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Democrazia o assolutismo?

L’Egitto continua a non trovare pace: il Presidente egiziano Muhammad Morsi si attribuisce poteri quasi assoluti, mentre la bozza di costituzione è giudicata troppo filo-islamista. Ritornano le proteste in Piazza Tahrir e il paese si trova spaccato più che mai. E’ ora di fare un po’ di chiarezza su cosa succeda nel paese dei faraoni

 

Le recenti proteste in Egitto contro gli ultimi provedimenti del neo-eletto Presidente Muhammad Morsi, appoggiato dalla Fratellanza Mussulmana, derivano da un’insieme di questioni e motivazioni che possiamo riassumere in 10 punti fondamentali:

 

1) POTERE ASSOLUTO – Le nuove rivolte di questi giorni sono nate in seguito alla decisione del Presidente Morsi di attribuirsi poteri quasi assoluti decretando l’inappellabilitĂ  delle sue decisioni di fronte ai tribunali, inclusa la Corte Suprema. In altre parole significa che ogni decisione del Presidente, di qualunque natura, non è soggetta ad alcun controllo o regola e non può essere abrogata.

 

2) COME MUBARAK? – Per molti egiziani è sembrato un ritorno alla dittatura di Mubarak. Anzi, per certi versi anche peggio, perchĂ© lo stesso Mubarak non si era mai attribuito tale prerogativa – anche se nel suo caso era il controllo sui giudici della Corte Suprema a garantirgli mano libera. Ma c’è anche un altro elemento, che riguarda le parole del Presidente, scelte per tranquillizzare ma che, invece, hanno avuto un prevedibile effetto contrario.

 

3) L’OSTRUZIONE DELLA CORTE – Tutto questo deriva dal fatto che la mossa di Morsi ha un’origine ben precisa. Fin dalla sua elezione, il suo contrasto con la Corte Suprema è stato acceso: la Corte ha sciolto il nascente parlamento per via di cavilli burocratici e sta facendo ritardare i lavori dell’assemblea costituente che dovrebbe redigere la nuova Costituzione – ovvero proprio quella che regolerĂ , tra le altre cose, i poteri dello stesso Presidente.

 

4) INGENUITA’ – Di fronte a tale ostruzionismo, Morsi ha di fatto visto come unica alternativa lo scavalcare di fatto i giudici della Corte, ponendo unilateralmente il suo potere al di sopra del loro. Ha poi spiegato che tale iniziativa, che come detto gli ha dato un potere quasi assoluto, sarebbe stata “temporanea, provvisoria… fino a che la situazione non si fosse sistemata”. Questa frase è proprio ciò che ha maggiormente spaventato l’opposizione.

 

5) SPETTRI DEL PASSATO – In generale le dittature hanno sempre preso e mantenuto il potere instaurando una serie di regole non democratiche, spesso chiamate “Leggi di emergenza”, presentate proprio come nome “temporanee, provvisorie… fino a che la situazione non si sistema” e mai abrogate e mantenute per decenni. Per molti egiziani il linguaggio di Morsi è dunque parso uguale a quello di Nasser, Sadat e Mubarak.

 

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6) PASSO TROPPO LUNGO – In effetti la Corte Suprema è ancora piena di ex-sostenitori del precedente regime, che non hanno particolari legami con la Fratellanza Mussulmana che sostiene il Presidente, nĂ© con le ragioni democratiche della rivoluzione in generale. Tuttavia quello che ha maggiormente spaventato i laici e i moderati sono stati i mezzi impiegati da Morsi per raggiungere i propri scopi, così simili a quelli di un novello dittatore, da spingere nuovamente i rivoltosi in piazza. Molti analisti, noi inclusi, pensano che il sostegno internazionale ottenuto da Morsi per la tregua a Gaza lo abbia convinto, a torto, di poter avere la legittimitĂ  necessaria per portare avanti le sue drastiche misure interne senza opposizione. Si sbagliava.

 

7) COSTITUZIONE SBILANCIATA – Del resto la stessa Costituzione che Morsi spera di far approvare a breve appare principalmente un documento volto a ingraziarsi i movimenti islamici, piena di riferimenti poco chiari sull’importanza della Sharia come fondamento della legge dello Stato. In molti tra i laici denunciano come questo preluda a una riduzione delle libertĂ  individuali e i nuovi poteri del Presidente, se non revocati, avvicinano questo spettro. SarĂ  un referendum ad approvare la nuova Costituzione ma la fretta con cui Morsi sta cercando di arrivare al voto, combinato con i metodi impiegati e la maggioranza islamica nel paese, fa temere per il peggio per quelle frange di popolazione meno estremiste che si sentono poco tutelate dal nuovo corso.

 

8) LA FORZA DELLA PIAZZA –Esistono tre fattori da tenere presenti in questa crisi: il primo è la forza della piazza. Si può considerare la Fratellanza Mussulmana come la forza dominante del paese ma è bene ricordare che durante la rivolta anti-Mubarak la Fratellanza preferì tenersi ai margini e dunque la stessa intensitĂ  di rivolta di allora si può riverificare anche ora. Forse non è un caso che Morsi abbia preferito lasciare nella notte il Palazzo Presidenziale per rifugiarsi altrove.

 

9) PIAZZA PIENA, MA NON TROPPO – Secondariamente però, secondo alcuni reporter italiani sul posto, Piazza Tahrir non è così piena come durante le rivolte anti-Mubarak. Si parla di decine di migliaia, forse centinaia di migliaia, di manifestanti, ma non ancora il milione e oltre del picco della prima rivolta. Per ora ciò sembra essere bastato a mettere qualche timore nel neo-presidente ma sarĂ  sufficiente? E’ possibile che molta gente sia stanca di andare in piazza notando l’assenza di riforme liberali e la situazione economica ancora precaria nonostante le promesse di cambiamento. Dunque vincerĂ  la voglia di democrazia, portando in piazza ancora le moltitudini di riformisti? O stavolta sarĂ  la rassegnazione a dominare la scena?

 

10) LE FORZE ARMATE – L’ultimo fattore è la posizione delle Forze Armate. Morsi ha destituito i vecchi vertici, ma nella nuova Costituzione ha aggiunto la garanzia che il Ministro della Difesa sarĂ  sempre un militare. Un accordo tra Forze Armate e Fratellanza Mussulmana potrebbe dunque portare a un nuovo ordine dove però le somiglianze con il vecchio regime sarebbero davvero tante: potere assoluto e appoggio dell’esercito, con lo spettro della legge islamica. Sono questi fattori che fanno pendere la bilancia dell’opinione pubblica laica e riformista contro il Presidente Morsi: apparentemente è un democratico, e la mossa anti-Corte Suprema potrebbe essere davvero fatta nel bene del paese per permettere le riforme da lui volute. Ma le stesse riforme proposte non appaiono così democratiche e i suoi metodi ben poco liberali.

 

Lorenzo Nannetti

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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