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Per chiudere il triangolo, per (ri)spostare la cartina

Chissà se non ve lo siete mai chiesto…eppure la nostra cartina, col Pacifico e non l'Atlantico al centro, lancia un messaggio ben preciso: Usa e Cina al centro del mondo, Europa ai margini. Cosa può fare l'Europa, al di là della sua storica alleanza atlantica? Chiudere il triangolo, e rinsaldare sempre più i suoi legami con Pechino. La visita del premier cinese Wen Jiabao quattro Stati europei, Italia compresa, ci aiuta a fare il punto della situazione

AVVENIMENTI RECENTI – Lo scorso 27 settembre, la portavoce del Ministero degli Esteri Cinese, Jiang Yu ha ufficializzato le visite del Premier del Consiglio di Stato Cinese in Europa. Oltre al vertice dei capi di stato di Europa ed Asia, Wen Jiabao ha visitato la Grecia, Belgio, Italia e Turchia, su invito dei premier Papandreouel, Yves Leterme, Silvio Berlusconi e Recep Tayyip Erdogan. Sono ben 70 le attività cui Wen Jiabao ha preso parte durante questo tour di 8 giorni in Europa. In Grecia, ha incontrato il Presidente Papoulias e il primo ministro, siglando numerosi documenti di cooperazione e dichiarazioni congiunte su un sistema di partnership globale. Il senso della visita è quella della necessità di “rafforzare la fiducia per superare le attuali difficoltà”, titolo del suo discorso tenuto nel Parlamento Greco. In Italia, dove si celebrava il 40° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, il Presidente ha incontrato le massime cariche dello stato, firmando ben 17 documenti di cooperazione e accordi bilaterali. Durante la visita in Turchia il premier ha avuto un incontro con il presidente turco Abdullah Gul, e il primo ministro Erdogan, firmando anche in questo paese una serie di documenti di cooperazione. Ancor più significativa è ovviamente la sua partecipazione all’8° vertice dell’ ASEM e al 13 vertice tra UE e Cina, a Bruxelles, dove Wen Jiabao ha co-presieduto la riunione con il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy, e il Presidente della Commissione Barroso.

PASSO DOPO PASSO – Da quando Christopher Soames visitò la Cina nel 1975 in qualità di Commissario Europeo, dando così inizio alle prime relazioni diplomatiche con il paese e l’Unione Europea, i rapporti tra Cina ed Europa si sono costantemente intensificati. La cooperazione tra i due paesi non si ferma ad un rapporto di collaborazione economica, ma va ad abbracciare tutta un’ampia fascia di intese atte a stringere questi due poli in un contesto di mutuo scambio di elementi, – anche e soprattutto- culturali e sociali. Benché gli accordi economici siano comunque in maggioranza, a partire da quello del 1985 siglato a Bruxelles, Accordo sulla Cooperazione Economica e Commerciale, il trend delle relazioni è stato quello di creare un’affinità ben più forte di quella meramente economica. Negli anni ’90, dopo il raffreddamento del rapporto a causa degli eventi di piazza Tian’anmen, si è registrato un forte aumento della soglia di collaborazione, e in questo si legge chiaramente l’intenzione dell’Unione Europea di rendere la Cina un partner affidabile anche in termini di rispetto dei diritti umani. Le relazioni economiche s’intensificano di pari passo rispetto a quelle diplomatiche, e risale proprio al 1996 il primo degli incontri tra Europa ed Asia (ASEM) tenutosi anche la scorsa settimana. Il nuovo millennio ha rappresentato sicuramente un ulteriore momento di slancio, con l’entrata della Cina nel WTO. E infatti sono moltissimi i temi su cui verte il dialogo politico: a partire dalla sicurezza in Asia, alla lotta all’immigrazione e al traffico di esseri umani, così come il contrasto del riscaldamento globale. Grazie alla regolarità con cui gli attori politici si trovano a discutere di queste questioni viene assicurata una maggiore considerazione dei temi ch’essi trattano. Le modalità degli incontri sono davvero molteplici e si va dai vertici annuali tra i capi di stato o di governo (tenuti alternativamente in Cina o in Europa), ad incontri semestrali tra gli Ambasciatori dei paesi Europei e il Ministro degli Esteri, a Pechino, o incontri semestrali tra il Ministro degli Esteri dello stato di Presidenza Europea e l’Ambasciatore cinese in questo paese.

DIRITTI UMANI – In questo senso la Commissione Europea ha un ruolo di fondamentale importanza, sostenendo un dialogo orientato al rispetto dei Diritti Umani. Oltre a questo programma di cooperazione e promozione di una cultura di rispetto dei Diritti Umani, la commissione contribuisce anche al rafforzamento del ruolo della società civile in Asia, tramite un programma di Cooperazione Legale e Giuridica. A proposito dei Diritti Umani, il Presidente del Parlamento Europeo, Buzek, ha dichiarato di apprezzare l’apertura al dialogo del Primo Ministro Cinese, e benché rimangano ancora numerose ombre, come la questione in Tibet, o la libertà di espressione, il Parlamento continua in un’ottica di dialogo aperto, senza dimenticare l’esigenza del rispetto reciproco dei valori fondamentali, di cui l’Europa si fa portatrice. In questo senso si può leggere l’assegnazione del premio Sacharov per la libertà di pensiero all’attivista cinese Hu Jia, che nel 2008 si è dimostrata essere una presa di posizione ferma dell’UE.

PROSPETTIVE – L’appena trascorso summit a Bruxelles per il vertice ASEM rappresenta un ulteriore e fondamentale gradino nella storia della relazione tra Cina ed Europa. L’ UE è infatti il primo partner economico per la Cina, che a sua volta è il secondo partner commerciale del continente europeo, e dunque risulta comprensibile come il vincolo a doppia mandata si trovi ora, anche a causa della crisi, ad un turning point, e le prospettive potrebbero essere davvero inaspettate, ad esempio un cambio nella preferenza di alleato strategico globale da parte dell’Unione Europea. In conclusione, è normale che, in quest’ottica di stretta collaborazione, cambino anche le dinamiche e gli equilibri di governance mondiale, con lo spostamento piuttosto consistente dei pesi nella bilancia di ridistribuzione del potere economico, orientata in questo momento verso Est. E forse è proprio per questo che l’Europa sembra così interessata ad avere un rapporto esclusivo con la Cina, perché consapevole di quanto il Dragone Cinese possa essere di traino in un quanto mai prossimo futuro. Certo, in questo processo l’UE ha anche investito molto, sia in termini di spesa reale, sia nel provare a tenere una posizione salda rispetto alla necessità di fermare le violazioni dei diritti umani nel territorio asiatico. Ad oggi rimangono ancora molti i chiaro-scuri nel ritratto della Cina, ma una visione in prospettiva di un’alleanza strategica tra questi due paesi non può che essere accolta con favore.

Samuele Poletto [email protected]

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