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Brasile, crisi politica: Rousseff al bivio dell’impeachment

Tra nuove rivelazioni provenienti dalle inchieste giudiziarie e una crisi di Governo, Dilma Rousseff deve ora fronteggiare un procedimento d’impeachment

Solo due anni fa, Posto da Torre, una gigantesca quanto anonima stazione di servizio di Brasilia, è stata scoperta dalla Polizia Federale Brasiliana come ambientazione del reato di lavaggio di denaro tramite un negozio di cambia valute che si trovava all’interno della struttura.
L’inchiesta giudiziaria che sta facendo traballare un’intera classe politica e il gotha dell’imprenditoria brasiliana è partita proprio da lì. L’operazione Lava Jato, ”autolavaggio”, partendo dai rapporti d’affari del proprietario del distributore di benzina, Carlos Chater, arrestato nella prima fase dell’operazione, è riuscita a rivelare e stravolgere quello che era uno schema di malaffare e corruzione consolidato, il cui contenitore principale era il colosso statale dell’energia Petrobras.
L’indagine della procura di Curitiba, condotta dal giudice Sergio Moro, in primo grado ha già prodotto condanne per un totale di mille anni di carcere. Uno scandalo dalle dimensioni tali da travolgere il Governo di centro-sinistra della Presidente Dilma Rousseff, già pesantemente indebolito dalla peggiore recessione della storia del Paese dal 1901.

TELENOVELA LULA – L’ex Presidente Lula si è visto sospendere dalla Corte suprema (STF), la nomina di ministro della Casa Civil, ossia di capo di gabinetto della Presidente Rousseff. La decisione è del giudice della STF Gilmar Mendes, che ha visto in questo un tentativo di aggirare le indagini e di farsi giudicare dal Supremo Tribunale Federale, di cui otto giudici su undici sono stati nominati da esecutivi a guida petista.
Il 31 marzo, su ingiunzione presentata dal giudice della Corte suprema Teori Zavascki, il Supremo Tribunale Federale ha disposto il passaggio delle intercettazioni telefoniche dell’ex Presidente Lula alla più alta autorità giuridica del Paese in quanto effettuate senza autorizzazione e poiché vedevano il coinvolgimento di Rousseff e del ministro Wagner, ovvero figure istituzionali legalmente protette all’interno di un’indagine condotta da un’istanza giudicante inferiore rispetto alla STF.
La Corte suprema non ha però stabilito quale parte delle indagini su Lula rimarrà alla procura di Curitiba e quali altri estratti sono di sua esclusiva competenza; la decisione sarà presa nei prossimi giorni insieme a quella che vedrà la STF decidere se la nomina di Lula alla Casa Civil sia valida o meno.

IL PMDB- Il 28 marzo scorso uno dei partiti più vecchi del Parlamento brasiliano, il Partito del Movimento Democratico del Brasile, ha annunciato l’uscita dalla coalizione che sostiene il Governo Rousseff. Quindi 84 deputati – 68 alla Camera, 18 al Senato – sono passati nelle fila dell’opposizione.
Il professore di Scienze Politiche della Fondazione Getulio Vargas, Carlos Pereira, già prima dell’uscita del PMDB dal Governo prefigurava in questi termini l’attuale scenario, ribadendo la trasformazione dell’attuale esecutivo in Governo minoritario: «La letteratura sugli impeachment di successo nel mondo mostra che questa (l’uscita di un partito dal Governo) è una condizione necessaria per far sì che l’impeachment avvenga. In più occorre una crisi economica, che è già in corso; infine, oltre ad uno scandalo di corruzione e delle mobilitazioni di massa a favore dell’impeachment che abbiamo già avuto, è necessario una rottura della base parlamentare del Governo. Con l’uscita del PMDB, ciò si configura formalmente».
Dei sette ministri pemedebisti facenti parte dell’esecutivo, solo Henrique Eduardo Alves ha rassegnato le dimissioni da ministro del Turismo. Gli altri sei vogliono continuare ad esercitare la loro autorità: per Katia Abreu e Celso Pansera, rispettivamente ministri dell’Agricoltura e delle Scienze e della Tecnologia, è stata chiesta l’espulsione da parte di quattro rappresentanze del PMDB; mentre per la rimozione degli altri si aspetta un rimpasto dell’esecutivo, che porterebbe a dei ricambi ministeriali tali da rafforzare l’appoggio al Governo in quei cosiddetti partiti-nani che tanto conteranno in fase d’impeachment. Rimpasto che avverrà, però, solo dopo un eventuale esito positivo per il Governo della votazione d’impeachment, come chiarito da Rousseff.
Il PMDB, partito da sempre presente in tutti i governi post-dittatura, alternando posizioni politiche spesso ambigue mascherate dietro il centrismo ideologico di fondo, ha visto l’abbandono alla guida del partito da parte del Vice-Presidente della repubblica Michel Temer. Quest’ultimo, da primo successore di Rousseff in caso di impedimento, si trova ad affrontare una richiesta d’impeachment presentata dal giudice della Corte suprema Marco Aurélio Mello per lo stesso capo d’imputazione della Presidente, ovvero le famose pedaladas fiscais, le manipolazioni del bilancio statale. Il machiavellico Vice-Presidente è anche citato nella Lava Jato per contrabbando di etanolo.

accuse parlamento brasiliano

Fig. 1 – Numeri delle accuse pendenti dei parlamentari brasiliani. Fonte: New York Times

IMPEACHMENT E PROSSIMI SCENARI – Dilma è accusata di aver violato le leggi fiscali usando i fondi delle banche statali per coprire i buchi di bilancio. L’opposizione afferma che tale strategia erode la fiducia degli investitori, aumenta il debito statale e ignora le misure volte a contenere l’inflazione. I sostenitori del Governo hanno chiarito più volte che senza pedaladas non sarebbe stato possibile mantenere i progetti anti povertà come Bolsa Familia.
José Eduardo Cardozo, massimo rappresentante dell’Advocacia Geral de União, l’avvocatura dello Stato, ha ribadito la presunta illegittimità della procedura, definita ‘’vendetta politica’’ nei confronti di Dilma, la quale ha tardato ogni possibilità di difendersi in un contesto ufficiale. Dei 65 membri della commissione incaricata di analizzare le accuse e presentarle al Parlamento, 37 sono accusati di corruzione o reati più gravi.  Per 38 voti a 27, il 12 aprile, la commissione ha approvato la relazione accusatoria di Jovair Arantes, favorevole all’avvio della procedura d’impedimento.
Dunque il mese di aprile – probabilmente tra il 15 e il 19 – vedrà la votazione alla Camera per aprire ufficialmente il processo d’impeachment. Se 2/3 dei 513 deputati della Camera bassa voteranno a favore di ognuna delle accuse avanzate dalla commissione, si andrà a processo. Siccome il crimine di cui è accusata la Presidente è relativo all’abuso di ufficio, il processo sarà condotto dal senato e non dal Supremo Tribunale Federale.
Un’inchiesta della Gazeta do Povo ha stabilito che al momento i voti pro Dilma alla Camera sono 116. La presidenta necessita però di 1/3 dei voti della Camera per bloccare definitivamente il procedimento, ossia 171 deputati. Mentre con 2/3, ovvero 342 voti, il procedimento sarebbe autorizzato.
In tal caso, non appena il processo iniziasse al Senato Dilma sarebbe immediatamente, ma temporaneamente, sospesa dall’incarico. Con la presidenza che verrebbe occupata dal vice-presidente Temer con pieni poteri.
Degli 81 senatori, basterebbe il voto di 51 di questi per autorizzare il definitivo allontanamento di Dilma dal Governo, mentre ne servirebbero 27 per evitarlo.

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Fig. 2 – Rousseff e Temer, ex alleati, stesso Governo

L’ultima grana della Lava Jato prospetta una sostanziale difficoltà sia di Rousseff che di Temer nel portare a termine il mandato di Governo, che scade nel 2018: l’ex presidente dell’impresa edilizia Andrade GutierezzOtávio Marques, in una delazione cosiddetta “premiata” – che consentirebbe, cioè, uno sconto di pena – ha ammesso di aver finanziato, tramite uno schema di corruzione che coinvolgeva la Petrobras, sia la campagna elettorale di Rousseff, sia quella di Temer.
Questa confessione, paradossalmente più pesante della richiesta d’impeachment per Temer, offre come unica via d’uscita da questa impasse istituzionale nuove elezioni. Possibilità non rifiutata dall’attuale Presidente nel caso passi il voto contro di lei alla Camera. A quel punto il Parlamento dovrà lavorare ad un emendamento costituzionale destinato a permettere giuridicamente tale scenario. Che muoia Sansone con tutti i filistei?

Emiliano Caliendo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Il potere sotto accusa:

  • Dilma Rousseff, Presidente: deve fronteggiare un procedimento d’impeachment, poiché accusata di aver coperto i buchi di bilancio attraverso le banche statali.
  • Michel Temer, Vice-Presidente: accusato di corruzione legata al traffico di etanolo.
  • Eduardo Cunha, presidente della Camera: è accusato di aver ricevuto 40 milioni di dollari in tangenti per sé e i suoi alleati e di possedere conti milionari, non dichiarati, presso banche svizzere.
  • Renan Calheiros, presidente del Senato: è sotto indagine per aver ricevuto tangenti nell’ambito dello scandalo Petrobras ed è accusato di evasione fiscale e di aver pagato, tramite un lobbista, il mantenimento di un figlio avuto da una relazione extraconiugale.
  • Luiz Inácio da Silva, ex Presidente: è accusato di coinvolgimento in un caso di corruzione basato sui legami con mega-imprese dell’edilizia.
  • José Dirceu, ex capo staff di Lula: è in prigione per corruzione.
  • Aécio Neves, leader dell’opposizione: stando ad alcune rivelazioni la sua famiglia possiede conti bancari segreti in Liechtenstein. [/box]

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Emiliano Caliendo
Emiliano Caliendo

Vivo a Napoli dove studio Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Federico II, sono appassionato di geopolitica dell’America Latina e del Vicino Oriente, di cui seguo costantemente le complicate vicende. Un viaggio in Brasile ha fatto esplodere la passione per quella parte di mondo, della quale per ora mi limito a scrivere dalla lontana Europa sperando di poter analizzare il tutto un po’ più da ”vicino” un giorno.

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