Ieri, giovedì 29 Marzo, si è conclusa la conferenza di presentazione a conclusione del primo segmento attivato all'interno del Progetto Galileo, nato dalla cooperazione tra Unione e Agenzia Spaziale Europea. Il sistema orbitante vanterà entro la fine del 2019 ben 30 satelliti coordinati da vari centri di comando a terra e permetterà all'Europa di ottenere un sistema di navigazione satellitare globale indipendente dal GPS made in USA. Dietro ai progetti spaziali di Bruxelles, tuttavia, non c'è solamente l'obiettivo civile della navigazione aerea, marittima e terrestre, ma anche uno sguardo di lungo periodo sugli aspetti militari della tecnologia. La Politica di Sicurezza e Difesa europea, dopo aver ottenuto aspre critiche per la sua spettralità, attende ora un nuovo alleato sopra le nostre teste in grado di razionalizzare la cooperazione in materia.
ESA, NON SOLO UE – L'Agenzia Spaziale Europea è nata ufficialmente nel 1975 in seguito al fallimento comunitario nell'integrazione della ricerca spaziale sulle implicazioni scientifiche e sullo sviluppo di sistemi di lancio terrestre. ESRO ed ELDO, le due entità impegnate in tali campi, vennero così inglobate in un'unica agenzia che ha iniziato i suoi lavori nel 1980, portando verso importanti mete l'impegno spaziale nel vecchio continente. Oltre ad alcuni dei 27 membri UE, anche Norvegia e Svizzera prestano strutture, fondi e conoscenze all'ESA estendendo così il campo d'azione dei programmi scientifici e industriali.
TRA ROMA E PARIGI – Pur figurando solo terza tra i contribuenti ai progetti obbligatori e facoltativi dell'ESA, l'Italia è tra gli Stati più lanciati verso l'implementazione di una politica spaziale nazionale. Tramite l'ASI, l'agenzia spaziale italiana, i ministeri di Ricerca, Difesa e Telecomunicazioni contribuiscono a garantire alle industrie nostrane nuovi sbocchi e nuovi mercati per il know-how sviluppato nel tempo. Da parte sua la Francia è un membro fondamentale dell'ESA, oltre a garantire la preziosissima base equatoriale di lancio di Kourou (Guyana), per il settore di punta dei sistemi di lancio, dove l'azienda privata Arianespace detiene un quasi-monopolio a livello UE. Francia e Italia sono gelose delle competenze individuali che si sono ritagliate nell'ambito più vasto della cooperazione sotto l'egida dell'ESA, ma quando i competitors in campo sono USA e Russia, la via del compromesso rimane la più breve.
L'UNIONE FA LA FORZA – E' stata proprio una considerazione di tipo realista a portare le grandi partecipate del settore rispettivamente Alenia Spazio (Finmeccanica) e Thales (Alcatel) a fondersi in una delle multinazionali più importanti del settore aerospaziale e nella costruzione di moduli orbitali. Thales Alenia Space è un colosso con 11 siti industriali in 4 paesi europei, con un ricavo di 2 miliardi di euro nel 2010 e circa 7000 impiegati, ha svolto un ruolo di prim'ordine nello sviluppo dei sistemi di servizio ed integrazione del progetto Galileo. Peraltro Roma e parigi continuano a coltivare talenti e conoscenze al di fuori di tale cooperazione con Arianespace che continua a detenere il 60% del mercato mondiale di lancio e posizionamento di satelliti in orbita, compiendo in circa 25 anni 190 lanci commerciali. Finmeccanica non è da meno, con le sue spin-off Selex e Telespazio ha svolto un ruolo primario nello sviluppo del satellite israeliano Shalom e si è aggiudicata qualche settiamana fa la commessa per il satellite turco Gokturk.
PERCHE' GALILEO? – Dando uno sguardo allo strapotere americano sul fronte dei sistemi di navigazione e posizionamento globale (GPS) ci si potrebbe chiedere quale motivo abbia spinto l'ESA a sviluppare un progetto analogo e concorrente come Galileo. La ragione fondamentale è che il GPS statunitense nacque come sistema prettamente militare, per garantire una guida sicura ai sistemi missilistici intercontinentali e una navigazione certa ai piloti dell'USAF. Il programma subì una notevole accelerazione nel 1983 in seguito al famosissimo incidente che coinvolse un volo di linea coreano abbattutto per essere sconfinato accidentalmente in territorio sovietico, dove videro la morte 269 tra passeggeri e personale d bordo. Progettato per vestire le richieste della difesa americana il GPS ha subito negli ultimi anni un'estensione significativa nella navigazione marittima, nella telefonia mobile, nella gestione di emergenze e nella mappatura di zolle tettoniche e traffico aereo. L'eccessivo ampliamento delle declinazioni del sistema ha evidenziato alcune falle gravi e di conseguenza nuove possibilità di sviluppo concorrenziale. La scarsa copertura delle aree polari, l'eccessiva approssimazione di dati e coordinate e la mancanza totale di copertura per eventuali malfunzionamenti o sospensioni del servizio causa sicurezza nazionale, hanno portato l'ESA a pensare ad un'alternativa in versione prettamente civile della tecnologia a doppio-uso.
SUCCESSI, CRISI E RITARDI – Con i lanci avvenuti con successo dei satelliti Giove-A(2005) e Giove-B(2008) l'Unione Internazionale per le Telecomunicazioni ha garantito al sistema le frequenze radio necessarie per i test iniziali del progetto. Nel 2009 con l'incombere della crisi economico-finanziaria, i partner europei sono stati costretti a tagliare alcuni contributi necessari all'effettivo spiegamento del sistema, portando ad un ritardo nella data finale di entrata in funzione. Il 21 ottobre 2011 sono stati lanciati 2 dei 4 satelliti che nel corso del 2012 garantiranno la conclusione positiva della fase di validamento orbitale delle tecnologie destinate all'attivazione totale entro la seconda decade del duemila. Nella giornata di ieri l'ESA ha compiuto un un'ulteriore fase di completamento dei test preliminari delle funzioni, presentando ufficialmente le prossime tappe del percorso di Galileo.
L'OMBRA DEL DUAL-USE – Nonostante Galileo si presenti come uno dei risultati più positivi della cooperazione UE-ESA in campo spaziale, restano aperte alcune falle critiche nella caratterizzazione tutta civile del nuovo sistema europeo di navigazione. Pur essendo Galileo immatricolato come oggetto spaziale civile ad uso civile-commerciale infatti, la Politica europea per la Difesa e la Sicurezza potrebbe beneficiare ampiamente delle implicazioni ibride del sistema. L'attuale sistsema GPS offre già tali spazi di utilizzo garantendo possibilità di coordinamento logistico-operativo nello svolgimento di joint-operations in scenari instabili o in azioni di anti-terrorismo. Il completo dispiegamento del sistema Galileo garantirebbe inoltre l'indipendenza dell'Agenzia Europea per la Difesa dalle strutture satellitari americane, così come un'ambivalenza di fondo nell'integrazione strategica in campo NATO. A livello militare Galileo potrebbe quindi arrivare fino al punto di staccare quel cordone ombelicale che lega a doppio filo Bruxelles, Mons e Washington, garantendo all'UE maggiori possibilità di coordinamento solitario e un'indipendenza logistico-militare mai del tutto assaporata.
NELLE MANI DI CHI – La vera sfida che quindi si pone tra i vari membri di UE ed ESA è a chi affidare la gestione di politiche così innovative in campo strategico-operativo. Se il coordinamento tra Difesa Europea e Nato sembra destinato a proseguire nel tempo, è anche vero che dal punto di vista della sicurezza e difesa, Bruxelles da ancora adito a dubbi e incertezze di fondo riguardo all'intenzione reale dei 27 verso l'integrazione definitiva. Come ogni nuovo tassello nell'incredibile mondo della ricerca scientifica e tecnologica, anche la riuscita del progetto Galileo sarà determinata dalle figure e dalle struttiure che saranno chiamate a gestirlo de facto. Solo una volontà chiara e condivisa verso l'implementazione finale delle lacune europee in materia di sicurezza e proiezione internazionale garantiranno che tutti i passi finora compiuti non portino verso un deludente vicolo cieco.
Fabio Stella [email protected]