In 3 sorsi – Il Ministero dell’Ambiente e dell’Urbanizzazione ha dato il via libera alla costruzione di un secondo canale navigabile a ovest del Bosforo. Il Sindaco di Istanbul Imamoglu e l’opposizione parlano di disastro ecologico per questo ennesimo mega progetto firmato AKP.
1. KANAL ISTANBUL
A nord e a est della città di Istanbul, sul lato europeo, ci sono foreste incontaminate e riserve d’acqua che riforniscono la città fin dall’epoca romana. Per proteggere queste risorse naturali il partito Giustizia e Sviluppo (AKP) fece varare nel 2009 il piano regolatore della città , dove oltre a specificare che la metropoli non avrebbe superato i 16 milioni di abitanti, si decideva che le foreste e i bacini idrici non sarebbero stati toccati. Proprio nelle vicinanze di questi bacini idrici, però, Erdogan ha deciso nel 2011 di far nascere il suo “più grande sogno”: un canale navigabile alternativo al Bosforo. Il Kanal Istanbul collegherà Mar Nero e Mar di Marmara partendo da nord, attraversando il lago di Terkos, la diga di Sazlidere e infine il lago Küçükçekmece. Il collegamento taglierà la penisola cittadina per 45 chilometri di lunghezza, facendo della parte più densamente popolata della città e del suo centro storico un’isola a tutti gli effetti. Erdogan ritiene necessario il progetto per alleggerire la circolazione marittima su quello che è il canale più trafficato al mondo ed evitare così incidenti già avvenuti in passato. Per il Sindaco di Istanbul Imamoglu e per l’opposizione si tratta del più folle dei mega progetti, che porterà al completo dissesto ecologico e idrogeologico.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Abitanti di Istanbul protestano contro la costruzione del nuovo canale (12 gennaio 2020)
2. L’IMPATTO ECOLOGICO
Il progetto ha mobilitato Greenpeace, WWF e altre organizzazioni per la tutela ambientale, che lo hanno definito un “ecocidio” e si sono affrettate a fornire un quadro quanto mai preoccupante di quello che aspetta gli abitanti di Istanbul una volta realizzato il canale. Dove Erdogan parla di introiti sui passaggi per 1 miliardo di dollari l’anno e di 20mila posti di lavoro in piĂą, l’opposizione denuncia che 350 ettari di foresta saranno appianati e 4mila tonnellate di nitrato di ammonio saranno utilizzate per le 360 esplosioni necessarie a scavare il canale. L’immissione di acqua salata dal Mar Nero comprometterĂ le riserve idriche del lato europeo, fonti del 40% del fabbisogno cittadino e giĂ da anni sottoposte a un considerevole sforzo dovuto a diversi periodi di siccitĂ . Si prevede la scomparsa di numerose specie animali che vivono in questi ecosistemi, primi fra tutti i volatili che ogni anno migrano sul lago Küçükçekmece. Inoltre, il delicato sistema di correnti dello stretto del Bosforo sarĂ annientato dall’apertura di un’ulteriore via di immissione, che gli esperti annunciano determinerĂ non solo l’inquinamento del Mar di Marmara, ma anche la perdita totale di ossigeno delle sue acque, causando la distruzione della struttura ecologica marina. Vi sono poi preoccupazioni anche al punto di vista sismico: la cittĂ di Istanbul sorge su una faglia tettonica, e la trasformazione di un’enorme parte della metropoli in un’isola crea grosse sfide nel fronteggiare un’eventuale futura scossa.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Mustafa Colak, agente immobiliare, accanto a una vista aerea del progetto Kanal Istanbul che passerĂ per il suo villaggio (12 giugno 2018, Karaburun, Istanbul).
3. LA SPECULAZIONE EDILIZIA
Tra le accuse mosse dal consiglio della città di Istanbul ci sono anche le preoccupazioni dal punto di vista urbanistico. Il progetto prevede la costruzione di aree commerciali e residenziali esclusive che ospiteranno 500mila persone in quella che è attualmente un’area rurale con 1 milione di abitanti distribuiti tra villaggi, pascoli e appezzamenti agricoli. La speculazione edilizia è già cominciata: nel villaggio di Şamlar il valore di beni immobili è cresciuto di 28 volte, in altri villaggi si arriva a 70 volte il prezzo iniziale. Ad aver acquistato terreni nell’area c’è anche un’azienda collegata all’Emiro del Qatar, l’alleato principale della Turchia nel Golfo. Niente freni al boom edilizio, quindi: quello delle costruzioni costituisce oramai il settore più importante e con i suoi 2 milioni di lavoratori rappresenta il 19% della crescita annua turca, secondo solo alla Cina per appalti all’estero. L’urbanizzazione deve andare avanti e d’altronde il Paese ha bisogno di investimenti esteri per dare stabilità alla lira dopo la caduta rovinosa del 2018. Erdogan si prepara ad affrontare le elezioni presidenziali del 2023 consapevole di aver perso consensi, ma deciso a puntare tutto sul progetto del secolo.
Denise Giacobbi
Immagine di copertina: “Bosphorus Vision” by Andrea Flavioni Photographer is licensed under CC BY-ND