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Francia: le primarie della destra e del centro

In 3 sorsi Per la prima volta il candidato alle elezioni presidenziali in Francia per lo schieramento della destra e del centro sarà scelto con il metodo delle primarie aperte. In attesa del risultato finale – il secondo turno di votazioni avrà luogo la prossima domenica – vediamo com’è andato il primo turno

1. LE PRIMARIE – Domenica 20 novembre i francesi aventi diritto al voto sono stati chiamati alle urne per scegliere il candidato della destra e del centro alle prossime elezioni presidenziali (primo turno il 23 aprile 2017, eventuale ballottaggio il 7 maggio).
È la prima volta che questo sistema viene utilizzato per designare il candidato Repubblicano alle elezioni presidenziali, mentre i Socialisti ne avevano già fatto uso nel 2011 – con l’attuale Presidente Hollande uscito vincitore, al secondo turno, sulla compagna di partito Martine Aubry.
Metodo innovativo per questo schieramento politico, ma rosa dei candidati che ha lasciato poco spazio alle novità, essendo composta solo da politici di lungo corso. In dettaglio:

  • L’ex Presidente della Repubblica e attuale Presidente di Les Republicains (UMP fino al 2015) Nicolas Sarkozy (che ha deciso di rimettersi in gioco visto il periodo tormentato della storia nazionale);
  • Il sindaco di Bordeaux, ex Primo ministro e ministro degli Esteri, nonché fondatore e primo presidente dell’UMP Alain Juppé;
  • Il deputato ed ex Primo ministro François Fillon;
  • L’ex ministro per gli Affari europei ed ex ministro dell’Agricoltura Bruno Le Maire;
  • La deputata, ex ministro e vicepresidente dei Repubblicani Nathalie Kosciocko-Morizet;
  • Il sindaco di Meaux e deputato Jean-François Copé;
  • il presidente del Partito cristiano democratico Jean-Frédéric Poisson – unico candidato non appartenente ai Repubblicani

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Fig. 1 – L’allora Primo ministro Fillon durante la prima visita di Stato in Germania, 2007

2. IL PERCORSO VERSO IL PRIMO TURNO – Prima della chiusura della campagna elettorale, i candidati si sono confrontati pubblicamente in tre dibattiti: il 13 ottobre (trasmesso in diretta sul canale TF1 ha raggiunto il 26% di share), il 3 novembre (in diretta su BFM TV e I-Télé, 12,2% di share) e il 17 novembre (trasmesso su France 2, totalizza il 23% di share). Economia, sicurezza interna, immigrazione, Europa e politica internazionale tra i temi su cui i candidati si sono confrontati più strenuamente. Nonostante le ricette proposte siano di tipo diverso, tutti hanno concordato sulla necessità di misure forti per rilanciare l’economia francese e per risolvere le problematiche di sicurezza che affliggono il Paese (non solo il terrorismo, ma anche le crescenti proteste dei poliziotti in merito alle loro condizioni di lavoro, che li vedono sempre più spesso oggetto di attacchi da parte della popolazione).
Interessante la questione sondaggi: Alain Juppé veniva dato come favorito praticamente dall’annuncio della sua candidatura (2014); secondo Sarkozy, con una differenza di circa tredici punti percentuali. Il divario tra i due si era poi ristretto a una percentuale inferiore al 10%. Nel mese di novembre, però, le proiezioni sono state stravolte: il consenso per Juppé e Sarkozy, stando ai sondaggi, era in caduta a favore di François Fillons, precedentemente terzo, per alcuni sondaggisti capace di vincere al primo turno. La competizione è rimasta dunque serrata fino all’ultimo, e alimentate da diverse incognite – da una cospicua presenza di votanti di sinistra (riconosciuti personalmente dai presenti ai seggi) alle procedure di voto per i residenti nelle regioni d’Oltremare.

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Fig.2 – Alain Juppé a Strasburgo per una tappa del tour elettorale, settembre 2016

3. GLI ESITI – Nella serata del 20 novembre, l’Alta autorità deputata alla verifica del corretto svolgimento delle primarie, ha comunicato che i due candidati più votati sarebbero andati al ballottaggio il prossimo 27 novembre. I sondaggisti francesi si erano sbagliati, ma solo nelle percentuali: uno tra François Fillon (44,2% delle preferenze) e Alain Juppé (28,5%) sarà il candidato Repubblicano alla Presidenza francese.
Sarkozy, arrivato terzo (20,6%) e quindi escluso dalla competizione, ha annunciato il ritiro dalla vita politica e il suo appoggio personale a Fillon – che ha ricevuto anche l’appoggio di Bruno Le Maire. Nathalie Kosciusko-Morizet, invece, ha dichiarato il suo sostegno ad Alain Juppé. Per quest’ultimo, che si era posto come contraltare di Sarkozy, apparentemente sottovalutando il possibile sorpasso da parte di Fillon, la vittoria al secondo turno sembra particolarmente ardua. I due sfidanti avranno adesso una settimana di tempo per convincere; molto si giocherà il 24 novembre, giorno dell’ultimo dibattito pubblico.
Se il risultato finale della competizione sarà noto solo la prossima settimana, un primo dato importante c’è già, ed è quello della partecipazione. I francesi hanno non solo seguito con interesse i dibattiti tra i candidati, ma si sono recati massicciamente alle urne: il numero di votanti si è attestato sui 4 milioni, uno in più di quanto atteso dagli stessi organizzatori e quasi due in più di quelli delle primarie dei Socialisti del 2011, che erano già state salutate come un successo.

Giulia Tilenni

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Un chicco in più

Se in casa Repubblicana la resa dei conti sul candidato alle prossime presidenziali è già in arrivo, la situazione in casa Socialista è parecchio più confusa. Ad oggi solo Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia, ha annunciato ufficialmente la propria candidatura – precisamente la scorsa settimana. Per quanto riguarda il Presidente uscente François Hollande, un’eventuale candidatura potrebbe essere annunciata nei prossimi mesi. Sebbene molte personalità politiche e non stiano spingendo il Presidente verso un secondo mandato, questo non gode più del forte supporto dell’opinione pubblica, complici il tasso di disoccupazione (che non diminuisce alla velocità promessa, e si attesta ancora intorno al 10%) e gli attacchi intorno alle confidenze fatte agli autori del libro «Un prèsident ne devrait pas dire ça» (tra cui forti critiche alla magistratura e rivelazione di dettagli su operazioni militari in Medio Oriente), uscito lo scorso ottobre nelle librerie francesi. [/box]

Foto di copertina di notfrancois Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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