Lo scorso Marzo oltre due milioni di brasiliani sono scesi in piazza per manifestare contro Dilma Rousseff, il Governo e il Partito dei Lavoratori. Una crisi politica, acuita dalla perdurante stagnazione economica, che rende la Presidente il bersaglio del malcontento popolare. Al momento l’unica via d’uscita sembra il dialogo con l’opposizione.
PROTESTA – “Fora Dilma”, questo lo slogan gridato da un milione di persone, secondo i dati della polizia, che lo scorso Marzo sono scese nelle strade di San Paolo per manifestare contro lo stallo del Governo. Il 15 Marzo più di due milioni di brasiliani si sono riversati per le piazze di tutto il Brasile, in quella che è considerata la più grande manifestazione dal ritorno della democrazia, mossi dallo scandalo di corruzione che ha coinvolto l’azienda petrolifera statale Petrobras. I protagonisti della protesta appartengono alla classe media, cittadini istruiti e ben informati sui fatti che hanno denunciato lo spettro della recessione economica, l’aumento delle imposte e i tagli alla spesa pubblica. La stessa classe media che alle scorse elezioni presidenziali ha cercato una svolta per il Brasile favorendo l’opposizione, o semplicemente elettori delusi, e che ora accusano la Rousseff di non prestare attenzione alle reali cause della crisi, scaricando la responsabilità sul poco favorevole scenario internazionale, e di attuare misure di tagli alla spesa non previsti nella sua campagna elettorale. L’innegabile successo della manifestazione mette a rischio un Governo già minacciato dalla forte opposizione parlamentare, ma non tanto a causa della richiesta di impeachment nei confronti della Presidente, quanto piuttosto per il crescente rifiuto delle sue posizioni da parte della società brasiliana.
CORRUZIONE – Lo scandalo Petrobras in realtà risale allo scorso anno, quando nel Marzo 2014 un’inchiesta, che ha coinvolto i dirigenti dell’azienda petrolifera statale e le principali aziende di costruzioni e lavori pubblici, ha rilevato la formazione di un cartello per spartirsi i contratti e gonfiare i costi. Le indagini hanno coinvolto 54 politici tra cui nomi di rilievo come il Presidente della Camera dei deputati, Eduardo Cunha, e il Presidente del Senato Renan Calheiros, e hanno portato alla luce un giro di tangenti equivalenti a 3 miliardi di euro. Seppure la Rousseff non sia direttamente coinvolta, i brasiliani stentano a credere che non fosse a conoscenza dei fatti, visto che ha ricoperto la carica di Ministro dell’Energia dal 2003 al 2005, presiedendo il Consiglio di Amministrazione della Petrobras. Il malessere legato alla corruzione è rafforzato dalla poco favorevole congiuntura economica che sta attraversando il Brasile e nemmeno le promesse di Dilma, insieme ai Ministri José Eduardo Cardozo e Miguel Rossetto, con due proposte già avanzate negli scorsi anni (la riforma politica e misure per contrastare la corruzione) sono servite a rassicurare la popolazione. L’indignazione popolare rimanda alle passate denunce dello spreco di denaro pubblico a causa degli eventi sportivi, il Mondiale di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016, che hanno generato pochi benefici in virtù dei costi sostenuti e che stridono con il contesto di stagnazione e inflazione che ha frenato il miglioramento delle condizioni di vita della classe media.
Il nuovo Ministro dell’Economia e delle Finanze brasiliano, Joaquim Levy
ECONOMIA – Per quest’anno le previsioni della Banca Mondiale stimano che il PIL brasiliano crescerà dell’1%, mentre arrivano segnali poco incoraggianti dalla borsa, in calo del 17% negli ultimi sei mesi, complice il calo delle azioni della Petrobras. Un quadro economico poco favorevole e il Governo, per ora, non ha attuato provvedimenti concreti per rilanciare la gestione del Paese. Tra le poche misure attuate la svalutazione del Real, lo scorso gennaio, che però non ha avuto l’effetto atteso di favorire l’export e di sanare il deficit della bilancia commerciale. La Rousseff e il nuovo Ministro dell’Economia, Joaquim Levy, sembrano avere una visione contrastante, ma la Presidente per risollevare le sorti del suo Brasile sembra non avere altra scelta che affidarsi alle ricette liberiste dell’economista chiamato nel suo Governo. Non sono solo la scarsa crescita del PIL e la mancanza di investimenti a rendere lo scenario economico complesso, ma la crescita dell’inflazione. L’elevata inflazione, secondo gli ultimi dati al 7.7% , ha fatto calare la percezione del potere di acquisto delle famiglie del 20% dal 2013 ed è una delle principali cause di impopolarità della Rousseff. Sia nel 2013 che nel 2014 il tasso di inflazione ha superato la banda di oscillazione (vi è un 2% di tolleranza) a fronte di un obiettivo del 4.5%, rendendo necessario elevare il tasso di riferimento SELIC. La Banca centrale del Brasile ha attuato, infatti, un ulteriore aumento portandolo al tasso del 12.75% nello scorso mese, cercando di contrastare l’aumento dei prezzi amministrati dell’energia elettrica, dei combustibili e dei trasporti pubblici, oltre al riallineamento dei prezzi brasiliani ai livelli internazionali.
IL VUOTO POLITICO – L’economia preoccupa i cittadini brasiliani, ma il loro grido di attenzione sembra anche volto ad enfatizzare il vuoto politico creatosi nel Paese. La vittoria alle scorse elezioni della Rousseff, ottenuta con uno scarso margine di vantaggio, ha reso evidente la netta divisione presente all’interno della società brasiliana. Le proteste spontanee del 15 Marzo hanno avuto dei bersagli precisi: la Rousseff, il Governo e il Partito dei Lavoratori (PT); è stata proprio la massa della classe media, fortemente sostenuta dalla precedente politica di Lula da Silva e della Rousseff, a manifestare contro il cambio di rotta del PT, contestato dopo dodici anni al potere. Una protesta nata non solo dai simpatizzanti dell’opposizione, ma, soprattutto, dagli elettori delusi da Dilma, una protesta senza bandiere politiche per chiedere una maggiore lotta alla corruzione e una migliore gestione del denaro pubblico. Il Governo dovrà affrontare il difficile compito di risanare un’economia in crisi e riconquistare la fiducia dei suoi elettori; per questo avrà bisogno di tutto il sostegno dei suoi alleati in Parlamento, a partire dal Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB) e del dialogo con l’opposizione. Il Brasile, che vede calare sempre di più il consenso per la sua Presidente, per ora è in balia della piazza. Una nuova manifestazione contro la corruzione, il Governo e i tagli alla spesa pubblica è attesa per il prossimo 12 Aprile.
Annalisa Belforte
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