venerdì, 26 Aprile 2024

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"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

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Arida instabilitĂ 

Caffè Nero – Occhi puntati sulla situazione nel Corno d’Africa dove la siccità e la fame stanno provocando conseguenze sempre più tragiche sulla popolazione; uno sguardo al Sud Sudan che prova a costruirsi una propria identità e ad essere autore della propria storia, al Senegal che cerca democrazia, alla Guinea che teme l’ennesimo golpe, alla Nigeria che cerca riparo e al Malawi che protesta

SOMALIA – I paesi del Corno d’Africa sono stati colpiti da una forte siccità che sta portando disperazione, fame e morti. Il numero delle persone che hanno bisogno di aiuti e sostentamento alimentare sale di giorno di giorno e la Somalia resta al momento uno dei paesi maggiormente colpiti vista anche l’instabile situazione politica. Aumentano gli sfollati che cercano aiuto a Mogadiscio o presso il campo profughi nell’Ogaden etiope. Mercoledì scorso l'Onu ha dichiarato l'emergenza siccità, affermando che la carestia sta affliggendo il paese, e annunciando il suo più grande sforzo umanitario insieme ad altre ong operanti sul territorio. Attualmente in Somalia vige un governo transitorio cosi come voluto dagli accordi firmati il 9 Giugno scorso a Kampala. Il governo transitorio somalo però controlla solo la metà di Mogadiscio, visto che l’altra metà è stata attaccata dal movimento islamista degli Shabab, il gruppo di ribelli islamici che accusa le Nazioni Unite di aver diffuso dati esagerati sulla carestia nel sud del paese africano con il solo obiettivo di politicizzare la crisi. Per gli Shabab la presa di posizione dell'Onu resta solo una propaganda fallita e priva di solidità.

ETIOPIA – Anche l’Etiopia è stata colpita dalla forte siccità e adesso è scattato l’allarme per il rischio del propagarsi del colera e della malaria. L'Etiopia è affamata. La siccità devastante che flagella tutto il Corno d'Africa minaccia oltre 10 milioni di persone. La terribile carestia che 26 anni fa colpì l'Etiopia fece oltre un milione di morti, nonostante l'aiuto internazionale. Il terrore è che questo scenario potrebbe ripetersi. Intanto il governo etiope resta uno dei protagonisti fondamentali nella gestione delle problematicità somale e del corno d’Africa allargando il suo ruolo non solo tecnico-militare, ma soprattutto politico.

SUD SUDAN – Il 9 luglio è nato il nuovo stato africano, separatosi dal Sudan dopo anni di guerra. L’area continua ad essere instabile e non sarà certo la proclamata indipendenza a riportare la calma. Con la separazione del Sud Sudan Khartoum ha perso una quota sostanziale della produzione petrolifera; a ciò si aggiungono altri problemi economici, come un’inflazione già galoppante. La crisi aperta circa la regione petrolifera di Abyei pare sia parzialmente rientrata a fine giugno, quando ad Addis Abeba i due governi hanno raggiunto due accordi: uno ha definito un’intesa militare e l’altro ha riguardato il Kordofan meridionale e il Nilo Azzurro, due regioni ufficialmente sotto Khartoum, ma che si erano militarmente opposte al governo sudanese. Intanto il governo del Sud Sudan ha messo in circolazione la sua nuova valuta, la Sterlina sud-sudanese. I negoziati tra i due Paesi non sono mai veramente partiti, dal momento che Khartoum si rifiuta di riacquistare le sue sterline che circolano nel Sud. Resta l'incertezza sulla diatriba che oppone Juba a Karthoum e che riguarda l'uso degli oleodotti sudanesi puntati verso il Mar Rosso.

SENEGAL – Il presidente Wade vuole modificare la costituzione e Dakar scende in piazza. Nonostante i freni della polizia che ha causato due morti e altri feriti, la folla si è spinta fino ai palazzi presidenziali.

La modifica vorrebbe l’immediata assegnazione al vicepresidente della poltrona presidenziale, nel caso quest’ultima divenisse vuota, e modificando la legge elettorale avrebbe consentito di aggiudicarsi la presidenza ottenendo solo il 25% delle preferenze invece della maggioranza assoluta richiesta dall’attuale costituzione.

Il Clima era già molto caldo visto il malcontento popolare nei confronti del regime e l’intenzione di Wade di ottenere un terzo mandato presidenziale, nonostante la Costituzione ponga il limite di due. Le ire della popolazione erano già in procinto di scoppiare dal momento che continuano i frequenti blackout che paralizzano il paese e continuano a salire i prezzi dei generi alimentari.

GUINEA – Si teme che si sia trattato di un golpe non riuscito quello che il 19 luglio scorso che ha visto un copioso gruppo di persone armate prendere d'assalto la residenza privata del presidente guineano, Alpha Condé. Ancora non sono palesi le cause del grave gesto e molti vogliono trovare come spiegazione più logica quella di un golpe fallito da parte di alcuni settori dell’esercito più vicini a Sékouba Konaté. Le guardie personali di Condé sono riuscite a respingere l'attacco, che ha però lasciato l'edificio visibilmente deteriorato.

Condé è salito al potere lo scorso dicembre in seguito alle prime elezioni liberali dopo anni di dittatura militare. Un elemento positivo in questa vicenda è che la democrazia guineana ha dato prova di grande stabilità, sia perché la comunità internazionale ha subito condannato l’attacco al Presidente, sia perché la stessa opposizione guineana si è schierata in difesa delle istituzioni. Intanto si palesano altre ipotesi. Non potrebbero esserci interessi legati al narcotraffico? Questa è la domanda che si pongono alcuni analisti, considerando la sempre più forte presenza della Guinea nel gestire il narcotraffico colombiano in Africa occidentale.

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MALAWI – Nel centro del paese ci sono stati violenti scontri tra manifestanti antigovernativi e polizia seguiti alle manifestazioni contro la gestione economica del presidente Bingu wa Mutharika e la scarsa attenzione per i diritti umani. Nonostante gli interventi anche delle Nazioni Unite il presidente, ex economista della Banca Mondiale eletto per la prima volta nel 2004, non intende dimettersi.

NIGERIA – La Nigeria brucia e la popolazione cerca riparo dove può. Maiduguri, capitale del Borno, nell'estremo nordest della Nigeria, si è quasi svuotata. E' una città in guerra. La situazione è molto grave perché il gruppo radicale islamico di Boko Haram, da quando ha aperto le ostilità, ha praticamente colpito tutta l’area Nord della Nigeria e allo stato attuale risulta difficile definire e delineare le zone problematiche. E’ cominciata la sfida di Boko Harem contro gli organismi ufficiali nigeriani. Ma occorre che il Presidente Jonathan riporti ordine e si muova prima che la situazione si aggravi ancora. La setta intanto ha posto come ultimatum il ritiro immediato dei soldati del Jmtf dal Borno. Solo dopo ci si potrà sedere e negoziare. Ma il negoziato comporterebbe prima di tutto un riconoscimento politico del gruppo. E poi, trattare su cosa?

MAURITANIA – Quindici persone, sospettate di fare parte di al Qaida nel Maghreb, sono state arrestate nella regione desertica al confine con il Mali dove truppe mauritane sono da giorni impegnate a individuare i covi dei terroristi di al-Qaeda nel Maghreb islamico .In quest’operazione c’è stata l’appoggio da parte di un commando di soldati francesi.

Adele Fuccio

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