Il primo turno delle elezioni presidenziali in Egitto ha confermato molte ipotesi della vigilia ma ha anche presentato alcune interessanti sorprese. Nel frattempo si scalda la sfida tra Mohammed Mursi, candidato della Fratellanza Mussulmana, e Ahmed Shafiq, ex-generale di Mubarak e uomo dei militari. Si preannuncia un’altra sfida tra le due anime dell’Egitto moderno
IL VOTO: LA VERA CONQUISTA – Forse il dato dell’affluenza (46% circa) non parrà particolarmente alta per gli standard occidentali, ma bisogna ricordare come il vero successo raggiunto sia stato proprio il poter votare per la prima volta in elezioni libere e sostanzialmente senza incidenti rilevanti ai seggi. Eppure non basta fermarsi a questo dato, bisogna osservare i risultati per capire come si è votato e cosa potrebbe succedere in futuro.
LE CONFERME SCONTATE – Molte delle ipotesi della vigilia sono state confermate: Mohammed Mursi, candidato della Fratellanza, ha sì passato il primo turno, ma ha effettivamente scontato un forte calo di consensi rispetto alle scorse elezioni politiche, con un 24.8% di preferenze. Rimane il candidato più popolare, ma come già espresso nella nostra analisi pre-elezioni (Una poltrona per tre, https://ilcaffegeopolitico.net/central_content.asp?pID=1137), la Fratellanza ha mal gestito la propria vittoria elettorale ed è ora mal vista da una parte crescente del pubblico. Confermati anche il risultato modesto di Aboul Fotouh (17.4%, quarto posto) che nonostante le accuse di brogli paga invece la sua eccessiva vicinanza agli islamici più fondamentalisti, e il fatto che Amr Moussa (appena l’11.1%) abbia perso voti a favore di altri candidati liberali.
SORPRESE – Ed è proprio qui che vediamo le sorprese, che noi stessi non avevamo preventivato. Con il senno di poi il secondo posto (e passaggio al secondo turno) di Ahmed Shafiq con il 23.7% dei voti appare meno incredibile se si pensa che è lui l’uomo dei militari – il riferimento dopo l’esclusione di Suleiman. Che ci siano stati brogli a suo favore come accusano gli altri candidati o che effettivamente la gente abbia preferito la stabilità da lui proposta rispetto ai Fratelli, rimane il fatto che l’ex-generale di Mubarak è ora un serio candidato alla vittoria finale nonostante il suo passato in contrasto con la rivoluzione recente.
ALL’OMBRA DI NASSER – Altra sorpresa, ancora meno prevedibile, è stata quella del candidato Nasseriano Hamdin Sabbahi, del partito socialista Karamah, al terzo posto con il 17.4% dei voti. La sua campagna si è svolta tra le strade e la gente, con pochi fondi ma sempre a contatto con la gente e i lavoratori: forse proprio questo lo ha reso una sorta di paladino di chi non si fidava né delle promesse ormai meno credibili dei partiti islamici né di fantasmi del vecchio regime. Inutile puntare troppo il dito contro le contraddizioni riguardo alla figura di Nasser, Sabbahi ha preso il meglio del vecchio leader, inclusa la dialettica e vicinanza al popolo dei primi periodi, e l’ha resa un’arma vincente. Non andrà al secondo turno, ma il suo partito sarà da seguire nei prossimi mesi e anni, possibile punto di raccolta dell’opposizione liberale e popolare ai Fratelli e ai militari.
E ORA? – Nella migliore tradizione italiana, facciamo un po’ di conti per cercare di capire come sarà il secondo turno. Incredibilmente se sommiamo le percentuali dei principali candidati non islamici (Moussa, Shafiq, Karamah), otteniamo un 52.2%, segno di come attualmente esista una certa maggioranza che non vuole un presidente islamico. Bisogna però trattare tali dati con molta attenzione. Innanzi tutto non è per nulla detto che gli elettori di Moussa e Karamah decidano di votare per Shafiq, che potrebbero appunto vedere comunque come troppo vicino al vecchio regime. Inoltre l’affluenza del 46% citata all’inizio è indice di come una considerevole massa di elettori non si sia espressa: un bacino di voti enorme al quale entrambe le parti cercheranno di attingere per raggiungere la vittoria.
IL REFERENDUM SUI “FRATELLI” – La Fratellanza sicuramente ora si sente meno sicura, perché anche se i partiti che supportavano Fotouh ora hanno dichiarato il loro appoggio a Morsi, come abbiamo visto i conti appaiono sfavorevoli. Va visto in quest’ottica dunque il tentativo di delegittimare Shafiq, sfociato nell’incendio del suo quartier generale al Cairo. La posta infatti è molto alta: l’effettivo controllo del paese. La Fratellanza è arrivata a un passo e ora vede la preda sfuggire di mano, mentre l’esercito sta giocando tutte le sue carte per non perdere anche questa partita e mantenere il potere reale. E’ probabile che i toni rimarranno alti fino al secondo turno in Giugno, e non sono da escludere altri scontri di piazza.
Lorenzo Nannetti [email protected]