Dalle elezioni dell’11 maggio 2008 la Serbia sta attraversando un periodo di transizione politico-democratica che dovrebbe condurla nell’alveo istituzionale della grandi democrazie occidentali. L’uscita di scena dello storico leader Koštunica è un tassello importante di questo cambiamento.
LA TRANSIZIONE – Il passaggio da un’epoca politica a un’altra si attua necessariamente attraverso il ricambio della classe dirigente, nuovi volti più spendibili sul panorama internazionale, e non legati alla vecchia nomenclatura serba. Questa è la cornice d’obbligo in cui va racchiusa la fuoriuscita di Vojislav Koštunica dal Partito democratico di Serbia (Demokratska stranka Srbije, DSS), del quale è stato padre indiscusso per 24 anni. Una questione interna a un partito che si riverbera forzatamente sul panorama politico nazionale e internazionale.
IL LUNGO ADDIO – Il ritiro di Koštunica dalla vita politica attiva ha origine ben lontana. Un primo passo fu compiuto all’indomani della tornata elettorale del 16 marzo, quando a seguito del peggior risultato elettorale di sempre del DSS (nessun deputato eletto nell’Assemblea nazionale, con appena il 4,24% dei voti), si dimise dalla carica di Presidente del partito, lasciando l’incarico ad interim a Sanda Rašković Ivić. La completa fuoriuscita decisa a metà ottobre, a seguito della decisione del congresso di partito di riconfermare alla presidenza Rašković Ivić (contro il candidato Milos Aligrudic), non deve perciò lasciare oltremodo sorpresi. L’accusa principale mossa da Koštunica alla nuova dirigenza è quella di voler snaturare il DSS della sua linea politica originaria (cioè completa neutralità del Paese, non adesione all’Unione europea, non riconoscimento del Kosovo, e assoluta contrarietà ad appoggiare un qualsiasi accordo con la NATO), privandolo cioè della sua essenza. Il congedo dell’anziano Presidente rappresenta l’addio a un vecchio modo di concepire la Serbia nel panorama politico internazionale, che trova sempre minore riscontro nell’odierna società civile e che, anzi, è vista dalle nuove generazioni di serbi come un ostacolo alla completa adesione del Paese all’Unione europea (a ogni modo non prevista prima del 2020).
CHE COSA SUCCEDERÀ DOPO – Nel breve periodo la decisione del padre fondatore del DSS di abbandonare la sua creatura avrà ripercussioni pesanti sul partito, indebolendolo ulteriormente e causando una nuova emorragia di voti. A livello nazionale, qualora le accuse lanciate da Koštunica ai suoi nemici interni dovessero trovare riscontro nei fatti, si avrebbe l’allineamento di un ulteriore partito di opposizione alla politica del gabinetto SNS-SPS-SVM, andando così a impoverire il numero delle voci contrarie e rafforzando ulteriormente nei fatti la leadership politica di Aleksandar Vučić, che di certo non ne aveva bisogno.
Valentino De Bernardis
[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in più
Politico conservatore serbo di lungo corso, fortemente anticomunista, Koštunica è passato alla storia per aver sconfitto alle elezioni del 2000 Slobodan Milosevic, ottenendo al primo turno oltre il 50% dei voti. Presidente della Repubblica federale di Jugoslavia dall’ottobre del 2000 al 2003, per poi assumere la carica di Primo Ministro nel marzo 2004 a capo di un Governo di minoranza, con l’appoggio esterno del Partito socialista di Serbia. Nel 2008 fu una delle voci più forti contro la concessione dell’indipendenza al Kosovo, che indirettamente ne causò la caduta del Governo.[/box]