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Crisi politica ed economica in Brasile, impeachment più vicino

La crisi brasiliana colpisce – oltre al palazzo del Planalto di Brasilia, con l’obiettivo di arrivare all’impeachment per la Presidente Dilma Rousseff – anche San Paolo e, soprattutto, il PT (Partito dei Lavoratori) nella sua figura iconica, l’ex Presidente della Repubblica Luiz Inácio Lula da Silva. Poche settimane prima era stato arrestato l’ex spin doctor del PT, João Santana

ANTEFATTO: LULA – MORO, SCONTRO POLITICO-GIURIDICO – Ha inizio così la crisi politica del Brasile. Trema Brasilia, e in particolare il palazzo del Planalto. La Polizia Federale porta João Santana in carcere a Curitiba, dove il giudice federale Sergio Moro sta conducendo le investigazioni dell’operazione Lava Jato e mettendo luce sullo schema – “esquema” di corruzione tra Petrobras e Governo. Nella Grande San Paolo, la polizia federale entra nella casa dell’ex Presidente Lula per interrogarlo “forzatamente” al fine di avere chiarimenti su riciclaggio di denaro e presunta corruzione legata  allo scandalo che sta attraversando il Paese ormai da due anni.

È il 4 marzo, dopo le 11.00 di mattina Lula può tornare a casa, ma secondo alcuni commentatori brasiliani è l’inizio della fine dell’era del PT (Partito dei Lavoratori). Per altri è un altro attacco per mettere in scena un vero e proprio golpe anti “petista“, e si parla già di “Resistenza di Congonhas”, ovvero il rifiuto di procedere verso Curitiba, capitale morale delle operazioni anti corruzione.

La contromossa del Governo petista per difendere Lula è stata quella di proporre all’ex Presidente una posizione di ministro, che gli darebbe l’immunità per la durata del mandato. L’ex Presidente ha accettato la carica di capo della Casa Civile, un organo molto importante di coordinamento delle attività governative, sostituendo Jaques Wagner. L’opposizione protesta, affermando che la nomina viene usata solo per proteggere l’ex Presidente dalla richiesta di arresto. Con la carica, Lula non ottiene un’immunità vera e propria, bensì un cambiamento degli organi giudicanti; non è più il Tribunale Federale di Curitiba a poter condannare o ad assolvere, ma il Supremo Tribunale Federale. Questo piccolo dettaglio, però, darebbe un vantaggio a Lula, perché i membri sono nominati dal Presidente della Repubblica e approvati dal Senato. Lula sarebbe giudicato da 11 giudici, di cui otto furono nominati proprio da Lula e dalla Presidente Rousseff.

DUELLO MORO – LULA – Proprio lo stesso giorno in cui Lula viene nominato ministro della Casa Civile, il giudice federale Sergio Moro rilascia alcune intercettazioni telefoniche in cui si ascolta il “piano B” della Rousseff per salvare Lula. La storia si fa più interessante quando un giudice del Minas Gerais blocca la nomina di Lula: il Governo fa ricorso e Lula torna provvisoriamente ministro, ma il caso viene portato al giudizio della Corte costituzionale (STF), che in un primo momento si espone annullando la nomina e riponendo nelle mani del giudice Moro il caso che vede Lula coinvolto. Il Governo si appella per un nuovo alla Corte costituzionale, che nella sessione del 30 marzo conferma la nomina.

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Fig. 1 – L’ex Presidente Luiz Inácio da Silva Lula al momento esprime parole di rabbia e di emozione

OPERAZIONE ACARAJÉ – È il nome della 23° fase della operazione Lava Jato e che ha visto l’arresto dell’ex spin doctor di Lula e di Dilma Rousseff, João Santana. Santana è stato l’artefice della vittoria della Rousseff, nonché di Hugo Chávez, coniando lo slogan Corazón del pueblo. I sospetti sul re del marketing politico si concentrano sui 7,5 milioni di dollari non dichiarati che l’impresa Odebrecht avrebbe depositato sui suoi conti esteri.
João Santana e la moglie Mônica Mauro vengono arrestati il 22 febbraio. Martedì 8 marzo, Marcelo Odebrecht direttore della più grande impresa di ingegneria e appalti del Paese e una delle più grandi dell’America Latina, la Organização Odebrecht, è stato condannato a 19 anni e 4 mesi di carcere per corruzione, lavaggio di denaro e associazione per delinquere all’interno dello scandalo Lava Jato. Quindi, il leader della più grande azienda appaltatrice del Brasile è accusato di aver di aver pagato João Santana per finanziare le campagne elettorali alle quali stava lavorando, compresa l’ultima della Presidente Rousseff, quella del 2014. Un’altra pesantissima ombra sulla testa e sull’immagine della Presidente e del Pt.

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Fig. 2 – L’alchimista delle vittorie elettorali, João Santana, arrestato e condotto a Curitiba per essere interrogato dal giudice Moro

L’IMPEACHMENT CONTRO DILMA – L’impeachment contro la Presidente della Repubblica sembra aver preso una piega che porterà a tempi di soluzione tutt’altro che immediati. Il fatto non porta vantaggio alcuno alla Presidente: incombe su di lei un’insicurezza politica che aggrava la stabilità del suo Governo, e i mercati internazionali stanno disinvestendo nel Paese, chiudendo unità produttive e filiali e aggravando una condizione economica già in piena crisi. Il tempo, però, sembra essersi fermato sulle questioni più scomode per il Governo Rousseff, che oltre all’impeachment deve ora fare i conti con la disputa interna alla coalizione fra Pt e Pmdb (il partito del Presidente della Camera Eduardo Cunha), che ha lasciato l’altro ieri la maggioranza, aprendo di fatto una crisi politica.

Il 13 marzo è stato il giorno della grande manifestazione verde-amarelo pro-impeachment, che ha portato milioni di cittadini per le strade di San Paolo e di altre città brasiliane – solo nella capitale paulista è stato registrato un milione e quattrocentomila persone in protesta organizzata da vari movimenti e in particolare dal gruppo Vem pra rua. La protesta è stata definita la più grande manifestazione politica popolare di tutta la storia del Brasile, superando anche le manifestazioni Diretas Já per la fine della dittatura negli anni 1983-1984. L’impeachment sembra essere la scelta dello Stato più produttivo della confederazione.

CRISI POLITICA E CRISI ECONOMICA – Il Governo deve ora trovare una soluzione politica per gestire la deriva economica che sta intrappolando il Paese in una profonda recessione. Lo stesso Lula ha dichiarato che il Governo deve intervenire profondamente per dare respiro alle imprese e ai lavoratori, diminuendo dove possibile le tasse. Detto questo, l’esecutivo non può fare a meno di rispettare il procedimento di impeachment portato avanti alla Camera dei Deputati e il prosieguo delle indagini nel caso Lava Jato, che condurrà inevitabilmente ad una risoluzione politica dettata da sentenze giuridiche, come in tutte le democrazie costituzionali.
Questa fase definirà nuovi valori, e senz’altro sarà un punto di partenza per riportare il Brasile al centro dell’economia globale come protagonista, ma potrebbe servire del tempo per prendere delle decisioni utili al Paese, nel rispetto delle procedure costituzionali. Decisioni che segneranno per sempre la storia politica brasiliana.

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Fig. 3 Il giudice Sergio Moro, per molti l’eroe della crisi brasiliana, per altri il capo del golpe anti PT

Alessandro Gaini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La Crisi brasiliana

Le crisi non sono un fatto nuovo, né in Brasile né in nessun altro Paese al mondo. Il problema è che un Paese come il Brasile, quando colpito da scandali di questo tipo, perde completamente il controllo di sé. Vediamo alcune delle date delle crisi politiche ed economiche più significative:

  • Crisi economica, 1822: post indipendenza
  • Crisi del Enchillamento, 1891: bolla economica esplosa dopo il tentativo del Governo da Fonseca di stimolare l’economia attraverso l’emissione di moneta sul tutto il territorio nazionale
  • Crisi del 1929: il crollo della borsa di New York provoca il crollo del principale settore economico brasiliano dell’epoca, l’export di caffè
  • Anni Ottanta-Novanta: crisi del debito e dell’inflazione
  • Svalutazione Real, 2004
  • Crisi del Mensalão, 2005: corruzione politica
  • Crisi Lava Jato, 2014: corruzione politica [/box]

                                                                                                                                                                     

 

Foto: Agência Brasil

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Alessandro Gaini
Alessandro Gaini

Italiano espatriato in Brasile per lavoro. Classe 1989. Laureato in Studi Politici all’Università di Firenze, dopo un soggiorno di un anno a Londra, sono approdato a Roma dove ho conseguito la magistrale in Scienza del Governo. Ho frequentato il master dell’Istituto per il commercio estero sull’internazionalizzazione delle imprese italiane. Mi occupo di export e strategia internazionale per le imprese, lavoro attualmente nel settore dell’ecologia industriale per la filiale di San Paolo di un’azienda italiana. Sono da sempre amante di geopolitica e di lingue straniere.

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