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Transnistria: un’altra area di crisi in Europa

In 3 sorsi – Negli ultimi mesi lo scontro politico tra Russia e Ucraina ha portato alla ribalta mediatica una regione poco conosciuta: la Transnistria. Analizziamo brevemente qual è la situazione storico-politica di questo piccolo lembo di terra

1. QUAL È IL PERCORSO STORICO DELLA TRANSNISTRIA? – La Transnistria è una regione di circa 3500 chilometri quadrati situata tra Ucraina e Moldavia, dichiaratasi indipendente da quest’ultima il 25 agosto 1991 e a oggi non ancora riconosciuta internazionalmente (eccetto che dall’Abcasia e dall’Ossezia del Sud). Un primo tentativo di mediazione si ebbe tra OSCE, Russia ed Ucraina nel 2003, quando fu approvata un’organizzazione federale della Moldavia che includeva la stessa regione autoproclamatosi indipendente e prevedeva una larga concessione di poteri. A causa del mancato accordo definitivo del 2003 tra Russia, UE ed USA la questione rimase irrisolta e peggiorò nuovamente nel 2004, quando le autorità della Transnistria chiusero con la forza 6 scuole che insegnavano il moldavo (circa 1 bambino su 8 è educato in lingua moldava). L’anno successivo il Governo ucraino di Viktor Juščenko propose un piano composto da sette punti, secondo cui l’indipendenza definitiva della Transnistria doveva arrivare tramite un negoziato stabile e libere elezioni. Il mancato accordo tra Russia-UE-USA-Ucraina sul suddetto piano ha portato l’Ucraina a un dietrofront riguardo alcune misure di apertura prese in precedenza, portandola a introdurre, in accordo con la Moldavia, una sorta di blocco commerciale nei confronti della regione separatista.

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Fig. 1 – La mappa della Transnistria, stretta fra Moldavia e Ucraina

2. QUANTO INFLUISCE INDIRETTAMENTE LA CRISI UCRAINA IN TRANSNISTRIA? – Il 21 maggio 2015, il Parlamento ucraino ha approvato una legge che ha interrotto cinque accordi di cooperazione con la Russia, tra cui quello relativo al transito militare russo da e verso la Transnistria: questa decisione, collegata ad altre similari prese negli anni precedenti dal governo Moldavo, implica l’impossibilità di movimento e di ricezione di aiuti per i militari russi presenti in Transnistria posti a difesa di un deposito di munizioni russo. Inoltre, dai primi giorni di giugno, il Governo ucraino sta ammassando truppe sul confine con la Transnistria; la suddetta decisione contribuisce a destabilizzare l’area e fa seguito a quella che, nei mesi scorsi, ha previsto, tra l’altro, la nomina di Saakashvili (ex Presidente georgiano responsabile del conflitto tra Georgia e Russia nel 2008) a governatore della Regione ucraina di Odessa (la quale confina con la Transnistria). La risposta della Russia, immediata, è arrivata per bocca del vice-presidente della Duma, il quale ha dichiarato che se le forze russe presenti in Transnistria venissero attaccate ciò rappresenterebbe un atto di guerra nei confronti della Russia stessa.

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Fig. 2 – Un’immagine di Tiraspol, capitale della Transnistria

3. QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO? – Il Governo di Kiev teme che l’arsenale militare presente in Transnistria possa divenire un supporto utile ai ribelli filo-russi nei confronti della regione di Odessa: di conseguenza il controllo o la neutralizzazione di tale arsenale potrebbe divenire un’ipotesi più che concreta per Kiev, così da utilizzarlo contemporaneamente come minaccia nei confronti della Transnistria stessa e opportunità militare difensiva per la regione di Odessa. Ecco quindi che l’interruzione degli accordi di transito militare per i russi potrebbe divenire, in tal senso, un tentativo “formale” di isolare l’area dalla Russia e di mostrare l’Ucraina stessa come potenziale vittima agli occhi del mondo in caso di reazione militare russa. Il perdurare dell’isolamento permanente della Transnistria alimenterebbe l’instabilità nella regione: l’emarginazione crescente, associata alla crisi economica, sta già favorendo un alto livello di malcontento sociale. A causa della composizione demografica mista di moldavi, russofoni ed ucrainofoni, potrebbero verificarsi interferenze esterne con l’intenzione di manipolare una base elettorale russo-ucraina (zoccolo duro della forza del Governo) durante le elezioni del Soviet supremo previste per il prossimo novembre. Nonostante l’efficiente sistema informativo del Comitato per la Sicurezza, eventuali infiltrazioni di movimenti ultranazionalisti simili a quelli che sono stati protagonisti nelle manifestazioni e ribellioni avvenute in Ucraina – e che poi hanno portato alla caduta dello stesso Governo tra il 2013 ed il 2014 -, diverrebbero un’ipotesi più che plausibile. Inoltre, il Governo ucraino potrebbe decidere un blocco energetico tramite taglio dell’erogazione di gas transitante nella stessa Ucraina (non esistono gasdotti che da Ovest possano rifornire la regione).

Giacomo Biscosi

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Un chicco in più 

La Transnistria ha dei grossi problemi legati al traffico di droga: per ridurre il narcotraffico sono stati avviati dei corsi di addestramento nell’UE con l’aiuto di EUBAM e OSCE, e sono stati modernizzati i servizi doganali dello Stato. Inoltre è stato istituito un Ufficio specializzato per la lotta al traffico di droga. Grazie a questi controlli che sono attuati da anni, secondo i dati statistici forniti dall’OSCE, nella prima metà del 2014 la quantità di violazioni doganali è diminuita del 28% rispetto alla prima metà del 2013. [/box]

Foto: sophest

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Giacomo Biscosi
Giacomo Biscosi

Classe 1992 e residente nella provincia di Pisa, studio presso la facoltà di scienze politiche Cesare Alfieri di Firenze con indirizzo studi politici. Dopo aver svolto un breve tirocinio presso uno degli uffici della presidenza della giunta regionale Toscana, sono prossimo a terminare il mio percorso di studi triennali. Appassionato della natura e dell’ambiente, nel tempo libero mi dedico allo studio ed all’analisi degli scenari che hanno come protagonista la Federazione Russa ed alcune aree ex-Urss.

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