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Pakistan: il martedì nero di Peshawar

Alle ore 10.00 di questa mattina, un attacco terroristico di violenza inaudita ha colpito al cuore la città di frontiera di Peshawar, nel Pakistan nord- occidentale, uccidendo oltre 100 scolari di un istituto militare. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo terroristico talebano TTP. Una rapida analisi In 3 Sorsi

1. STRAGE IN UNA SCUOLA PAKISTANA Un gravissimo attentato è avvenuto questa mattina (10.00 ora locale) a Peshawar, capitale della Provincia del Khyber Pakhtunkwa (Pakistan).  Un commando di circa 10 militanti appartenenti al gruppo terroristico pakistano TTP (Tehreek-i-Taliban Pakistan)  ha fatto irruzione in una scuola militare pubblica, situata in Warsak Road, uccidendo circa 141 persone di cui un centinaio sono bambini tra i 6 ed i 16 anni. I feriti, di cui la maggior parte sempre bambini, sarebbero piĂą di 200. Secondo le notizie riportate dal Dawn e dall’Express Tribune, l’attacco sarebbe terminato con l’uccisione di tutti gli insorti. Il Primo Ministro Nawaz Sharif ha raggiunto nel pomeriggio Peshawar per seguire da vicino l’operazione contro i militanti messa in atto dall’esercito e dalla polizia. Queste le sue parole: “Una tragedia nazionale scatenata da selvaggi. Questi bambini erano figli per me. E’ una mia perdita. E’ una perdita per tutta la nazione” (Dawn 16 dicembre 2014).

2. MASSACRO PREMEDITATO – Muhammad Khorasani, portavoce del TTP ha rivendicato l’attentato. Secondo le parole di Khorasani i terroristi avrebbero scelto di colpire la scuola militare di Peshawar per reazione all’operazione militare in corso nel Nord Waziristan, chiamata Zarb-i-Azb. Secondo le parole dei talebani molte delle loro famiglie e dei loro figli sono state colpiti durante le operazioni militari dell’esercito in corso nelle aree tribali. “Volevamo infliggere lo stesso dolore” ha dichiarato il portavoce del TTP. L’operazione messa in atto dall’esercito, chiamata Zarbi-i- Azb, ha preso il via a luglio di questo anno, infliggendo un durissimo colpo alle roccaforti talebane situate ai confini con l’Afghanistan.  Dopo la rivendicazione dei terroristi il Primo Ministro Nawaz Sharif ha dichiarato che l’operazione in corso nelle regioni del nord ovest del Pakistan non si fermerĂ  ma che, al contrario, continuerĂ  con piĂą determinazione e forza.

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Fig.1: La forze di sicurezza pakistane durante l’assedio alla scuola

3. “UN ATTO DISUMANO” – Queste le parole di Imarn Khan (leader del partito pakistano Pakistan Tehreek e-Insaf), cui sono seguite le reazioni di sdegno e di condanna di tutti i capi di stato mondiali a partire dal Presidente Americano Barak Obama, che ha definito l’attacco di Peshawar come un atto terroristico depravato e di Narendra Modi, Primo Ministro indiano che ha parlato di “atto di indicibile brutalità”. Peshawar è oggi una cittĂ  sotto shock, che, seppur abituata a convivere con atti di terrorismo, è stata colpita al cuore da un attacco di una violenza inaudita. Nell’ultimo anno i talebani hanno messo a segno decine di attacchi, dimostrando che sebbene il Governo pakistano abbia attuato strategie e politiche di repressione nei confronti dei terroristi, la situazione, nelle aree tribali, rimane di fatto ancora critica. Molti feriti sono stati trasportati al Lady Reading Hospital, l’ospedale pubblico cittadino e la popolazione di Peshawar e l’intero Pakistan  si sono stretti  intorno al dolore delle famiglie colpite da questa tragedia. Lo staff e gli studenti  dell’UniversitĂ  di Peshawar si sono mobilitati per aiutare le persone ferite e donare sangue a coloro che ne avevano bisogno, dimostrando come il popolo pakistano ha condannato duramente l’attacco di questo martedì nero e che, nonostante la violenza ed il sangue versato, è pronto a non arrendersi davanti a tanta crudeltĂ .

Barbara Gallo

[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą L’Agenzia ANSA ha pubblicato una photogallery dell’accaduto. Le immagini potrebbero urtare la vostra sensibilitĂ .[/box]

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Barbara Gallo
Barbara Gallo

Ha conseguito la Laurea in Sociologia con una Tesi sulle donne afghane. E ciò non ha fatto che aumentare la sua passione e il suo amore per quelle terre belle e selvagge e per quelle popolazioni fiere e coraggiose. Collabora con Archivio Disarmo perché sogna la pace e con la Fondazione Pangea perché sogna un futuro migliore per le donne. Attualmente vive e lavora come giornalista pubblicista a Roma.

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