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Rosneft sbarca in India

In 3 sorsi Gigante dell’industria energetica russa, Rosneft mira a espandere le proprie attività commerciali e estrattive in India, diventando uno dei principali protagonisti del mercato petrolifero in Asia meridionale. In 3 sorsi la strategia dell’azienda nel subcontinente indiano e le sue possibili ripercussioni sulle relazioni tra Mosca e New Delhi.

1. MAXI-ACCORDO COMMERCIALE – Lo scorso luglio il gigante energetico russo Rosneft ha firmato un importantissimo accordo commerciale con Essar Oil, una delle maggiori compagnie petrolifere indiane. L’accordo prevede la fornitura di oltre 100 milioni di tonnellate di greggio alla raffineria di Vadinar nei prossimi dieci anni e lo sfruttamento della rete distributiva di Essar in India (circa 1.600 stazioni di servizio) per la promozione delle attivitĂ  di Rosneft nel Paese asiatico. Inoltre Rosneft ha acquisito il 49% del capitale della stessa raffineria di Vadinar, una delle piĂą grandi dell’Asia meridionale, prospettando chiaramente una possibile acquisizione della struttura nel prossimo futuro. Firmato a margine del vertice BRICS di Ufa, l’accordo tra Rosneft e Essar Oil rappresenta il primo colpo grosso di una compagnia petrolifera russa sul mercato indiano e apre la strada a una maggiore cooperazione energetica tra Mosca e New Delhi, finora piuttosto esile e scoordinata. Nelle parole di Igor Sechin, Amministratore Delegato di Rosneft, la partnership con Essar offre infatti “ampie prospettive” per lo sviluppo di un dialogo strategico tra i due Paesi, soprattutto a livello economico e commerciale. E promette uno sbocco sicuro all’industria petrolifera russa in un momento estremamente difficile della propria storia, segnato dal pesante calo dei prezzi del greggio sui mercati mondiali e dalla persistente guerra delle sanzioni con l’Occidente sulla questione ucraina.

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Fig. 1 – Igor Sechin e il Presidente russo Vladimir Putin ispezionano una raffineria di Rosneft sul Mar Nero (ottobre 2013)

2. RISCHI E PROSPETTIVE – Con una crescita economica del 7% all’anno, l’India necessita infatti di sempre piĂą cospicue importazioni di petrolio dall’estero, che dovrebbero raggiungere la cifra record di 4,7 milioni di barili al giorno nel 2020. Per Rosneft, che ha visto di recente una massiccia crescita della propria produzione petrolifera in patria, il mercato indiano rappresenta quindi un terreno ideale per rifarsi delle perdite subite in Europa dopo la crisi ucraina e per accrescere la propria presenza commerciale nella regione strategica dell’Oceano Indiano. Inoltre una maggiore operativitĂ  in India, sia a livello estrattivo che distributivo, dovrebbe rilanciare la competitivitĂ  internazionale dell’azienda e incoraggiare lo sviluppo di ulteriori partnership su altri importanti mercati asiatici, specialmente quello cinese. Sulla carta le prospettive sono buone e Rosneft può contare sul supporto del Governo di Narendra Modi, che sta cercando di liberalizzare l’industria petrolifera per abbattere il prezzo della benzina e stimolare i consumi interni. Tuttavia la compagnia russa parte in netto svantaggio rispetto ad altri giganti del settore come Total e Shell, che sono presenti in India da piĂą tempo e dispongono di collaudate reti produttivo-distributive nelle aree piĂą ricche del Paese. Allo stesso tempo la legislazione indiana sulle esplorazioni petrolifere è estremamente confusa e tende a penalizzare le aziende straniere a favore di quelle locali, controllate direttamente dallo Stato in nome della sicurezza energetica nazionale. Ne sanno qualcosa la brasiliana Petrobras, costretta ad abbandonare il mercato indiano nel 2011, e l’anglo-australiana BHP Billiton, ostacolata ripetutamente dal Ministero della Difesa indiano per lo sfruttamento di alcuni lotti petroliferi nel Golfo del Bengala. Nulla fa supporre che la strada per Rosneft sarĂ  piĂą facile, anche se la decisione di Sechin di concentrarsi sul settore della raffinazione – meno soggetto alla concorrenza internazionale e con una legislazione meno rigida di quella per le attivitĂ  estrattive – è vista positivamente da molti analisti finanziari, che prevedono un sostanziale consolidamento della posizione di Rosneft sul mercato indiano nell’immediato futuro.

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Fig. 2 – Annuncio ufficiale della partnership commerciale tra Rosneft e Essar Oil al vertice BRICS di Ufa (luglio 2015)

3. SFIDA ALL’OPEC – Inutile dire che la notizia della partnership tra Rosneft e Essar Oil è stata accolta con grande soddisfazione dal Cremlino, che vede l’evento come parte integrale della propria strategia di espansione economica e rafforzamento diplomatico nell’area asiatica. Non a caso le fasi preliminari dell’accordo tra le due compagnie sono state sponsorizzate dallo stesso Presidente Vladimir Putin durante la sua visita in India dell’anno scorso, anche se Sechin ha condotto le successive trattative in relativa autonomia, libero dalle pesanti interferenze politiche a cui è spesso soggetta la rivale Gazprom in simili situazioni. Tra Modi e Putin c’è grande sintonia diplomatica, testimoniata dal successo del recente vertice BRICS a Ufa, e l’ingresso di Rosneft sul mercato petrolifero indiano potrebbe aprire un’intensa fase di cooperazione econonomica tra i due Paesi, soprattutto nel cruciale settore energetico. Inoltre l’espansione delle attivitĂ  di Rosneft in Asia meridionale sostiene l’ambiziosa sfida della Russia ai Paesi dell’OPEC per il controllo dei mercati energetici della regione, considerati vitali per il futuro dell’influenza economica e geopolitica di Mosca in Oriente. Una sfida che si gioca anche sul terreno delle energie rinnovabili, con la compagnia di Sechin giĂ  pronta a investire nella crescita e nella modernizzazione del mercato dell’energia solare in India nei prossimi anni.

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Fig. 3 – Una stazione di servizio nel centro di Mumbai

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Situata nello Stato del Gujarat, la  raffineria di Vadinar è la seconda più grande dell’India ed è in grado di processare oltre 400mila barili di greggio al giorno. Commissionata da Essar Oil negli anni Novanta, la struttura è stata completata nel 2006 e impiega circa 1600 dipendenti. [/box]

Foto: ibusinesslines

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Simone Pelizza
Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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