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Lobito Corridor: tra i due litiganti il terzo gode?

Caffè lungo – L’8 febbraio 2024 si è svolto a Lusaka, capitale dello Zambia, il forum degli investitori del settore privato per la realizzazione del Lobito Corridor. L’evento, il primo al di fuori degli Stati Uniti, ha visto la partecipazione di molti stakeholder del settore del business, insieme ad alcuni leader politici di spicco.

LA REALIZZAZIONE DEL LOBITO CORRIDOR

Il progetto del Lobito Corridor prevede una serie di investimenti, da parte di attori privati e non, volti alla realizzazione di una ferrovia che colleghi il Copperbelt (regione a nord dello Zambia) e il Katanga (regione a Sud della Repubblica Democratica del Congo) all’Oceano Atlantico attraverso il corridoio di Lobito, città costiera dell’Angola. Questo progetto permetterà a entrambi i Paesi, in particolare allo Zambia – privo di ogni accesso al mare – l’apertura al commercio mondiale. Il progetto era stato presentato durante lo scorso G7 in Giappone dal Presidente Joe Biden, il quale aveva annunciato la disponibilità del Governo americano a investire un ammontare iniziale di circa $250 milioni. Successivamente, nell’ottobre 2023 è stato firmato un Memorandum of Understanding con UE, Zambia e DRC che ha posto le basi per trovare altri potenziali investitori del settore privato, decretando così i primi passi per la realizzazione di questo ambizioso progetto. L’8 febbraio 2024, al Forum degli investitori, il Presidente dello Zambia, Hakainde Hichilema, ha accolto con favore l’iniziativa, sottolineandone la fondamentale importanza per l’economia zambiana.

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Fig. 1 – Il Presidente dello Zambia Hakainde Hichilema

NON SOLO INTERESSI ECONOMICI

Tuttavia la realizzazione di una semplice linea ferroviaria comporta molti interessi, non solo di natura economica, ma anche geopolitica. L’elemento chiave è la competizione tra Stati Uniti e Cina sull’approvvigionamento dei minerali essenziali per la transizione energetica, tra cui cobalto, rame e litio, presenti in grande quantità nei territori tra la RDC e lo Zambia. Pertanto il progetto  del Lobito Corridor può essere identificato come una risposta occidentale all’ormai consolidata presenza cinese nella regione. 

La Cina ha sottoscritto una serie di accordi, soprattutto con l’ex Governo congolese, assicurandosi un ampio  controllo su diverse miniere, in cambio di investimenti destinati a  progetti infrastrutturali. Tuttavia ad oggi tali accordi sono stati sottoposti a un’inchiesta, che ha permesso di individuare molte irregolarità, oltre che una cattiva gestione dei finanziamenti. La Cina è poi impegnata anche nell’ammodernamento di una ferrovia già esistente, la TAZARA, che collega lo Zambia all’Oceano Indiano per mezzo della Tanzania, favorendo il transito delle materie prime verso la Cina. È intuibile quindi come la volontà degli Stati Uniti di realizzare il progetto del Lobito Corridor rientrerebbe nella logica della competizione geopolitica tra USA e Cina. Una volta entrato in funzione, esso favorirebbe gli scambi commerciali, e quindi il transito di materie prime direttamente nell’Oceano Atlantico, un’area geograficamente più appetibile e sicura per gli interessi americani. 

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Fig. 2 – Un tratto ferroviario nei pressi della capitale dello Zambia, Lusaka

UN NUOVO ‘SCRAMBLE FOR AFRICA’?

Lungi dal considerare la realizzazione del Lobito Corridor la testimonianza di un nuovo “scramble for Africa”, ci sono alcune evidenze riguardo alla potenzialità economica del progetto. Sono in molti a sostenere che lo Zambia potrebbe beneficiare di notevoli  guadagni economici, primo fra tutti la riduzione del prezzo del petrolio. L’Angola, infatti, è ricca di riserve di petrolio e attraverso il Lobito Corridor, l’oro nero potrebbe essere trasportato anche in Zambia a costi minori. Inoltre, il Governo zambiano potrebbe approfittare della realizzazione della ferrovia per rendere più agevole l’ingresso di beni finiti nel Paese, utilizzandola anche come infrastruttura di trasporto pubblico, ancora insufficienti nel Paese. 

NUMEROSE INCERTEZZE ALL’ORIZZONTE

Tuttavia, restano sul tavolo numerose incognite. Il 2024 è l’anno delle elezioni in molti aree del mondo, tra cui Unione Europea e Stati Uniti. Non è dato sapere come la politica statunitense cambierà in vista delle prossime elezioni, ma per quanto riguarda l’Unione Europea qualcosa si può già intuire. La ricandidatura della Presidente von der Leyen potrebbe indicare un cambio di paradigma: rendere prioritarie le sfide militari e geopolitiche rispetto alle questioni climatico-ambientali e all’implementazione del Green Deal europeo. Quello del Lobito Corridor è un progetto in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e con l’ambizioso strumento del Global Gateway, dunque un cambiamento delle priorità nell’agenda politica dell’Unione potrebbe influenzare negativamente la realizzazione dell’infrastruttura nei Paesi africani.

Luca Scandura

Photo by Luwii is licensed under CC BY-NC-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • Il progetto del Lobito Corridor è stato promosso dagli Stati Uniti, insieme all’Unione Europea, per aprire  le regioni del Katanga (Repubblica Democratica del Congo) e del Copperbelt (Zambia) al commercio globale.
  • I due Paesi africani potrebbero trarre potenziali vantaggi dalla realizzazione dell’infrastruttura che contribuirebbe al loro sviluppo economico, nonostante alcune incognite all’orizzonte.

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Luca Scandura
Luca Scandura

Mi chiamo Luca Scandura e sono nato nel 1997 a Nicosia. Ho frequentato il corso di laurea triennale in “Storia, politica e relazioni internazionali” all’Università di Catania e, una volta laureato, mi sono iscritto al corso di laurea magistrale in “Scienze internazionali e diplomatiche” presso l’Università di Bologna, campus di Forlì. Ho conseguito, inoltre, un diploma in “Geopolitica e sicurezza globale” presso Ispi School nel 2021.
Durante gli ultimi anni ho maturato una certa sensibilità per i temi legati alla questione ambientale che reputo doverosa approfondire, dal momento che si tratta della principale sfida che i Centennials e le generazioni successive dovranno affrontare.

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