venerdì, 15 Novembre 2024

APS | Rivista di politica internazionale

venerdì, 15 Novembre 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

I missili anti-balistici

Miscela Strategica La storia della difesa antimissile è costituita soprattutto dallo sviluppo e dall’evoluzione degli ABM, che hanno lo scopo di proteggere gli Stati che li schierano dalla piĂą grande minaccia alla loro sicurezza ed esistenza: gli ICBM con testata nucleare. In questo articolo analizziamo la storia degli ABM, dagli studi iniziali, passando per i primi dispiegamenti e le limitazioni fino a dare uno sguardo agli ABM convenzionali degli anni Novanta

GLI ESORDI – L’esigenza di difendersi da attacchi missilistici nacque durante la Seconda Guerra Mondiale a causa delle V1 e V2 tedesche. Mentre si ottennero numerosi successi contro le prime, utilizzando i radar, la contraerea e gli aerei da caccia, per le V2 ogni difesa attiva si dimostrò inefficace, date le caratteristiche tecniche del missile, ovvero la quota massima raggiunta e la velocitĂ  sia di volo sia terminale. Successivamente alla Seconda Guerra Mondiale, negli anni Cinquanta, l’evoluzione della tecnologia e l’introduzione dei primissimi calcolatori automatici, meglio conosciuti come computers resero possibile lo sviluppo di sistemi anti-missili balistici (ABM – Anti-Ballistic Missile). L’Unione Sovietica iniziò gli studi sugli ABM nel 1953, optando per un sistema di tipo convenzionale (missili con testata non nucleare) basato su vettori V-1000. All’inizio degli anni Sessanta furono condotti i primi test d’intercettazione, inizialmente utilizzando missili senzatestata. Nel 1961 un V-1000 con testata esplosiva intercettò con successo una testata nucleare simulata rilasciata da un ICBM R-12. L’impatto avvenne ad una quota di circa 25 chilometri.

Un ABM Nike-Zeus
Un ABM Nike-Zeus

IL CANADA – In Nord America, tra i primi ad attivarsi con studi di fattibilitĂ  su sistemi ABM furono i canadesi. Le ricerche evidenziarono le limitazioni del tracciamento e puntamento del bersaglio utilizzando i radar. La precisione di questi sistemi diminuiva con l’aumentare della distanza e per assicurare una difesa ABM l’identificazione e tracciamento a lunga distanza è un fattore fondamentale per l’efficacia del sistema. Gli scienziati e i militari canadesi proposero un sistema di tracciamento, puntamento e inseguimento del bersaglio basato su sensori all’infrarosso in grado di seguire la traccia termica lasciata dal motore dell’ICBM in arrivo. Il sistema si sarebbe basato su una rete di sensori largamente distribuita a livello geografico e su missili intercettori propulsi attraverso motori a propellente solido, per aumentarne la semplicitĂ  di sviluppo e costruzione e la prontezza operativa. Gli ingenti tagli al bilancio della difesa fecero sì che il progetto rimanesse sulla carta.

GLI USA – Gli Stati Uniti, inizialmente, non dedicarono molte risorse allo studio e allo sviluppo degli ABM, concentrandosi sulla produzione di numerosi bombardieri strategici armati di bombe nucleari. Il lancio (tramite un ICBM) del primo satellite artificiale sovietico, lo Sputnik-1, indusse il Pentagono a rivedere la strategia statunitense e a finanziare progetti di ABM. L’Esercito sviluppò il missile LIM-49 Nike-Zeus, derivato dal vettore contraereo Nike-Hercules. Il sistema prevedeva che il Nike-Zeus intercettasse la testata in arrivo utilizzando un’altra testata della potenza di circa 25 chiloton (la bomba che colpì Hiroshima era di circa 16 chiloton). La versione B del Nike-Zeus era stata studiata per colpire bersagli ad una distanza maggiore ed utilizzava una testata di circa 400 chiloton. Il programma Nike-Zeus fu sin dall’inizio bersagliato da numerose critiche per i suoi alti costi di sviluppo. Inoltre, l’Aeronautica degli Stati Uniti (USAF – United States Air Force) sostenne che era decisamente piĂą semplice costruire un numero maggiore di testate nucleari, per garantire la mutua distruzione assicurata (Mutual Assured Distruction – MAD) con il nemico, che investire denaro in un sistema che non era in grado di assicurare una copertura territoriale totale avendo la capacitĂ  di colpire solamente un bersaglio per volta. Il Nike-Zeus fu cancellato definitivamente nel 1963. Nel frattempo, le innovazioni nella tecnologia radar permettevano un sensibile incremento nel raggio di tracciamento e la possibilitĂ  di ingaggiare piĂą bersagli alla volta. Gli USA pensarono quindi di sviluppare nuove versioni di ABM sulla scia del Nike-Zeus, ma dovettero confrontarsi con i blackout radar causati dalle esplosioni nucleari ad alta quota. Il problema fu affrontato con il progetto Nike-X. PiĂą conosciuto come Sentinel (il nome fu dato nel 1967 dal Segretario alla Difesa Robert McNamara), il sistema prevedeva una difesa su due livelli. Il primo livello utilizzava il missile Spartan (Nike-Zeus modificato) a lungo raggio, armato di una testata nucleare di circa 5 megaton. Il sistema doveva ingaggiare le testate in arrivo disattivandole con i raggi X provocati dalla detonazione della sua testata sopra l’atmosfera. Per gli ICBM che riuscivano a superare lo Spartan, erano pronti i missili Sprint ad alta velocitĂ  e dotati di una piccola testata tra 1 e 3 chiloton. Il Sentinel era pensato per fornire una copertura totale del territorio statunitense, con l’approvazione del Presidente Lindon B. Johnson. Anche in questo caso però, ci si rese conto che il sistema non era in grado di fermare un attacco sovietico (era sufficiente contro un attacco cinese) perciò i suoi alti costi di sviluppo e mantenimento non erano sostenibili a livello strategico.

Uno dei siti ABM A-135  a protezione di Mosca
Uno dei siti ABM A-135 a protezione di Mosca

GLI ANNI SETTANTA – Negli anni Settanta sorsero due limitazioni allo sviluppo e dispiegamento degli ABM: una di natura tecnologica, l’altra giuridica. La prima consisteva nell’introduzione su larga scala delle MIRV (Multiple Independently targetable Reentry Vehicles-Veicoli di rientro multipli con obiettivi indipendenti), ossia le testate multiple. Queste, separatesi dall’ICBM nella fase di volo spaziale, entrano nell’atmosfera ognuna puntando al proprio bersaglio, facendo sì che un singolo missile possa colpire decine di obiettivi differenti. L’introduzione di questa tecnologia rese (e rende) inutile gli ABM a copertura territoriale totale. La limitazione giuridica fu invece la firma e la ratifica del Trattato sui Missili Anti-Balistici del 1972. Questo trattato poneva un limite di 100 ABM a testata nucleare schierabili per proteggere una singola area opportunamente delimitata. Nel seguire queste disposizioni, gli Stati Uniti schierarono per due anni (1975-1976) il sistema Safeguard a protezione del sito di lancio di ICBM in Nord Dakota (il Safeguard utilizzava lo stesso sistema del Sentinel). Dal canto suo, l’Unione Sovietica decise di mantenere operativo solamente il sistema A-35 (composto da due tipi di missile, uno per l’intercettazione a lungo raggio e extra-atmosferica e l’altro per colpire le testate sfuggite al primo) a protezione di Mosca. Il sistema fu aggiornato nel 1980 e ribattezzato A-135.

Missili Hawk dei Marines
Missili Hawk dei Marines

GLI ANNI NOVANTA – Negli anni Novanta furono sviluppati e schierati i primi ABM tattici a testata convenzionale. I primi furono il sistema Arrow israeliano, testato giĂ  nel 1990, e l’adattamento del sistema antiaereo Patriot americano. Quest’ultimo fu il primo ad essere utilizzato in teatro bellico in funzione ABM durante l’operazione Desert Storm in Iraq nel 1991, con lo scopo di protezione delle forze e del territorio israeliano dai missili Scud iracheni (armati con testate convenzionali, ma capaci di trasportarne anche di tipo chimico-batteriologico). I Patriot si rivelarono meno efficaci del previsto in funzione ABM a causa del loro radar incapace di distinguere tra la testata vera e propria e il missile che l’aveva rilasciata. In caso di necessitĂ , gli Stati Uniti possono anche disporre degli incrociatori classe Ticonderoga e dei cacciatorpediniere classe Arleigh Burke dotati del sistema Aegis (il nome deriva dallo scudo della dea greca Atena). Il sistema nacque per la protezione dei Gruppi da Battaglia delle portaerei USA, ma le navi dotate di tale sistema possono anche essere schierate a protezione di aree geografiche con funzione ABM.  L’ Aegis si basa su tre elementi: il radar, il sistema di lancio e il missile vero e proprio. Il radar di scoperta e tracciamento possiede la capacitĂ  di identificare e seguire bersagli multipli a lungo raggio sia in aria sia nella stratosfera. Il missile standard adoperato per l’intercettazione è il SM-2 (Standard Missile – 2) a guida radar semi-attiva e con testata convenzionale. Il missile è stato introdotto nel 1988. Dal 1998 è in servizio la versione migliorata Block-IV con il raggio d’azione ampliato. Dopo la Prima Guerra del Golfo, il presidente George Bush Sr. propose lo sviluppo di un sistema ABM con missili a testata convenzionale per proteggere il territorio USA da un attacco limitato di ICBM. Il programma è stato ribattezzato Ground-based Midcourse Defense (GMD – Difesa basata a terra per colpire missili in volo). Dal 1998 la Boeing guida un consorzio di diverse industrie, ognuna responsabile dello sviluppo e della costruzione di parte del sistema. GMD dovrebbe divenire pienamente operativo a breve e rimanere in servizio almeno fino al 2032.

Emiliano Battisti

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di piĂą? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in piĂą iscrivendoti

Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

Ti potrebbe interessare