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Doha chiama Bali (I)

Lunghezza ed impasse: se si potesse riassumere un argomento cosi vasto ed importante in due parole, queste sono sicuramente quelle che caratterizzerebbero di più il Doha Round nell’immaginario collettivo. Nonostante, o forse proprio a causa della portata storica di questo ciclo di negoziazioni, le trattative per liberalizzare il commercio internazionale, inizate a Doha, Qatar, nel 2001, ancora non riescono a trovare il punto.

 

I PRECEDENTI – Se crediamo nella validitĂ  degli auspici, alla maniera degli antichi Greci, bisogna notare che questo round di negoziazioni non è esattamente nato sotto una buona stella. Studiato per essere tenuto a Seattle nel 1999, con il nome di “Millenium Round”, ha però dovuto cambiare data e sede in favore di Doha, Novembre 2001, a causa delle forti proteste nella cittĂ , che accusavano il Round di scarsa trasparenza e spregiudicatezza economica. Pochi mesi prima del nuovo inizio, però, gli Stati Uniti venivano attaccati al cuore del loro sistema, con l’attentato alle Torri Gemelle, facendolo quindi scivolare di nuovo in secondo piano nell’agenda diplomatica mondiale.

 

GLI OBIETTIVI – Lo scopo dichiarato dei Doha Round è quello di liberalizzare il commercio mondiale, creando un sistema piĂą fluido e dinamico, in grado di creare vantaggi per le economie giĂ  avanzate, e favorire lo sviluppo di quelle ancora in crescita. Il piano prevedeva numerose liberalizzazioni, dall’abolizione dei dazi e delle sovvenzioni all’agricoltura, sino ad un piĂą facile accesso alle medicine, per un incremento stimato del commercio mondiale del 20% annuo, pari a circa 7 miliardi di dollari. Purtuttavia, quando gli interessi in gioco sono cosi grandi e gli attori cosi numerosi e diversi tra loro, trovare un terreno comune è spesso difficile, e il Doha Round non fa ecceezione: una delle questioni piĂą controverse è stata, per esempio, l’abolizione dei dazi sull’agricoltura, abolizione che rischierebbe di favorire troppo i paesi emergenti con economie commerciali aggressive (Cina, Brasile), mentre danneggerebbe alcuni stati ancora non sviluppati e poveri di infrastrutture, senza contare che anche EU e Stati Uniti non hanno troppa fretta di abolire i propri sussidi in materia.

 

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Il Public Forum 2013 ha fatto da preambolo al round di Dicembre.

IMPASSE E RILANCIO – A causa di questo stallo, il Doha Round è stato diluito, dal 2001 ad oggi, in un susseguirsi di incontri tra funzionari, ambasciatori e diplomatici con risultati scarsi, se non praticamente nulli. Inoltre, per risolvere quest’impasse, negli anni i diversi Paesi si sono affidati ad accordi bilaterali o regionali, che potessero trattare, in maniera piĂą veloce, le condizioni ancora al palo a Doha, ma che, comprensibilmente, ne minavano ulteriormente le chances di successo. Preso atto della situazione, all’ultima conferenza ministeriale a Ginevra, il numero 1 del WTO, Pascal Lamy, ha dichiarato ufficialmente l’impasse del Doha Round e la necessitĂ  di rilanciare l’iniziativa, questa volta a Bali, dal 3 al 6 di Dicembre. Il WTO si presenta, questa volta, con un pacchetto nuovo e piĂą snello rispetto al suo predecessore, che vede le famigerate questioni agricole ridimensionate, diverse altre proposte sui dazi e anche delle proposte per lo sviluppo. Tuttavia, benchè la speranza sia che questa versione, limata rispetto alla sua precedente, incontri piĂą favore in Indonesia, la partita decisiva si sta giocando giĂ  in questi giorni. Infatti, solamente se i negoziatori troveranno un accordo prima dell’apertura del vertice, vedremo un documento condiviso uscire da Bali.

 

(Continua…)

 

Marco Lucchin

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Marco Lucchin

Ho 27 anni, sono originario del Varesotto ed appassionato di diplomazia e geopolitica. Laureato in Scienze Politiche in Cattolica con una tesi sul ruolo geopolitico di Taiwan, ho lavorato alla sede regionale del WHO a Copenhagen e ora mi occupo di sviluppo di start up digitali e geopolitica.

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