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Libia: un aggiornamento

In Libia continuano gli scontri tra le diverse fazioni. Dopo l’allineamento tra il Governo e le forze del Generale Haftar contro le forze di matrice islamica, la creazione del Califfato di Derna, affine alo Stato Islamico, getta ulteriore benzina sul fuoco. E l’Italia? Un’analisi in 3 Sorsi

1. LA SITUAZIONE – La guerra civile in Libia sta subendo un’ulteriore evoluzione negli ultimi mesi. La situazione sul terreno vede il Governo “in esilio” di Tobruk (riconosciuto a livello internazionale) che sin da Ottobre, ormai riconosciuta la propria totale incapacitĂ  di fermare gli scontri tra le diverse fazioni, ha congiunto le sue forze con quelle del Generale Haftar, attivo con il suo esercito sin dall’inizio dei combattimenti e dotato degli equipaggiamenti migliori presenti nel teatro, tra i quali si annoverano elicotteri e cacciabombardieri (anche se in numero piuttosto esiguo). Alleate di Haftar, e quindi del Governo di Tobruk, ci sono le milizie dello Zintan, attive nella Tripolitania, anche se rimaneggiate dopo la sconfitta subita nella capitale libica ad opera della coalizione islamica Alba Libica (Fratellanza Musulmana piĂą altre milizie islamiche tra cui quelle di Misurata). Proprio contro questo gruppo, le forze di Haftar hanno lanciato diverse offensive in Cirenaica, soprattutto nell’area di Bengasi; il prossimo obiettivo e la presa di Tripoli, fatto confermato anche da un attacco aereo sulla cittĂ  di Zwara, 110 chilometri a ovest della capitale, colpendo una fabbrica e depositi logistici in mano ad Alba Libica. L’attacco ha provocato 8 morti e 42 feriti. La situazione è resa ancora piĂą intricata dalla presenza di Ansar al Sharia, gruppo legato ad Al-Qaeda, e dall’autoproclamatosi Califfato di Derna, che ha dichiarato di far parte dello Stato Islamico (potrebbe essere stato questo gruppo a organizzare i campi d’addestramento dell’IS in Libia). Entrambi i gruppi operano in Cirenaica e hanno avuto diversi scontri con le forze di Haftar.

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Il generale Haftar

2. GLI ATTORI ESTERNI – A un livello superiore rispetto a quello degli scontri sul territorio libico, si gioca una partita geopolitica tra attori della regione. L’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sostengono il Governo di Tobruk e, conseguentemente, l’esercito guidato dal Generale Haftar. Al loro fianco, seppur con minore appariscenza c’è l’Algeria, preoccupata che la destabilizzazione della confinante Libia possa avere effetti negativi sulla sua situazione interna, sempre precaria a causa dei mai completamente sopiti attacchi da parte di gruppi jihadisti. Il sostegno avviene tramite finanziamenti, forniture militari e alcune azioni dirette. Dall’altro lato, gli islamici di Alba Libica giovano del sostegno del Qatar, soprattutto a livello finanziario. Questa strategia è la contromossa rispetto alle azioni di Egitto ed Emirati Arabi Uniti, considerati rivali geopolitici da Doha. Al di fuori delle parti piĂą o meno coinvolte direttamente, c’è l’ONU che sostiene, al fianco di alcuni Paesi occidentali, la linea della creazione di un Governo di unitĂ  nazionale e dell’apertura di un dialogo tra le parti.

3. L’ITALIA – Il nostro Paese dovrebbe essere in prima linea nella risoluzione della crisi libica, poichĂ© è geograficamente molto prossimo (non è mai un bene avere uno Stato fallito nel “cortile di casa”) e dalle coste libiche partono la maggior parte delle imbarcazioni cariche di migranti dirette verso le nostre coste e, conseguentemente, l’Europa. Il neo Ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha rilasciato un’intervista nella quale specifica che il nostro Paese si muove in concerto con le Nazioni Unite e che non è escluso un intervento di peacekeeping sotto l’egida dell’organizzazione in caso le condizioni lo permettano e l’ONU decidesse in tal senso. Tutto questo è subordinato all’apertura del dialogo tra le parti e dell’istituzione di un Governo di unitĂ  nazionale. Teoricamente, il nostro Governo ha riconosciuto ufficialmente l’omologo che ora ha sede a Tobruk che è il risultato di elezioni seppur caratterizzate da scarsa affluenza a causa degli scontri. L’apertura di trattative tra le parti pare molto lontana nel tempo e difficile da ottenere visto il livello della violenza sul territorio; inoltre, non è da sottovalutare la presenza di Ansal al Sharia e dell’autoproclamatosi Califfato di Derna, i quali difficilmente abbasseranno le armi in favore delle trattative. Rispetto a un eventuale intervento ONU, Ezzedin al Awami, ambasciatore libico in Italia in pectore ha espressamente dichiarato che il suo Governo non accetterĂ  interventi di peacekeepers stranieri sul proprio territorio.

Emiliano Battisti

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Un chicco in piĂą

La cittĂ  di Derna si trova nell’est della Libia. Quando è stata conquistata da miliziani islamici ci si è resi conto che questi ultimi erano diversi sia da quelli affiliati all’alleanza Alba Libica sia a quelli di Ansar al Sharia legata ad Al-Qaeda. Poco tempo dopo infatti gli jihadisti presenti a Derna hanno autoproclamato il Califfato, del quale hanno affidato la guida a Abu Bakr al Baghdadi, a capo dello Stato Islamico. Conseguentemente le azioni violente degli uomini del Califfato nella cittĂ  di Derna e nei territori limitrofi si sono conformate a quelle perpetuate dall’IS in Siria e Iraq. [/box]

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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