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Il solito ‘magna magna’?

“Una vergona nazionale”: così il primo ministro indiano Manmohan Singh ha definito lo scorso gennaio i livelli di diffusione della malnutrizione tra i bambini indiani resi noti da una recente inchiesta condotta nel paese. Un’affermazione, quest’ultima, che mette in primo piano una grave debolezza dell’India in un periodo in cui si discute in parlamento di fare del diritto al cibo un diritto costituzionale. Ma dietro alle azioni per garantire una corretta nutrizione per tutti si celano anche calcoli di tipo politico

HUNGaMA (Hunger and Malnutrition) – Sarebbe potuta restare una delle tante ricerche sulla situazione della malnutrizione in India, il rapporto HUNGaMA presentato lo scorso 20 gennaio, se non fosse stato per le dichiarazioni di Manmohan Singh. Non solo il primo ministro ha espresso la propria preoccupazione per i dati emersi da tale inchiesta, ma è andato oltre sottolineando come la salute dell’economia e della società dell’India dipendano dalla salute stessa delle giovani generazioni. Promossa dalla Citizens’ Alliance against Malnutrition e coordinata dalla Fondazione Naandi, l’inchiesta è stata condotta in 112 distretti rurali in 9 stati e che ha coinvolto più di 100mila bambini e 75mila madri: un esercizio, questo, volto a fornire nuovi dati e informazioni sullo stato di salute dei bambini indiani, identificare i fattori principali che causano la malnutrizione e a proporre delle soluzioni.  Ciò che ne è emerso non fa altro che confermare una situazione preoccupante già denunciata da diversi attori che si occupano di malnutrizione nel paese: il 42% dei bambini è risultato essere malnutrito e il 59% soffre di rachitismo. Tale situazione è non solo strettamente legata alla situazione economica delle famiglie, ma anche al livello d’istruzione delle madri: il 92% ha dichiarato di non avere mai sentito la parola “malnutrizione”. Nonostante il fatto che si sia registrata una diminuzione rispetto al 2004 quando il 53% risultava essere malnutrito, i risultati restano preoccupanti. Le dichiarazioni di Singh mettono in luce come tale situazione minacci la salute stessa del paese e possa avere un impatto sulle generazioni che nei prossimi decenni guideranno il paese: la malnutrizione causa ritardi sullo sviluppo sia fisico sia mentale, e se si pensa alle cifre proposte da HUNGaMA, l’impatto che ciò può avere sulle future generazioni indiane è evidente. Tale situazione non è solo un grave problema, ma una vera “vergogna nazionale”. Singh ha anche riconosciuto che si tratta di un tasso inaccettabilmente alto rispetto alla crescita del PIL indiano degli ultimi anni.

DIRITTO AL CIBO PER TUTTI? – La pubblicazione del rapporto e le dichiarazioni di Singh arrivano proprio in un periodo in cui in India in parlamento si discute di diritto al cibo. Il Food Security Bill aspira a garantire ai più poveri del paese un minimo di cereali a basso costo al giorno: la nuova legge non solo vuole aumentare le persone che già attualmente hanno diritto ai sussidi, che potrebbero raggiungere la soglia del 75% della popolazione rurale e del 50% di quella urbana, ma vuole anche fare del diritto al cibo, un diritto costituzionalmente sancito. Se a priori la necessità di riconoscere tale diritto e di fare in modo che lo stato possa garantirlo non dovrebbe far sorgere alcun dubbio, le polemiche invece non mancano. In primo luogo discussioni essenzialmente politiche: promossa e fortemente voluta dalla famiglia Gandhi, dal presidente del Partito del Congresso Indiano Sonia e dal figlio Rahul, l’approvazione di questa legge è vista da molti come una manovra politica da parte del partito del Congresso per aumentare la propria popolarità in vista delle elezioni legislative che si terranno quest’anno in diversi stati indiani, e in vista delle elezioni generali del 2014. Lo scrutinio è già in corso, tra gli altri, nell’Uttar Pradesh, il più povero ma anche il più popoloso stato dell’India: una vittoria in questo stato, rappresenterebbe un vantaggio importante per il partito del Congresso, anche per le elezioni del 2014. Le discussioni, però, non si limitano alla scelta di mettere in primo piano la nuova legge proprio in questo momento, ma sono dirette anche al costo di tale manovra e al suo peso per le finanze dello stato: per l’anno fiscale che si termina a marzo, il deficit fiscale indiano potrebbe raggiungere il 5,5%, superando ampiamente il target del 4,6% previsto dal Governo. Tale situazione è dovuta soprattutto al rallentamento che ha subito la crescita indiana e alla conseguente diminuzione delle entrate: prevista intorno al 9%, la crescita del Prodotto Interno Lordo sembra raggiungerà a mala pena il 7%. Il costo per le finanze dello stato dell’implementazione di tale manovra in un paese di 1,2 miliardi di abitanti non può essere ignorato. Le discussioni si concentrano non solo sul costo della manovra, ma anche sulla disponibilità stessa di cereali nel paese: per garantire l’accesso a tali quantità a basso prezzo, un grande investimento, infatti, dovrà essere fatto anche per sviluppare la produttività agricola nazionale.

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SOLO UN PRIMO PASSO – Secondo quanto previsto dalla legge, i cereali saranno distribuiti tramite il Sistema di Distribuzione Pubblica (Public Distribution System, PDS), già oggetto di forti critiche per l’alto livello di corruzione che lo caratterizza. Le discussioni sull’efficacia del Food Security Bill nel combattere la fame si collega strettamente anche alle critiche verso questo sistema, che dato il suo livello di corruzione, non garantisce che le persone che hanno diritto a ricevere il cibo lo ricevano veramente. L’implementazione di questa nuova legge dovrebbe essere accompagnata anche da misure che possano risolvere le inefficienze di questo sistema. Pur riconoscendo la volontà di affrontare un problema importante per l’India come la fame e la malnutrizione, secondo molti questa legge rappresenta solo un primo passo in questa direzione: oltre al fatto che molti problemi legati all’implementazione della legge restano ancora irrisolti, la legge non prende in considerazione in modo integrato altri elementi che, oltre all’insicurezza alimentare, sono alla base della situazione nutrizionale del paese: tra questi, l’educazione e la salute delle madri, l’accesso all’acqua potabile e all’igiene, fattori sui quali lo stesso primo ministro Singh ha messo l’accento durante la presentazione del rapporto HUNGaMA.

Valentina Origoni [email protected]

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Valentina Origoni
Valentina Origoni

Laureata in Relazioni Internazionali a Bologna, lavoro da diversi anni nella cooperazione internazionale allo sviluppo e, in particolare, su progetti di aiuto umanitario in Asia, per organizzazioni non governative e per l’ONU. Sono appassionata di relazioni internazionali e geopolitica, e, in seguito alle mie missioni in paesi molto vulnerabili al cambiamento climatico, mi interesso alle questioni legate al riscaldamento globale e alle negoziazioni internazionali.

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