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Sudan: 200 morti, 800 arrestati

Secondo Amnesty International, la repressione in Sudan avrebbe causato almeno 200 morti nella sola Khartoum, con 800 persone arrestate. Nel frattempo, il ministro degli Esteri del Sudan guida una delegazione economica a Roma.

 

1. GLI AGGIORNAMENTI – La situazione in Sudan continua a restare ad alta tensione, nonostante molte delle manifestazioni siano calate in numero di partecipanti e intensità. Riguardo ai giorni scorsi sono da segnalarsi tre importanti aggiornamenti. Innanzitutto, il presidente al-Bashir ha dichiarato all’agenzia stampa ufficiale SUNA che le misure di austerità degli ultimi mesi, soprattutto il taglio dei sussidi per il carburante – scintilla che ha scatenato le proteste – siano state assunte per «impedire il crollo dell’economia di fronte all’aumento dell’inflazione e all’instabilità dei tassi di cambio». Pertanto, potrebbe essere improbabile una revoca dei provvedimenti del Governo, il quale, però, ha confermato la distribuzione di aiuti alle famiglie più povere durante il mese di ottobre e l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. In secondo luogo, “al-Arabiya” riporta che le Autorità sudanesi avrebbero arrestato il I ottobre due esponenti dell’opposizione, ossia Ibrahim al-Sheikh e Abdel Qayum Aoud, rispettivamente Presidente e Segretario del Partito del Congresso Sudanese. Già nei giorni precedenti, il Governo aveva ordinato l’arresto sia di vari esponenti del Partito comunista, sia di alcuni componenti del movimento giovanile “Sudan Change Now”. Infine, il 30 settembre, durante una manifestazione pacifica di studentesse dell’Università di al-Ahfad, a Omdurman, nei pressi di Khartoum, le Forze di Sicurezza hanno lanciato numerosi lacrimogeni per disperdere la folla, come testimoniato dai video ripresi dai partecipanti.

 

2. 200 MORTI, 800 ARRESTATI – Secondo Amnesty International, le Autorità sudanesi avrebbero arrestato almeno 800 persone dall’inizio delle proteste, tra membri dell’opposizione, giornalisti e manifestanti. In merito al numero delle vittime, il rapporto della ONG ritiene attendibile una cifra attorno a 210, sebbene i dati siano provvisori e tengano conto della sola area di Khartoum. Il ministro dell’Interno sudanese, tuttavia, ha accusato i manifestanti di diffondere immagini false, provenienti dalle rivolte in Egitto. Il contatto del Caffè in Sudan ci ha spiegato che le proteste sono in una fase di stallo, poiché molte persone cominciano ad avere sempre più paura, oppure a perdere la speranza: «Siamo pochi. Lo eravamo già prima, ma adesso stiamo diminuendo, nonostante molta gente ci sostenga, a volte anche solo nel silenzio o con piccoli gesti. Il Governo ha ucciso parecchi di noi e questa è la grande sproporzione, cioè il rapporto tra modalità delle proteste e reazione delle Autorità. Al-Bashir, infatti, sa che, a differenza delle rivolte degli anni scorsi, questa volta il movimento è trasversale e comprende tutte le città del Nord e tutte le classi sociali, quindi teme di doversi difendere da più parti».

 

3. IL MINISTRO DEGLI ESTERI SUDANESE A ROMA – Oggi, a Roma, si terrĂ  il primo Forum economico Italia-Sudan, con l’incontro tra rappresentanti dell’imprenditoria italiana e una delegazione guidata dal ministro degli Esteri di Khartoum, Ali Ahmed Karti. In segno di protesta, rifugiati sudanesi e del Darfur hanno organizzato una manifestazione di fronte alla sede romana della Confindustria. In un comunicato, l’associazione Italians for Darfur ha preso posizione in merito, affermando che «una simile iniziativa, che appare scevra da ogni riferimento alla crisi politica e umanitaria del Paese, e che non prevede l’intervento di figure e rappresentanze della comunitĂ  degli esuli sudanesi e delle organizzazioni umanitarie impegnate in Sudan rischia di essere lo scenario ideale per un ulteriore crimine contro la dignitĂ  delle tantissime vittime della violenza del regime in Sudan. […] Sul presidente al-Bashir pende un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanitĂ  e crimini di guerra per le note e tragiche vicende del Darfur. Inoltre, proprio in questi giorni, il regime di Khartoum ha usato in modo spropositato la forza per reprimere una nuova ondata di proteste contro i rincari in Sudan. […] Ci auguriamo che siano fornite garanzie sulla posizione del nostro Paese in termini politici a fronte dell’emergenza democratica e alle violazioni dei diritti umani che il regime guidato da Bashir continua a perpetrare».

 

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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