Le recensioni del Caffè – L’Asia può rappresentare una scelta di vita, un sogno o un’avventura straordinaria per chi decide di farla propria e di scoprire i tanti segreti che nasconde. Alen Loreti narra la vita di Tiziano Terzani, che ha vissuto e raccontato l’Asia come pochi.
Tiziano Terzani ha dedicato quasi tutta la vita al racconto delle trasformazioni e dei conflitti asiatici, viaggiando in questo grande continente che racchiude secoli di storia e popoli molto diversi gli uni dagli altri. Nella biografia di Alen Loreti, uscita lo scorso luglio per Mondadori, nella serie Piccola biblioteca, la vita di Terzani e il suo “cammino” sono descritti in modo preciso e documentato, con l’aggiunta di foto inedite, donate dai familiari del giornalista direttamente dall’archivio Terzani, di citazioni e rimandi agli articoli scritti dal reporter e ai suoi libri. Loreti, già curatore per Mondadori dei due Meridiani su Terzani, racconta le vicissitudini di uno dei più grandi giornalisti e corrispondenti esteri italiani del Novecento, e ci permette, una volta tanto, di non pensare all’Asia e agli Stati che la compongono come a semplici masse anarchiche di sviluppo e crescita economica, ma ci ricorda che in fondo non sono che miliardi di storie unite insieme dallo stesso filo conduttore, parti diverse di un disegno collettivo millenario, che deve essere spiegato e raccontato per essere capito da noi occidentali.
La vita di Terzani è stata decisamente, come dice il titolo del libro, un’avventura. Partita a Firenze, da una famiglia povera e di persone semplici, si conclude all’Orsigna, il rifugio che Terzani scelse per passare gli ultimi istanti della propria esistenza, sull’Appennino. Tra questi estremi ci sono quasi quarant’anni di lavoro e passione, di domande e risposte sulla vita, sull’uomo, sull’Occidente e su noi stessi. Un percorso che si è evoluto mano a mano che il giornalista cercava di raccontare i morti delle guerre, le decisioni prese e gli accordi tra Stati e grandi potenze, ma anche le più piccole storie che altrimenti non sarebbero state mai descritte. Un cammino che è maturato con l’esperienza e le conoscenze, e che è terminato a causa di una malattia incurabile, fonte anch’essa tuttavia di ispirazione per due libri che rappresentano il testamento di Terzani: Un ultimo giro di giostra e La fine è il mio inizio.
Terzani in Asia ha vissuto prima a Singapore, poi a Hong Kong, Pechino, Tokyo, Bangkok, New Delhi e sull’Himalaya. In tutti questi luoghi, in modi e tempi diversi, portò la sua famiglia, facendo sì che le persone che amava partecipassero alla vita che conduceva, anche se sullo sfondo, e rappresentassero il suo rifugio. In ogni cittĂ Terzani cercava di non apparire come l’occidentale conquistatore e invadente, come molti se ne sono visti, ma, attraverso il sorriso, trasmetteva la passione per la Storia e le culture che doveva descrivere. Gli articoli e i reportage sono migliaia, così come le fotografie scattate sul posto: di questo materiale nel libro ne abbiamo un assaggio, che ci permette di sognare e immaginarci l’Asia di allora. Il messaggio di Terzani attraverso le sue opere arriva forte e chiaro ai lettori e a coloro che si vogliono avvicinare ai suoi libri: il fiorentino ha sempre inseguito un’alternativa al “progresso” e al “modello” proposti dall’Occidente, affascinato dalle immense culture asiatiche. Una “diversa via” allo sviluppo, alla crescita come individui e alla felicitĂ , prima che alla mera ricerca del profitto e alle cifre numeriche che si leggono sui quotidiani economici. Attraverso una prosa scorrevole e di grande livello Terzani ha raccontato l’ideologia comunista nei Paesi asiatici, il socialismo e le dittature, ma anche la ricerca del benessere e della serenitĂ interiore. Deluso dalle atrocitĂ e dalle carneficine compiute per l’ideologia, non ha mai perso la speranza in un diverso modo di concepire il moderno e il progresso, affidandosi nell’ultima parte della vita ai giovani, secondo lui gli unici che potessero cambiare il mondo.
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Nella vita di Terzani c’è un grande amore, diverso da quello provato per la moglie Angela, sua compagna, aiuto e conforto nei momenti piĂą difficili, come durante la guerra in Cambogia, quando rischiò di essere ucciso dai rivoluzionari comunisti, e in Giappone, quando la depressione iniziò a farsi sentire, forte. Questo amore è quello per la Terra di mezzo, paese nel quale Terzani visse dopo diversi tentativi di stabilirvisi andati a vuoto, dal 1980 al 1984, anno dell’addio forzato. Un amore che non è mai scemato di intensitĂ , ma che si è anche trasformato nel tempo in delusione bruciante e sconfitta, entrambe subite tramite l’espulsione dal Paese con l’accusa di essere colpevole di «atti controrivoluzionari». La Cina forse è ciò che Terzani ha sempre rincorso e il vero centro, assieme all’India, del suo cammino, dalla sua evoluzione come uomo, prima che giornalista. Una Cina che è lontana anni luce da quella attuale, seconda economia del pianeta e forse unico traino della crescita mondiale. L’emblema di ciò che Terzani temeva, ovvero l’appiattimento di ogni cultura e diversitĂ alle logiche della globalizzazione occidentale. Ma un problema che non avrebbe evitato di affrontare, descrivendone l’evoluzione con passione e dovizia di particolari, come ha sempre fatto nell’arco della sua carriera decennale.
Nella biografia gli anni cinesi sono descritti come un grande gioco, un bluff che il Partito comunista utilizzava per nascondere la vera Cina agli occhi occidentali, e la cui scoperta è costata al giornalista la permanenza sul suolo cinese. Un duro colpo, uno shock dal quale Terzani nei primi anni non riuscì a riprendersi, cadendo anzi vittima della depressione. Con il passare degli articoli e dei viaggi e con la decisione di viaggiare e di rimettersi in gioco, spostandosi ancora, questa volta in India, Terzani tuttavia riuscì a ritrovare lo slancio dei tempi migliori. Regalandoci una grande opera come Un indovino mi disse e, più in là , Lettere contro la guerra, prima di scomparire solo materialmente, lasciando un grande testamento nelle sue opere e nelle sue idee.
Marco Bonaglia
Foto: surfstyle