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Il Pakistan e la partita strategica nel nord-Waziristan

Il Pakistan commemora le vittime del feroce attentato alla scuola militare di Peshawar, ma oltre al dolore è anche il tempo della riflessione e delle risposte politiche a tanta brutalità, cercando di capire le origini ed i motivi dell’attacco terroristico del TTP (Tehrik-e-Taliban Pakistan)

DOPO LO SDEGNO LA RIFLESSIONE – A 48 ore dalla carneficina avvenuta nella scuola militare di Peshawar, che ha lasciato dietro di sĂ© sgomento, indignazione e 142 morti, di cui 132 bambini, il mondo è venuto a scontrarsi con la realtĂ  della vita degli abitanti di questa cittĂ  di frontiera sempre in bilico tra la violenza dei gruppi armati e l’ostinazione di chi non si piega al potere dei talebani. I riflettori sono sempre stati puntati su Paesi come l’Afghanistan o, negli ultimi anni sulla Siria e l’ Iraq, dimenticando, o peggio, sottovalutando il peso strategico di un Paese come il Pakistan, che rappresenta, in realtĂ , il nodo geopolitico cruciale per la stabilizzazione di tutta la regione del sub continente asiatico. La partita piĂą importante per la lotta al terrorismo di matrice islamica si svolge infatti lungo il confine tra Pakistan ed Afghanistan, proprio in quelle aree tribali dove i talebani, grazie all’appoggio dei clan pasthun della zona, dettano legge e ordiscono attacchi terroristici in tutto il Paese.

LE OPERAZIONI MILITARI DI ISLAMABAD – La violenza e la ferocia dell’attacco di ieri non nascono per caso, ma hanno origine da un piano premeditato di vendetta ai danni del Governo di Islamabad, colpevole di avere dato vita ad una vasta operazione militare nel Nord Waziristan. L’operazione  Zarb-i-Azb nasce dopo il fallimento di una serie di negoziati del Governo con i leader talebani che avevano l’obiettivo di iniziare un processo di pace che in grado di condurre il Paese ad una maggiore stabilitĂ  politica.
Da luglio ad oggi l’esercito pakistano ha messo a segno, in quella regione montuosa del Pakistan, numerosi successi militari che hanno portato all’uccisione di molti dei leader del Tehrik-e-Taliban Pakistan, nome sotto il quale, nel 2007, si sono riuniti i maggiori gruppi di talebani pakistani. Anche se l’acronimo TTP risulta essere di gran lunga meno famoso del famigerato ISIS, ciò non vuole dire che siano meno attivi o che non abbiano messo a punto attacchi terroristi devastanti. Non va infatti dimenticato il gravissimo attentato in una Chiesa di Peshawar nel settembre 2013 che ha provocato la morte di 85 persone, quello all’aeroporto di Karachi nel giugno di questo anno, 13 morti e l’agguato al checkpoint paramilitare a Wagah, ai confini con l’India nel novembre scorso, che ha causato 60 morti. E’ notizia di questa mattina che i talebani del TTP, dopo la rivendicazione dell’attacco di Peshawar, abbiano annunciato futuri attentati in tutto il Pakistan.

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LA REAZIONE DI ISLAMBAD  – La dura risposta del Governo di Islamabad non si è fatta attendere, e questa mattina il Primo Ministro Nawaz Sharif ha incontrato i maggiori esponenti pakistani per mettere a punto una strategia politica comune per chiudere definitivamente la partita con i talebani. La via di una strada diplomatica a questo punto sembra non piĂą percorribile, tanto che Sharif ha giĂ  annunciato la fine della moratoria sulla pena di morte per i casi di terrorismo che era entrata in vigore nel 2008 e ha ribadito, anche quest’oggi che l’operazione militare contro i terroristi in Nord Waziristan non si concluderĂ  fino alla cattura e l’uccisione di tutti i terroristi.

11 SETTEMBRE PAKISTANO – “E’ il nostro 11 settembre”, così l’Express Tribune, uno dei piĂą importanti quotidiani pakistani ha commemorato il tragico evento di ieri. Il Pakistan, con i suoi 180 milioni di abitanti è in lutto, ma nonostante il comprensibile dolore non deve essere dimenticato quanto il “Paese dei Puri” rivesta, oggi, piĂą che mai, un ruolo determinante negli equilibri strategici di tutta l’Area. L’Afghanistan, la stabilitĂ  politica del Pakistan e quella del suo eterno rivale l’India, saranno tra le future e piĂą urgenti questioni geopolitiche che influenzeranno inevitabilmente gli equilibri non solo dell’Asia, ma di tutto il mondo. Ma il Pakistan ha ancora gravi problemi che deve affrontare e risolvere risultando tra i Paesi piĂą pericolosi al mondo (dopo Iraq ed Afghanistan), con il flagello del terrorismo di matrice islamica che non riesce ad essere nĂ© contenuto, nĂ© sconfitto, con un’economia stagnante ed un tasso di alfabetizzazione tra i piĂą bassi al mondo. Preoccupazione ulteriore desta l’arsenale nucleare, sempre piĂą difficile da tenere al sicuro.
Sarà difficile che il Governo di Islamabad sia in grado, da solo, di risolvere così tante questioni sociali e politiche, ma è plausibile ed auspicabile che la comunità internazionale, dopo lo sgomento e lo shock di questi giorni, metta in campo strategie concrete per contribuire a cambiare il destino del Pakistan e per porre le basi di un futuro di pace oggi ancora troppo lontano.

Barbara Gallo

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Foto: Jordi Bernabeu

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Barbara Gallo
Barbara Gallo

Ha conseguito la Laurea in Sociologia con una Tesi sulle donne afghane. E ciò non ha fatto che aumentare la sua passione e il suo amore per quelle terre belle e selvagge e per quelle popolazioni fiere e coraggiose. Collabora con Archivio Disarmo perché sogna la pace e con la Fondazione Pangea perché sogna un futuro migliore per le donne. Attualmente vive e lavora come giornalista pubblicista a Roma.

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