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Brasile, la giustizia negata e gli affari della “cricca”

In 3 sorsi Le vicende giudiziarie che coinvolgono le grandi società come Odebrecht inficiano sulla qualità della democrazia e della giustizia in Brasile, all’interno di cui il ruolo di Michel Temer diviene sempre più influente

1. GIUSTIZIA, CHI CONTROLLA IL PARLAMENTO – Da quando ha assunto il ruolo di presidente il 12 maggio 2016, l’avvocato e politico Michel Temer ha costantemente rafforzato la propria influenza all’interno del sistema politico brasiliano. Il passo decisivo è estendere il proprio potere all’interno del Parlamento e della Corte Suprema, contesti in cui Temer ha già mosso passi importanti.
Il primo scenario da analizzare è quello parlamentare: fra il 31 gennaio e il 2 febbraio si sono svolte le elezioni delle nuovi autorità del Parlamento brasiliano, rinnovate ogni due anni.
La Camera dei Deputati ha visto uscire vincitore Rodrigo Maia, emerso dopo un iter elettorale complesso: a disputarsi la presidenza della Camera sono stati 6 candidati, di cui 4 facenti parte della compagine politica di Michel Temer. Membro del partito Demócratas (centrodestra), Maia risultava favorito anche per le simpatie che poteva riscuotere dall’esecutivo – che non ha mai parteggiato esplicitamente per nessun candidato -. La sua candidatura è rimasta in discussione fino al 1 febbraio, a causa della normativa interna che non consente la rielezione, a meno che non avvenga in maniera consecutiva.
La richiesta di invalidamento della candidatura, avanzata dalle altre forze politiche, è stata respinta dal Supremo Tribunal un’ora prima della chiusura delle liste dei candidati. Dal punto di vista della giustizia, la motivazione della sentenza di Celso de Mello è fondata sul fatto che Maia abbia ricoperto la carica di Presidente dopo la destituzione del deputato Cunha – lo scorso luglio – avvenuta a causa di un’accusa di corruzione a cui è susseguito un arresto, non completando dunque il periodo di due anni previsto per l’incarico.
Con l’elezione di Rodrigo Maia alla Camera dei Deputati e di Eunicio Oliveira – altro membro del PMDB – al Senato, Michel Temer ha rafforzato il proprio potere all’interno del sistema politico brasiliano, tramite il quale potrà portare avanti i suoi progetti economici più contestati. Il programma economico del Governo è stato delineato nuovamente tramite il messaggio alle Camere inviato appena concluse le elezioni, con la motivazione dell’apertura dell’anno legislativo. Michel Temer ha dichiarato di auspicare alla ripresa del percorso delle riforme “che il Paese necessita per riprendere l’inversione e l’occupazione, e assicurare le opportunità che tutti meritano“. Ha parlato anche di “porre fine al populismo fiscale“, facendo intendere come la spinta alle liberalizzazioni sia tutt’altro che conclusa. Insomma, il presidente pare davvero intenzionato ad occuparsi, direttamente o meno, di giustizia.

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Fig. 1 – Il presidente brasiliano Michel Temer.

2. IL SEGGIO VACANTE AL CONSIGLIO SUPREMO – Tolto il Parlamento controllato dalla maggioranza di Governo, l’unica forma di bilanciamento del potere esecutivo è attualmente rappresentato dal Supremo Tribunal Federal, all’interno di cui l’influenza dell’esecutivo rischia di rafforzarsi a danno della separazione dei poteri: Michel Temer, infatti, ha proposto come nuovo magistrato il proprio ministro della Giustizia Alexandre de Moraes. La decisione è stata indicata come una possibile sostituzione del giudice Teori Zavascki, morto in un incidente aereo il 19 gennaio mentre era responsabile del caso Petrobas. La nomina di de Moraes dovrà essere approvata dalla Commissione Costituzione e Giustizia del Senato e successivamente dalla stessa camera in seduta plenaria, in cui si trovano 12 indagati per vicende legate alla compagnia Petrobas su cui Zavascki indagava. Contrariamente alle aspettative di chi chiedeva un candidato prettamente “tecnico”, de Moraes è conosciuto come un giurista dalla linea particolarmente dura e dichiaratamente schierato a destra. Sebbene de Moraes sia legato al Partito della Socialdemocrazia Brasiliana (PSDB), il suo nome ha goduto anche dell’appoggio di Eduardo Cunha, lo stesso dirigente del Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB, il partito di Michel Temer) che ha perso la presidenza della Camera a seguito del suo arresto per presunta corruzione.

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Fig. 2 – Il momento dell’impeachment di Dilma Rousseff.

3. GIUSTIZIA, LA TANGENTOPOLI BRASILIANA –  Quanto emerge dalle vicende politiche appena delineate è che, in Brasile, la corruzione costituisca un autentico “quinto potere” all’interno degli equilibri nazionali e locali. Del resto, il 1 febbraio ha visto l’apertura dell’anno giudiziario con un forte monito da parte della Corte Suprema, che ha colto l’occasione per omaggiare la memoria del giudice Zavascki.
Il decano Celso de Mello ha elogiato la formazione giuridica del magistrato deceduto e ha sottolineato come egli fosse impegnato nella vicenda di corruzione più grave della storia brasiliana, toccando tanto il settore privato quanto la politica. Nel suo discorso, de Mello ha parlato di pratiche che “minano la sicurezza della società, debilitano le istituzioni, corrompono i valori della democrazia e minacciano la vera e propria stabilità dello stato democratico di diritto“. Il sostituto del giudice Zavascki verrà nominato dal tribunale fra nove dei dieci membri che hanno lasciato la corte – il presidente del collegio, Carmen Lucia Antunes, è esclusa a priori dall’eleggibilità. I casi di collusione fra mondo politico e criminalità sono fin troppo numerosi nel Paese latinoamericano, come dimostra la vicenda del tribunale elettorale di Rìo de Janeiro, il quale l’8 febbraio ha annullato il mandato del governatore Luiz Fernando Pezao per “abuso di potere economico e politico“. Il politico manterrà la carica fino alla decisione di un’autorità superiore, tuttavia rimane la gravità dell’accusa pendente sul membro del PMDB di Temer: concessione di aiuti finanziari ad imprese come ricompensa per il sostegno economico offerto nella campagna politica di Pezao, attraverso contratti da cifre milionarie, come affermato dal membro della corte Marco Couto.
Il Governatore ed il suo vice, Francisco Dornelles, hanno annunciato di voler presentare ricorso al Tribunal Superior Electoral, ossia il livello massimo di giurisdizione sulla faccenda – nel frattempo manterranno  il loro incarico -, tuttavia ciò che emerge dal caso politico e giudiziario è l’elemento da tenere maggiormente in considerazione: la corruzione, in Brasile, è al contempo strumento di potere e fondamento stesso del medesimo, in un sistema che fa della mancanza di un’effettiva separazione dei poteri – data anche la forte influenza del presidente sulla Corte Suprema, evidente ad esempio nel caso dell’estradizione di Cesare Battisti – un tassello fondamentale per favorire l’attecchimento della pratica clientelare.
Le riforme economiche annunciate da Michel Temer, volte ad avviare un forte processo di liberalizzazione, rischiano di aggravare la situazione accrescendo la forbice sociale fra ricchi e poveri che, unita al pesante ruolo della corruzione nella politica nazionale, provocherebbe un ulteriore distacco delle classi meno abbienti dalla partecipazione alla vita democratica. Il rischio, dunque, è che la politica brasiliana divenga sempre più un affare “di cricca”, piuttosto che la gestione efficiente della cosa pubblica.

Riccardo Antonucci

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Un chicco in più

Una questione spinosa nata a seguito dell’esplosione di arresti all’interno della politica brasiliana è quella della possibilità di giudicare i presidenti dei due rami del Parlamento durante il loro mandato. La proposta è stava avanzata dal PMDB, a cui sono legati sia il presidente della Camera che quello del  Senato.

Per un ulteriore approfondimento, clicca qui.

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Foto di copertina di Jordi Bernabeu rilasciata con licenza Attribution License

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Riccardo Antonucci
Riccardo Antonucci

Nato a Roma il 29 gennaio 1996. Laureato LUISS in Scienze Politiche in inglese, specializzato in Energy Policy Studies presso la Masaryk University di Brno. Sono il coordinatore del Programma Ambiente, promuovendo lo studio della geopolitica dell’energia e del clima a livello globale.

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