La FAO celebra il 16 ottobre affrontando la malnutrizione e la fame nel mondo, con un focus specifico sull’agricoltura dei piccoli produttori. In tre sorsi, vi presentiamo l’evento e i suoi contenuti.
1. L’EVENTO – Le celebrazioni sono cominciate nella mattinata del 16 ottobre con la proiezione di un filmato sul tema Agricoltura Familiare – Nutrire il Pianeta e sono proseguite poi con l’intervento del direttore generale della FAO Josè Graciano da Silva, con la conclusione del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, preceduto dalla regina d’Olanda in qualitĂ di Sostenitore speciale del segretario dell’ONU per  la finanza inclusiva dello sviluppo. Tuttavia, pare che ci sia poco di cui essere ottimisti. Ancora 800 milioni di persone soffrono la fame: interi Paesi, soprattutto africani, lottano ogni giorno per combattere la malnutrizione delle proprie popolazioni. Il tema dell’edizione 2014, celebrata in 150 Paesi, è l’agricoltura familiare, argomento significativo, in quanto costituisce il riconoscimento del prezioso contributo che i piccoli e piccolissimi produttori agricoli portano ogni giorno alla food security del mondo, intesa come garanzia degli approvvigionamenti alimentari.
2. IL RUOLO DELL’AGRICOLTURA FAMILIARE – I nuclei familiari costituiscono, in molte parti del pianeta, l’ultima frontiera contro la fame, la gestione antropica del territorio che altrimenti sarebbe destinato alle pericolose colture industriali o alla desertificazione, l’argine contro la povertĂ . E ruolo sociale importante nell’equiparazione de facto della condizione femminile. La giornata di celebrazioni sarĂ l’occasione per tracciare il bilancio, in sede FAO, delle politiche mondiali fin qui sviluppate ed elaborare nuove strategie nell’ambito della relazione tra agricoltura e filiera agroindustriale. La sostenibilitĂ delle produzioni agricole sarĂ esaminata per verificare il raggiungimento degli obiettivi posti (fattore importante, basti pensare alla rilevanza che la nuova PAC attribuisce al “rinverdimento”), ma lo spazio maggiore sarĂ riservato al tema dello spreco alimentare.
3. IL COSTO DELLO SPRECO ALIMENTARE E LA FAME NASCOSTA – Vale piĂą di duemila miliardi di euro l’anno, una volta e mezzo il PIL italiano, quello che nella filiera alimentare completa, cioè dal campo agli scaffali di casa passando per la distribuzione organizzata, finisce nel cestino. Etichette poco chiare, mala gestione dei prodotti, conservazione sbagliata, consumismo: queste le cause fondamentali nell’opinione di Andrea Segrè, fondatore del Last Minute Market. Probabilmente tale spreco basterebbe per ridurre la malnutrizione nel mondo e riequilibrare l’impiego di risorse tra Nord e Sud. Attualmente permettiamo che un terzo del cibo che si produce finisca nel secchio. Se la FAO e l’ONU si occupano della fame “evidente”, sostenendo l’agricoltura familiare, l’organizzazione CESVI ha presentato l’edizione italiana dell’Indice Globale della fame (vd. Chicco in piĂą), rapporto curato da tre ONG internazionali. La fame si nasconde anche laddove non vi sono problemi di accesso al cibo. La carenza di micro-nutrienti, l’assunzione e il corretto assorbimento di vitamine e sali minerali costituiscono un nuovo metodo, multidimensionale, di misurazione della malnutrizione. I parametri considerati sono altri: l’incidenza percentuale di bambini sotto peso entro i primi 5 anni di etĂ , la proporzione di popolazione denutrita sul totale e il tasso di mortalitĂ al di sotto dei cinque anni.
Andrea Martire
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Un chicco in piĂą
L’Indice globale della fame (GHI) risulta migliorato rispetto al 1990, grazie soprattutto alla minore incidenza della mortalitĂ infantile nell’America latina (per lo più in Brasile, Colombia e Venezuela) e nel Sudest asiatico. Ma la situazione è critica in Iraq e in Eritrea. Il podio dei peggiori è completato proprio dall’Eritrea, ma l’Africa si conferma come il continente che soffre di piĂą, a causa soprattutto della situazione nel Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo e nelle Comore.
Laos, Cambogia e Myanmar soffrono di malnutrizione, ma presentano segnali di miglioramento, mentre Tailandia e Vietnam hanno decisamente lasciato alle spalle il peggio. Il dato che se ne trae è che rimane vera la lezione di Amartya Sen: la lotta alla malnutrizione passa per l’affermazione dei diritti individuali e inalienabili della persona.
Occorre favorire il sorgere degli orti locali (chiaro il richiamo all’agricoltura familiare) e innalzare le tutela per le donne, integrare le varie politiche locali e internazionali: difesa dell’ambiente, della scolaritĂ e dei diritti vanno inquadrate in un medesimo contesto. Se ne parlerĂ diffusamente anche a Expo2015.[/box]