Si è svolto in Venezuela il secondo vertice America del Sud – Africa allo scopo di lanciare la cooperazione tra i due continenti e di costituire un blocco più forte ed omogeneo. Preponderanti sono i ruoli di Chàvez e Gheddafi
AMAFRICA? – Alle nostre latitudini l’evento è passato del tutto inosservato, eppure sulla isola di Margarita, al largo delle coste venezuelane, si è svolto un importante summit internazionale che ha coinvolto parecchie decine di Stati. Si è trattato del secondo vertice America del Sud – Africa, che si è svolto domenica 27 settembre, appena dopo la sessione dell’Assemblea Generale ONU e il G-20 di Pittsburgh, e forse anche per questi motivi ha ricevuto poca copertura mediatica. L’incontro, però, c’è stato e ha prodotto anche un documento finale zeppo di articoli: 95 per la precisione. I rappresentanti delle nazioni dei due continenti hanno rilanciato la volontà reciproca di aumentare la cooperazione in vari fronti: dal commercio all’educazione, passando anche per l’impegno a fare pressione congiuntamente per riformare in senso estensivo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Non è mancata anche un’idea originale del presidente venezuelano Hugo Chávez, che ha proposto di costituire due società multinazionali che pongano sotto controllo lo sfruttamento delle risorse naturali. Infine, è giunta la consueta dichiarazione politica di contrarietà all’embargo imposto dagli Stati Uniti a Cuba, e un’ulteriore dichiarazione per una risoluzione definitiva della questione delle Isole Falkland (o Malvinas), al largo dell’Argentina ma appartenenti alla Gran Bretagna.
I PROTAGONISTI – Due sono i personaggi che hanno dettato tempi e tematiche del vertice: per il Sudamerica Hugo Chávez, per l’Africa il colonnello Muhammar Gheddafi. Tra i due c’è da anni una sintonia che ha portato al reciproco riconoscimento come leader politici e morali della rinascita dei rispettivi continenti: il caudillo di Caracas vede nel dittatore libico il Simón Bolívar africano, mentre Gheddafi considera Chávez un esempio per tutti i popoli liberi e rivoluzionari. I due si sono anche riuniti privatamente al termine della riunione per un incontro bilaterale, che ha prodotto la stipulazione di otto accordi di cooperazione tra Venezuela e Libia. Meno importante è stato invece il ruolo del presidente brasiliano Lula, evidentemente poco fiducioso verso questo tipo di incontri.
PROSPETTIVE – L’avvio di una vera cooperazione Sud-Sud, esistente non più solo a livello di teoria delle relazioni internazionali ma come la realizzazione concreta di rapporti di reciproco interscambio tra America del Sud e Africa, non può che essere considerato positivamente. L’Africa, infatti, è protagonista di una stagione di sviluppo che, seppur lentamente, sta cominciando a renderla un continente non più dato per “spacciato”, ma finalmente in grado di giocarsi le proprie possibilità di crescita. Una relazione più stretta con l’altra grande “esclusa” dal consesso delle relazioni internazionali potrebbe giovare a entrambe le regioni e portarle ad acquisire maggior peso politico, di pari passo con lo sviluppo economico. Tuttavia è lecito sollevare alcuni dubbi. Innanzitutto sull’efficacia di questi vertici, che rischiano di non portare a risultati davvero concreti. E poi perché potrebbero ridursi a cassa di risonanza della propaganda di dittatori come Chávez e Gheddafi, che potrebbero giocare la carta della multinazionale delle commodities come un tentativo per creare un nuovo “cartello” del petrolio: Venezuela e Libia sono infatti i principali produttori di idrocarburi delle rispettive regioni. Più pragmatici sembrano essere invece gli interessi del Brasile, che con Petrobras ha investimenti in Nigeria e Angola e non è interessato a trascinare i Paesi africani in una lotta politica contro le potenze occidentali.
Davide Tentori