La diaspora nigeriana è un fenomeno diffuso in tutto il mondo dagli Stati Uniti all’Europa, al continente africano e negli ultimi anni si sta ritagliando un ruolo sempre più importante nello sviluppo della Nigeria
COS’È LA DIASPORA – Il popolo nigeriano si contraddistingue per essere uno dei principali gruppi nativi africani coinvolto nei flussi migratori diretti verso le nazioni industrializzate dell’Europa e/o del continente nord-americano ma anche verso altri paesi dell’Africa. Quindi, il movimento di un alto numero di cittadini nigeriani, pronti a trasferirsi dal proprio territorio in altri paesi, ha favorito la creazione di comunità nigeriane ben strutturate in terre straniere, che rimanendo collegate con la madrepatria, danno origine al fenomeno della diaspora. Questa è il prodotto di almeno tre “ondate” migratorie che sono inevitabilmente legate a tre importanti periodi storici vissuti dal paese africano e che ne hanno modificato la situazione socio-economica e politica. La prima corrisponde agli anni del dominio coloniale britannico, iniziato nel 1914 e terminato nel 1960 con l’indipendenza della Nigeria. Tale periodo è caratterizzato dall’emigrazione dei figli delle classi sociali nigeriane più abbienti, i quali si spostarono in Gran Bretagna per svolgere o completare il loro percorso di studi, al termine del quale prevedevano comunque di far ritorno in madrepatria. La seconda “ondata” abbraccia gli anni ‘80 e i primi del ‘90 in concomitanza con una congiuntura economica negativa causata dalle pesanti perdite del settore petrolifero, unica fonte di reddito delle casse statali nigeriane. Inoltre, anche i numerosi colpi di stato, susseguitisi tra gli anni 70 e gli anni 90, hanno minato la condizione di sicurezza del popolo favorendo un’emigrazione di cittadini di qualsiasi estrazione sociale. Generalmente chi poteva, si dirigeva in Europa e negli Stati Uniti mentre coloro che non avevano disponibilità economiche, riparavano in Ghana, Camerun, Gabon e soprattutto in Sud Africa.
Fig. 1 – Una parata militare delle Forze Armate nigeriane
DALL’ARRIVO DELLA DEMOCRAZIA A OGGI – L’ultima finestra temporale che vede i nigeriani in fuga dalla loro terra, va dalla seconda metà degli anni ’90 fino ad oggi. Infatti dal 1999, nonostante il Paese abbia intrapreso con decisione la via della democrazia, le problematiche interne, relative alle violenze di stampo religioso e/o tribale, la piaga della corruzione e le difficili condizioni economiche della popolazione, non hanno accennato a diminuire, costringendo diversi cittadini a cercare migliori condizioni di vita all’estero. In tempi recenti, inoltre, la pressante richiesta migratoria diretta, in particolare, verso l’Europa ha portato rifugiati, richiedenti asilo e emigrati economici nigeriani ad affidarsi ai trafficanti di uomini – molti di essi sono connazionali – pur di arrivare nel vecchio continente subendo violenze e sottoponendosi a viaggi estenuanti.
Fig.2 – Un adone nigeriana e la sua bambina in un campo dell’UNHCR nel nord della Nigeria dove infiamma il conflitto con Boko Haram. I combattimenti portano la popolazione locale a fuggire dal paese.
NIGERIANI NEL MONDO E IN ITALIA – Ad oggi, secondo i dati del Governo Federale di Abuja, la diaspora nigeriana conta 15 milioni di individui sparsi in tutto il globo. Gli Stati Uniti detengono il primato dove risiedono più nigeriani – più di cinque milioni – ed esattamente negli Stati tra il Texas e il Maryland. A livello di aree metropolitane, poi, la città di New York accoglie la principale comunità nigeriana in terra statunitense superando Houston e Washington DC. Per quanto riguarda l’Europa, la Gran Bretagna, anche in seguito al periodo coloniale, è il primo Paese in termini numerici scelto dai nigeriani arrivando a superare il milione di presenze che per la maggior parte risiede a Londra. Secondo i dati forniti dall’ISTAT, nel 2017 i cittadini muniti di passaporto nigeriano che risiedono nel nostro Paese sono 88.533 con una prevalenza degli uomini (50.120) rispetto alle connazionali di sesso femminile (38.413). Il nord-est e in particolare il Veneto, è la zona dove sono maggiormente concentrati con 27.015 persone mentre la Sicilia e la Sardegna sono le regioni con il minor numero di cittadini nigeriani (5.418). Nel 2003 si registravano 20.963 cittadini nigeriani in Italia mentre ad oggi sono più che quadruplicati. L’Istituto di Statistica conferma che attualmente gli uomini e le donne provenienti dal paese dell’Africa Occidentale rappresentano la diciassettesima comunità straniera presente sul nostro territorio e la quinta tra quelle africane – ben distante dalla comunità marocchina che detiene il primato contando 450.000 unità.
I RICHIEDENTI ASILO – I numeri cambiano totalmente se invece si prendono in esame i dati riguardanti i nigeriani che arrivano attraverso i canali illegali nel nostro paese facendo richiesta d’asilo come rifugiato. Dal 2014, infatti, sono state inoltrate 55.503 domande di asilo di soggetti provenienti dalla Nigeria e di queste il 66% hanno avuto esito negativo.
Fig.3 – Un gruppo di richiedenti asilo provenienti dalla Nigeria all’interno del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Bologna
In Italia vi sono almeno quaranta associazioni che si occupano di coloro che provengono dal grande stato dell’Africa Occidentale. In particolare diverse di queste, nascono con il compito e la volontà di proteggere e aiutare le donne nigeriane ad uscire dalla rete dello sfruttamento della prostituzione e della tratta in schiavitù che rappresenta una delle principali fonti di denaro dei gruppi criminali nigeriani.
LA TRATTA DELLE DONNE E LA PROSTITUZIONE – Secondo diversi rapporti del Ministero dell’Interno, le giovani ragazze (anche 13-15 anni), provenienti generalmente dallo Stato di Edo nel sud della Nigeria, vengono ingannate e convinte a venire in Italia con l’idea di lavorare come badanti e donne di servizio, facendo loro contrarre un debito altissimo per le spese del viaggio – si parla di una cifra che va da 35 a 50 mila euro – sapendo che non saranno mai in grado di restituirLA. In questo circolo vizioso, un ruolo importante lo svolgono le “maman”, donne nigeriane, anche ex prostitute, che gestiscono sul posto le ragazze e lo sfruttamento. Nel 2016 su undici mila nigeriane arrivate in Italia, ben l’80% era obbligata a prostituirsi e da ciò si comprende come lo sfruttamento delle donne nigeriane abbia superato quello delle cosiddette “tratte bianche” cioè provenienti dall’est Europa.
Fig.4 – Una manifestazione tenutasi a Lagos per salvaguardare i diritti delle donne e per condannare la tratta di esseri umani
LA “MAFIA” NIGERIANA IN ITALIA – L’attività capillare della criminalità nigeriana su tutto il territorio italiano non riguarda solo la tratta delle donne e la prostituzione, ma ha garantito il pieno controllo del traffico di esseri umani, del mercato degli stupefacenti e delle truffe online. La mafia nigeriana non è un monolite con una struttura gerarchica ben definita ma è composta da diversi gruppi che si fronteggiano l’uno contro l’altro per il predominio dei mercati illeciti. Inoltre la malavita nigeriana si caratterizza per l’uso indiscriminato e cruento della violenza e per l’ottima capacità di sfruttare le innovative risorse tecnologiche. Nel nostro Paese sono attivi tre gruppi gli Eiye, i Black Axe e le Aye Confraternite che secondo alcune indagini portate avanti dai Carabinieri del Ros e dalla Polizia sarebbero in contatto e collaborerebbero con le mafie nostrane.
LA QUESTIONE ETNICA NELLA DIASPORA – Tornando alla presenza di molte associazioni, il numero così elevato si spiega anche per la complessità ed eterogeneità della comunità nigeriana: l’esistenza in madrepatria di 250 gruppi etnici – i principali sono gli Hausa, gli Yoruba e gli Igbo – e il forte senso di appartenenza che regna in ogni clan si ripropone anche nella diaspora, “spezzettando” la comunità. A riprova di ciò si pensi che uno dei gruppi etnici nigeriani più numerosi cioè quello degli Igbo ha istituito la giornata di ricorrenza nazionale il 29 luglio andando a rimarcare la differenza socio culturale con il Paese intero che festeggia il National Day il primo ottobre. Tale rapporto conflittuale con le autorità centrali nigeriane è legato alla guerra del Biafra che è stata combattuta tra il 1967 e il 1970 per l’indipendenza dello stesso dalla Nigeria. Nonostante tutto, le comunità nigeriane mantengono un forte legame con i propri cari rimasti in Nigeria e questo si evidenzia anche sotto il profilo economico: nel 2016 i cittadini nigeriani residenti all’estero hanno inviato circa 35 miliardi di dollari in madrepatria, una quantità di denaro che non ha eguali in Africa.
Fig. 5 – Un sostenitore dell’Indigenous People of Biafra (IPOB) espone la bandiera del Biafra nel distretto di Osusu ad Aba. Siamo nel 2017 e la Nigeria commemora il 50° anniversario della guerra civile, i cui segni sono ancora visibili tra la popolazione
LE STRATEGIE DEL GOVERNO FEDERALE E IL DIASPORA BOND – Conseguentemente, da alcuni anni a questa parte, il Governo Federale di Abuja ha intuito le potenzialità che la diaspora può sviluppare per il bene della Nigeria e sta adottando nuove strategie rivolte proprio ai connazionali emigrati all’estero. Infatti, da un lato il governo incentiva il rientro in patria di coloro i quali, oltre i confini nazionali, hanno affinato la loro istruzione e le loro capacità garantendoli sgravi fiscali e posti di lavoro prestigiosi; dall’altra l’élite politica nigeriana tenta di fortificare i rapporti con la diaspora promettendo, per esempio, la possibilità di far votare all’estero i connazionali facendoli partecipare così agli appuntamenti elettorali nazionali senza dover rientrare nel paese d’origine. Infine, per tirare la Nigeria fuori dalle sabbie mobili della recessione economica nella quale persiste almeno dal 2012, il Governo Federale ha affidato a due importanti istituti di credito internazionali, come la Merrill Lync Bank of America e alla Standard Bank of South Africa, la gestione della vendita del cosiddetto “bond della diaspora” cioè obbligazioni emesse dallo Stato in dollari che vengono acquistate da investitori, per lo più nigeriani residenti all’estero, i cui proventi verranno convogliati per sviluppare il settore delle infrastrutture in Nigeria. Nel luglio di quest’anno, alla borsa di Londra il bond ha riscosso un notevole successo così da raggiungere il valore di 300 milioni di dollari. Con gli anni la diaspora potrebbe ritagliarsi un ruolo importante nella spinta per innalzare la Nigeria a stato moderno in quanto ha ottimi strumenti di “persuasione” – risorse umane e economiche – da far valere nei confronti della classe politica nigeriana la quale, se vorrà continuare ad usufruire di queste potenzialità, che la diaspora offre dall’estero, dovrà pianificare e attuare delle nuove strategie atte a superare le difficoltà che attanagliano il primo produttore di petrolio in Africa.
Giulio Giomi
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Nel 2001 è stata istituita la Nigerians In Diaspora Organisation (NIDO), un’organizzazione riconosciuta dal Governo nigeriano che s’impegna a collegare i connazionali residenti all’estero con la madrepatria per favorire lo sviluppo socio-economico della Nigeria. Il NIDO è presente in Asia, Europa, nel Nord e Sud America. [/box]
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