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Il test nucleare della Corea del Nord

In 3 sorsi La Corea del Nord ha dichiarato di aver effettuato un test termonucleare. Se la notizia fosse confermata, il Paese entrerebbe nel ristretto club di Stati in possesso di questa tecnologica. Un approfondimento della questione.

1. I FATTI – La giornata di mercoledì 6 gennaio si è aperta con la notizia del test nucleare nordcoreano. Alle 10:00 locali (le 2:30 italiane), sono state rilevate attività sismiche inusuali nel Nord-Est del paese, precisamente nelle vicinanze di Punggye-ri, località già nota come uno dei siti delle attività nucleari di Pyongyang. I sospetti sulla natura artificiale del fenomeno sismico e conseguentemente su di un avvenuto test sono stati confermati ore dopo in un annuncio televisivo fatto dalle autorità. L’annuncio ha affermato che: “Il primo test di una bomba all’idrogeno è stato condotto con successo”. Il test, sotterraneo, è il quarto dal 2006, anno in cui venne condotto il primo. La ragione ufficiale addotta da Pyongyang a giustificazione del proprio programma nucleare è la necessità della Repubblica Popolare di essere in grado di difendersi da sola dalla minaccia statunitense.

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Fig. 1 – Le onde sismiche probabilmente provocate dal test nucleare della Corea del Nord

2. È VERAMENTE UNA BOMBA H? – L’annuncio del test e dell’acquisizione di capacità termonucleari hanno destato scetticismo, dato che l’evento costituirebbe un considerevole salto di qualità del programma nordcoreano. L’energia rilasciata dall’esplosione ha causato un terremoto di magnitudine 5.1, secondo quanto registrato dai sismografi del U.S. Geological Survey. Pareri preliminari di esperti affermano che per trattarsi di un ordigno all’idrogeno (un ordigno termonucleare) l’energia dell’esplosione è stata troppo bassa. La realtà dei fatti potrebbe essere che nelle dichiarazioni del regime si nasconde una mezza verità. Potrebbe infatti trattarsi di un ordigno a fissione che sfrutta tuttavia il boosting (thermonuclear boosted fission weapon). Una bomba nucleare costruita secondo tale design incorpora al suo interno combustibile termonucleare (deuterio, trizio, isotopi dell’idrogeno, o litio-6, un isotopo del litio), solitamente all’interno del materiale fissile che, con la propria fissione, causa la fusione del combustibile, la quale a sua volta sprigiona neutroni veloci che permettono una più efficiente fissione del materiale fissile circostante. Un tale ordigno presenta dunque caratteristiche termonucleari (bomba all’idrogeno), sebbene il processo di fusione sia utilizzato al fine di una più efficiente fissione. Qualora la Corea del Nord avesse detonato questa tipologia di ordigno, si tratterebbe dunque di una bomba a fissione e non di una “bomba all’idrogeno” propriamente detta.

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Fig. 2 – Missile balistico della classe Taepodong della Corea del Nord

3. QUALI CONSEGUENZE? – Anche qualora si fosse trattato di un test di un ordigno termonucleare, le conseguenze che da una tale capacità possono derivare non sono immediate. La capacità di produrre un ordigno non implica la capacità di impiegarlo. Per utilizzare un utile paragone, il pacco che si intende spedire non potrà essere spedito in assenza di un postino. In tal caso l’utilità di un ordigno termonucleare sarebbe assai ben minore. E’ perciò naturale che di fronte a tali notizie l’attenzione si sposti velocemente sulle capacità missilistiche del Paese Eremita. Le capacità missilistiche nordcoreane sono di difficile valutazione, ma per quanto lenti i progressi possano avvenire è ben chiara la determinazione di Pyongyang. L’acquisizione di missili intercontinentali (ICBMs) e lanciati da sottomarini (SLBMs) sarebbero notizie preoccupanti e la stabilità del teatro dell’Asia orientale sarebbe ancor più precaria. Ancora, il possesso di tali capacità non comporta in automatico la loro dotazione di testate nucleari, in quanto per fare ciò è necessario procedere attraverso la miniaturizzazione delle testate così che siano compatibili con il design del vettore (una sfida non semplice). L’incognita ulteriore rimane l’affidabilità dei sistemi. Tuttavia, l’incertezza obbliga comunque all’interessamento nelle vicende, specie se si considera che la proliferazione delle capacità missilistiche globalizza la minaccia posta da un Paese e può così portare una crisi da scala regionale a scala globale.

Matteo Zerini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Come affermato nell’articolo i test nucleari condotti dalla Corea del Nord sino a questo momento sono 4. Il primo è avvenuto nel 2006, mentre il secondo ed il terzo sono avvenuti nel 2009 e 2013 rispettivamente. Ai test sono seguite condanne della comunità internazionale e sanzioni al Paese. I test missilistici sono avvenuti invece nel 2006, 2009, aprile e dicembre 2012 e maggio 2015. Il successo della maggior parte di questi lanci è stato messo in discussione, sebbene il lancio di dicembre 2012 sembra sia riuscito a portare un satellite in orbita.[/box]

Foto: (stephan)

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Matteo Zerini
Matteo Zerini

Laureato magistrale in Relazioni Internazionali presso la Statale di Milano, frequento ora il master Science & Security presso il King’s College di Londra. Mi interesso soprattutto di quanto avviene in Europa orientale, Russia in particolare, e di disarmo e proliferazione, specie delle armi di distruzione di massa.

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