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Rallentamento o ristrutturazione? I numeri dell’economia cinese

Comprendere la Cina – Pechino è impegnata da un po’di tempo nella gestione di una delicata transizione della propria economia. Da un sistema essenzialmente manifatturiero, ad una produzione caratterizzata da innovazione e tecnologie pulite. La crescita rimarrà elevata?

UN PASSO INDIETRO… – Qualche anno fa, nel 2012, in un articolo per Agichina24 su “Fallacia neoliberale e previsioni sballate sulla Cina” scrivevo: “Alcuni analisti sostengono che la crescita cinese potrebbe contrarsi bruscamente nel giro di pochi anni, dal 10 al 3 per cento, in ragione della crisi occidentale e della relativa caduta dei consumi. È tuttavia utile far notare che la dipendenza del PIL cinese dall’export sta diminuendo costantemente (in pochi anni si è passati dal 40 al 20 per cento) senza che i ritmi di crescita siano stati intaccati in modo significativo. Anzi, si può ragionevolmente prevedere una continuità dello sviluppo cinese, anche con un Occidente in stagnazione …”.
Oggi posso confermare, dati alla mano, ciò che vado sostenendo da tempo sulla base di una costante analisi delle dinamiche cinesi e delle loro relazioni con il resto del mondo. È indubbio che gli effetti prolungati della crisi globale, originatasi almeno dieci anni fa in Occidente, si siano fatti sentire anche in Cina, ove a seconda delle realtà territoriali prese in considerazione vi sono stati effetti anche pesanti a seguito della crisi occidentale. Benché non così drammatici come spesso paventato per amor di sensazionalismo giornalistico e/o faziosità politica. Chi sostiene ad esempio che i media cinesi nasconderebbero le ripercussioni della crisi occidentale in Cina (le linee politiche sui media indicate sotto la presidenza di Xi Jinping sono spesso commentate negativamente, senza mai approfondire né contestualizzare) non si è mai preso la briga di seguire i media cinesi che trasmettono anche in lingua inglese. Ci sono molti esempi al riguardo che dimostrano l’esistenza di un giornalismo di inchiesta critico, che presenta approfonditamente i problemi economici che stanno affrontando alcune aree del Paese. Penso, solo per fare un esempio, a un servizio della CCTV News del 2015 sui problemi rinvenibili in importanti città e aree industriali della provincia del Liaoning, oppure ad alcuni articoli del People’s Daily molto attenti a sottolineare costantemente le maggiori criticità del sistema cinese e gli effetti della stagnazione occidentale. Ciò detto, benché vi siano ovviamente criticità e sfide aperte nel percorso cinese del XXI secolo, i dati ufficiali sull’economia cinese al 2015 restituiscono un quadro caratterizzato da numerose tendenze al miglioramento.

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Fig. 1 – Due operai cinesi sembrano chiedersi in che direzione andrà l’economia

PIL, REDDITO, LAVORO… – L’economia mantiene una crescita a ritmi medio-alti: nel 2015 il Paese è cresciuto del 6,9%, una cifra conforme alle previsioni e comunque tra le prime al mondo. Tra le cosiddette “economie sviluppate”, il tasso di crescita degli USA non supera il 3%, mentre in Europa e in Giappone questo oscilla intorno all’1%. Tra le “economie emergenti”, il Brasile e la Russia hanno realizzato tassi di crescita negativi, mentre l’economia sudafricana cresce soltanto del 2% circa. Quanto all’India, nonostante cresca di oltre il 6% annuo, il suo prodotto interno lordo non supera la quinta parte dell’economia cinese. Stando ai dati, il PIL cinese ha superato i diecimila miliardi di dollari, ovvero un valore dieci volte maggiore rispetto a venticinque anni fa, con una crescita annua intorno a 630 miliardi di dollari. Sempre nello stesso anno, il reddito medio disponibile è cresciuto del 7,4% e i depositi bancari dell’8,5%, mentre sono stati creati 13 milioni di nuovi posti di lavoro, conseguendo in anticipo gli obiettivi del piano strategico quinquennale. Infine la disoccupazione (5,1%) e l’inflazione (1,4%) sono rimaste sotto controllo e l’assicurazione medica di base è arrivata a coprire il 95% della popolazione urbana e rurale.
Peraltro, lo sviluppo economico appare maggiormente coordinato su base regionale: la regione centro-occidentale è cresciuta del 3% in più rispetto a quella orientale.

INNOVAZIONE, E-COMMERCE ED EFFICIENZA ENERGETICA – Il valore aggiunto dell’industria ad alto contenuto tecnologico ha fatto registrare un +10,2% rispetto all’anno precedente (valore superiore rispetto alle industrie tradizionali), mentre il commercio online è cresciuto del 30%. La produzione di automobili elettriche è aumentata di 1,6 volte e quella di robot industriali del 42%. In generale, il ruolo del progresso tecnologico e dell’attività di ricerca e sviluppo stanno contribuendo significativamente alla trasformazione e diversificazione strutturale dell’economia cinese. Il settore terziario ammonta al 50,5% del PIL, dieci punti percentuali in più rispetto al secondario, ed il ruolo trainante del consumo è sempre più forte (oltre il 60% del PIL è riconducibile ad esso).
Si sono registrati progressi anche sul fronte dello sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio. Nel 2015 il consumo di energia per unità di PIL prodotta è diminuito del 5,6%. In cinque anni il risparmio energetico è equivalso a 6,7 miliardi di tonnellate di carbone, con una riduzione del 19,71% dei consumi, superando l’obiettivo del 16% posto dal XII piano quinquennale. Si è registrata inoltre una notevole diminuzione delle emissioni dei quattro principali inquinanti (le emissioni da COD, ammoniaca, diossido di zolfo e ossidi di azoto), contribuendo al ridimensionamento delle piogge acide, tornate ai livelli degli anni Novanta del secolo scorso, e al miglioramento progressivo delle condizioni ambientali dei principali corsi d’acqua.
Il confronto a livello internazionale è altrettanto emblematico dei progressi cinesi in quest’ambito. Recenti rapporti internazionali dimostrano la leadership mondiale della Cina nella produzione di energia da fonti rinnovabili (escludendo l’idroelettrico), nell’eolico come nel solare.

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Fig. 2 – Il colosso dell’hi-tech Huawei è attivo anche in Italia

NUOVE TENDENZE E ORIENTAMENTI – La promozione delle startup e il ri-orientamento delle politiche economiche hanno sostenuto l’aumento del numero delle imprese registrate (cresciuto mediamente di dodicimila unità al giorno) e l’avvio della realizzazione del progetto “One Belt, One Road” (la Cintura economica della Via della Seta e la Via della Seta marittima del Ventunesimo Secolo). Nel 2015, gli investimenti in Cina dei Paesi coinvolti nel progetto sono aumentati del 25,3%, mentre, allo stesso tempo, la Cina effettuava in questi Paesi investimenti per un valore di 14,82 miliardi di dollari, con una crescita relativa del 18,2%. Grandi e significativi progetti, come il corridoio economico sino-pakistano e la ferrovia Budapest-Belgrado, cominciano a vedere la luce. Per non parlare della ferrovia ad alta velocità Mosca-Kazan attraverso il Kazakistan (sezione di quello che sarà il collegamento ad alta velocità Mosca-Beijing) e del ponte ferroviario sul fiume Amur in Cina. “Nel contesto del più ampio progetto multi-miliardario di infrastrutture, della nuova Via della Seta, i due progetti sono collegamenti vitali nel creare il centro economico mondiale di crescita per almeno il prossimo secolo”.
Molte le novità anche nei rapporti tra Italia e Cina. Fatti come l’apertura a Milano di un centro di ricerca e sviluppo sulle micro-onde da parte del gruppo Huawei e di un centro di ricerca e sviluppo del gruppo Foton Lovol rientrano tra gli esempi significativi di cooperazione mutuamente vantaggiosa. L’acquisto di una quota del gruppo Pirelli per 7,1 miliardi di euro da parte del gruppo ChemChina rappresenta la maggiore operazione all’estero da parte cinese negli ultimi anni. In futuro, sempre più investimenti, tecnologie e macchinari cinesi affluiranno sul mercato internazionale e la Cina intensificherà la propria cooperazione commerciale con gli altri paesi del mondo, compresa l’Italia.

CONCLUSIONI – In conclusione, lo sviluppo dell’economia cinese è entrato in una «nuova normalità», ovvero, nel mezzo di un inevitabile processo di sviluppo verso un modello di più alto livello. Nel corso del quinto Plenum del XVIII Comitato Centrale, il Partito Comunista Cinese ha proposto una nuova idea di sviluppo centrata su innovazione, sviluppo sostenibile e condivisione, che dovrà essere implementata nel periodo del XIII Piano quinquennale. Secondo il Presidente Xi Jinping, tenere in pugno l’innovazione vuol dire «tenere per il naso» il bue che traina lo sviluppo economico generale. La Cina non smetterà di promuovere l’innovazione a tutti i livelli (teorico, istituzionale, tecnologico e culturale), facendo in modo che questa divenga la cifra di tutta la società.

Fabio Massimo Parenti

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Potete rileggere qui gli articoli della nostra rubrica “Comprendere la Cina“. [/box]

 

Foto di copertina di tonynetone pubblicata con licenza Attribution License

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Fabio Massimo Parenti
Fabio Massimo Parenti

Ho avuto la fortuna di nascere a Roma, dove vivo da quasi 40 anni. Nel corso del tempo l’amore per la mia città si è esteso ad altri luoghi e paesi, come il Vietnam e la Cina. L’impegno e la passione costante per lo studio – insieme al fondamentale sostegno della mia compagna Ferdinanda e, più recentemente, dei nostri meravigliosi figli, Priscilla e Diego – mi hanno sempre accompagnato nel percorso scientifico-professionale. Oggi Professore associato in Geografia, sono laureato in Geografia all’Università la “Sapienza”, ho acquisito i titoli di Dottore di ricerca in Geopolitica e Geoeconomia all’Università di Trieste, di cultore della materia in Geografia Politica all’Università del Molise e di Affiliate Lecturer al Marist College di New York.

Attualmente insegno The Global Political Economy, Globalization, Global Financial Markets, China’s Development e War and Media presso l’Italian International Institute “Lorenzo de ‘Medici” e tengo lezioni e seminari presso varie sedi accademiche e istituzionali. Infine, borse di studio post-laurea e progetti di ricerca nazionali hanno arricchito le mie esperienze di ricerca su tematiche di geografia economico-politica e geopolitica.

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