex, Eurosur, Triton. Non sono nomi in codice di un film di spionaggio. Sono gli strumenti che l’Italia e l’Unione europea hanno messo in campo per fronteggiare quella che si continua ostinatamente a definire «emergenza immigrazione», e che i più identificano con le carrette del mare che ininterrottamente solcano il Mediterraneo scaricando sulle nostre coste frotte di clandestini.

  • Mare Nostrum. È il 3 ottobre 2013. A poche miglia da Lampedusa si rovescia un barcone con a bordo un numero indefinito di persone. Mentre Italia e Malta “si scaricano il barile” sulle responsabilità di salvataggio, 366 vite umane si spengono in mare. Molti siriani fra loro, molti bambini. L’onda emotiva è forte. Il 18 ottobre nasce Mare Nostrum. Missione: salvaguardare vite umane e colpire i trafficanti del mare. Costo: nove milioni di euro al mese. L’onda polemica è altrettanto forte.
  • Il 2 dicembre 2013 diventa operativo il sistema Eurosur, una centrale informativa di Frontex che mette in rete i centri nazionali responsabili di sorvegliare le frontiere. Eurosur non ha nessuna competenza in materia di salvataggio né di intervento sulle imbarcazioni illegali. Grazie all’utilizzo di sofisticate tecnologie di intercettazione (ricorre anche ai droni), Eurosur fornisce in tempo reale la fotografia di quello che si sta muovendo alle porte delle frontiere europee.
  • E poi c’è Frontex. Braccio operativo del sistema Schengen, Frontex, l’agenzia europea per il pattugliamento delle frontiere esterne nasce nel 2004 per coordinare le operazioni nazionali di sorveglianza alle frontiere e fornire sostegno nelle operazioni di rimpatrio dei clandestini in presenza di accordi di riammissione con i Paesi di provenienza. Frontex interviene solo su richiesta di uno Stato membro o comunque in cooperazione con gli Stati interessati, non dispone di mezzi propri, utilizza le risorse che gli Stati membri volontariamente le mettono a disposizione, ha sede a Varsavia, un budget annuo di solo 80 milioni di euro, e soprattutto non svolge funzioni di polizia di frontiera. Frontex aiuta gli Stati membri a controllare i confini, ma non li sostituisce, e dunque qui finiscono i compiti dell’UE in materia di contrasto all’immigrazione clandestina. Anche perché, giova forse ricordare, l’Europa non ha tra i suoi mandati la gestione di operazioni di polizia di frontiera, funzioni queste che restano di competenza nazionale.

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2. PERCHÉ MARE NOSTRUM? – Il cerchio si chiude tornando a Mare Nostrum. Alla vigilia della sua annunciata quanto da molti scongiurata chiusura, Mare Nostrum ha consentito il salvataggio di 150mila migranti (circa 400 al giorno), tacitando la Corte europea dei diritti umani che nel 2012 ci ha vietato (caso Hirsi/Italia) di continuare la pratica dei respingimenti in mare. Respingevamo in Libia, grazie alla “accoglienza” di Gheddafi. Mare Nostrum non è solo una questione di buoni sentimenti. In materia di carrette del mare aleggia una certa confusione da parte della nostra opinione pubblica tra obblighi del cuore e obblighi della ragione o, meglio, obblighi de jure. L’obbligo di assistere e soccorrere chi si trova in pericolo di vita in mare discende innanzitutto dall’artico 98 della Convenzione internazionale del diritto del mare. Si tratta oramai di un principio consuetudinario, di fatto inderogabile e di valore universale. Analogamente si esprimono la Convenzione internazionale per la sicurezza della vita in mare, la Convenzione sul soccorso in mare, la Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio in mare. Tutte impongono un chiaro potere/dovere di soccorso in mare. Senza contare che ad affrontare le pericolosissime traversate in mare sono sempre più le vittime delle persecuzioni e delle guerre civili che funestano un’area che va dall’Africa araba, alla regione subsahariana, al Vicino e Medio Oriente. Vale inoltre la pena ricordare che offrire protezione alle vittime di persecuzioni e guerre civili è un dispositivo che discende da tutte le convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese e dai Paesi UE, con la conseguenza che la distinzione tra richiedenti asilo e immigrati illegali tende sempre più ad assottigliarsi.

3. CHE COSA È TRITON? – Mare Nostrum minaccia di chiudere i battenti. O almeno, così sembrerebbe. In queste ore voci autorevoli ne scongiurano la chiusura, tra cui UNHCR, Amnesty International, Save the Children, Medici senza frontiere. Non sono tempi di solidarietà, si dirà, e 300mila euro al giorno non sono un costo indifferente. Inoltre, la frontiera mediterranea è una frontiera comune e richiede azioni e risorse comuni, che l’Europa sembra identificare nell’operazione Triton. Questo il nome della nuova missione Frontex, o Frontex plus, che dir si voglia. Contrariamente agli appelli italiani, Triton non è la sostituzione di Mare Nostrum e la Commissione europea su questo punto è stata chiarissima: Triton affiancherà, ma non sostituirà le operazioni di Mare NostrumLa missione Triton è un sistema di pattugliamento potenziato che opererà nelle acque territoriali UE e non al largo delle coste libiche, lì dove partono i barconi della morte. Nessuna missione umanitaria, nessuna funzione di deterrenza, nessuna ricerca, nessun salvataggio. L’Europa ancora una volta dà una risposta difensiva e non politica al problema, si limita a rafforzare le sue frontiere, non affrontando direttamente il nodo critico che non sta nei pattugliamenti e nei controlli, ma nei cambiamenti demografici e socioeconomici di un’area estesissima e sempre più instabile. Forse cessare i salvataggi e l’accoglienza basterà a ridurre i flussi? E chi si occuperà dei profughi soccorsi in mare? Quale Stato, visto che siamo in acque territoriali UE e l’operazione è europea? Se l’Italia vorrà proseguire i soccorsi al largo, dove avviene il maggior numero di naufragi, dovrà farsene carico autonomamente. Un’enorme responsabilità ricade sul Governo italiano in queste ore. Ben più grande delle operazioni di intervento di Mare Nostrum, perché la scelta se chiudere o meno Mare Nostrum, prima di ogni altra considerazione, investe la consapevolezza che l’Italia ha di sé come Paese al centro del Mediterraneo.

Mariangela Matonte

[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in più
La Presidenza italiana di turno si è impegnata a portare avanti le proposte di revisione di Dublino III, il regolamento sul diritto d’asilo e la protezione internazionale in Europa. Il core della revisione riguarderebbe l’introduzione di un sistema comune europeo di asilo e la creazione di un’agenzia europea per l’asilo e l’immigrazione con presidi nei Paesi di provenienza e di transito, al fine di contenere l’immigrazione irregolare e garantire a chi ha i requisiti di arrivare in Europa in condizioni di viaggio legali e sicure.[/box]

Foto: Vito Manzari

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Mariangela Matonte
Mariangela Matonte

Laurea in scienze politiche internazionali, scuola diplomatica MAE, analista politico, appassionata da sempre di relazioni internazionali e di politica. Molti viaggi, tante esperienze lavorative. Il tutto sempre con vocazione internazionale. Relazioni transatlantiche, Mediterraneo e Medio Oriente principali focus di interesse.

Curatrice del blog Geomovies, che si occupa del rapporto tra cinema e politica internazionale.

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