In 3 Sorsi – La Tanzania scivola nel caos elettorale. La gestione delle elezioni del 29 ottobre conferma la stretta autoritaria della Presidente Hassan, vincitrice con il 98% dei voti, e mette a repentaglio le ultime tracce di democrazia nel Paese.
1. L’EROSIONE DEMOCRATICA IN TANZANIA
Nella giornata del 29 ottobre 37 milioni di tanzaniani sono stati chiamati alle urne per le elezioni presidenziali e legislative nazionali, nonché dei consigli locali. L’election-day è stato animato da vivaci proteste nei principali centri del Paese e dalla risposta decisa delle forze di sicurezza governative.
Ciò che sta avvenendo in queste ore in Tanzania altro non è che il risultato della deriva autoritaria guidata dalla Presidente Samia Suluhu Hassan, esponente del partito Chama Cha Mapinduzi (CCM) al potere da circa sessant’anni. Il CCM si è dimostrato resiliente rispetto alla transizione democratica tanzaniana, vincendo tutte le elezioni multipartitiche dal 1992 a oggi.
La figura della Presidente Hassan, vista inizialmente come potenziale baluardo della parità di genere e più in generale dei diritti umani nel continente africano, si è rivelata ben presto un elemento di continuità coi propri predecessori: le Nazioni Unite e diverse ONG hanno riportato la crisi dello Stato di diritto in Tanzania. Non si contano le testimonianze di incarcerazioni, misteriose scomparse o uccisioni di personalità legate ai partiti di opposizione, in particolare il Chadema e l’ACT; persino un diplomatico, dimessosi dalla carica di ambasciatore presso Cuba in polemica col CCM, sembra sparito dalla circolazione.
Cosa ancora più grave, l’Independent National Electoral Commission (INEC) negli scorsi mesi ha escluso i due suddetti partiti di opposizione e i rispettivi candidati presidenziali dalle elezioni del 2025, Tundu Lissu e Luhaga Mpina – il primo è in carcere con l’accusa di tradimento e rischia la condanna a morte.
Fig. 1 – La Presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan
2. IL GIORNO DELLE ELEZIONI
La reazione della popolazione non si è fatta attendere, stremata dall’indebolimento delle Istituzioni democratiche e dalla mancata ripartizione dei benefici della crescita economica da parte del Governo. La gente tra il 29 e il 30 ottobre si è riversata nelle strade di Dar es Salaam, Dodoma e non solo, incoraggiata dai partiti di opposizione a manifestare contro l’esecutivo. Hassan ha reagito decretando un coprifuoco nazionale e schierando l’esercito nei centri urbani principali per dimostrare la volontà salda di mantenere l’ordine.
L’esito di questa tornata elettorale è andato secondo le aspettative: secondo i risultati ufficiali, la Presidente Hassan avrebbe ottenuto il 98% di preferenze, una vittoria totale su Salum Mwalimu, il più forte tra i candidati delle opposizioni “sopravvissuto” ai ban del Comitato elettorale, ma fermo allo 0,65%.
Fig. 2 – Operazioni di voto al seggio di Maundi, nell’area di Stone Town, Zanzibar, 29 ottobre 2025
3. LA TANZANIA NEL CAOS
Esiste una possibilità, per quanto remota, che il divampare delle proteste nel Paese possa trasformarsi in una vera e propria rivoluzione? Sicuramente si tratta di una fase particolarmente delicata: alcune fonti riportano di almeno 500 morti negli scontri con le forze di sicurezza La connessione a internet è stata interrotta e molti voli sono stati cancellati. Un sondaggio condotto da Afrobarometer evidenzia come una fetta consistente dei tanzaniani riponga fiducia nelle elezioni passate, nel futuro della democrazia nel Paese, e nella Commissione elettorale. L’INEC però è nominata dal Governo ed è probabile che lavori nei suoi interessi. È ragionevole pensare che, sulla base di questo dato, i manifestanti costituiscano una componente minoritaria della popolazione.
Tuttavia, è ancora presto per capire per quanto continueranno questi sommovimenti, e quale sarà il loro effettivo contributo. È opportuno seguire gli sviluppi di queste ore per comprendere il reale impatto delle proteste.
Antonio Magnano
“Tanzanian flag” by rb-“Tanzania Grunge Flag” by Grunge Love is licensed under CC BY


