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Il Governo sta per varare un piano volto a risolvere la diatriba con la minoranza curda. Ocalan, leader – in carcere – dei curdi, ne propone un altro. La Turchia, dopo la riconciliazione con l’Armenia, riuscirà a sciogliere anche questo nodo?

QUALE PIANO? – La tanto attesa road map promossa dal governo turco per tentare di risolvere la questione curda è stata programmata per il mese di ottobre; la decisione è stata presa per far coincidere il lancio dell’iniziativa con l’apertura dei lavori in Parlamento. Il ministro degli interni Atalay, durante recenti interventi, ha sottolineato come sia necessaria la creazione di un clima politico sereno per poter discutere in merito alle nuove riforme democratiche che – sottolinea il ministro – interessano tutto il paese. Ma dal canto suo Ocalan, leader del Pkk che sta scontando dal 2002 un ergastolo nella prigione di Imrali, ha consegnato ai suoi avvocati, verso la fine di agosto, una propria versione del progetto di risoluzione della questione curda in Turchia, un’apertura democratica che coinvolga lo Stato, la società civile e l’opinione pubblica internazionale.

 IL PIANO DI OCALAN – Il quotidiano “Bianet” ha pubblicato alcune bozze della road map redatta dal leader curdo. Il tema principale che viene sin da subito affrontato è quello sulla natura di questa proposta e sul fine ultimo che essa vuole raggiungere. Egli sottolinea come il suo progetto di unità nazionale sia un progetto per la stabilità mediorientale, con particolare attenzione verso la questione turca. Infatti tra le sue proposte c’è quella relativa alla lingua curda ed al diritto universale di poterla utilizzare ed insegnare liberamente, per preservare quell’elemento culturale che contraddistingue ogni popolazione. Inoltre fa riferimento al sistema della “guardia di villaggio”, sistema creato per poter controllare in maniera diretta e coercitiva le zone curde più pericolose. Questo sistema – sostiene Ocalan – deve essere sostituito da un tipo di polizia costituita dalla gente del posto, poiché il vecchio sistema ha creato solo disagi e violenze tra curdi. Un altro importante tema è quello sulla riforma della costituzione che risulta necessaria per poter avviare un processo di democratizzazione che includa la realtà curda. Per Ocalan il ruolo dei partiti all’opposizione è interamente volto a sabotare un progetto di questo tipo, poiché vorrebbe dire – secondo il leader del Pkk – il declino di formazioni come l’Mhp che hanno fatto della questione identitaria la propria bandiera, rifiutando qualsiasi tipo di apertura o riconoscimento alla minoranza curda.

ALCUNI DATI – Un sondaggio condotto dalla Fondazione SETA rivela come la questione curda venga classificata dal 55% degli intervistati come il maggiore problema da affrontare in Turchia. Ma altri sondaggi evidenziano come questo trend sia poco decifrabile, in quanto in molti casi la disoccupazione ed i problemi economici sono messi sullo stesso piano. Per quanto riguarda il parere sull’operato del governo relativo agli ultimi mesi, in un sondaggio realizzato dalla società A&G, il consenso in relazione alle riforme costituzionali e di apertura verso la questione curda è calato dal 60,9% di giugno a circa il 40% nel mese di agosto, questo per via della forte divisione all’interno della politica turca.

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L’APERTURA DEMOCRATICA VERSO LA QUESTIONE CURDA – Il pacchetto di riforme promosso dal Governo per accelerare la risoluzione della questione relativa alla minoranza curda è stato discusso in molte sedi istituzionali. Il ministro degli Interni Besir Atalay ha recentemente affermato come siano in procinto importanti iniziative, sul piano legislativo, per contribuire alla costruzione di un clima di unità nazionale, e allo stesso tempo riacquistare fiducia tra le fila della popolazione curda, divenuta negli anni diffidente a questo tipo di dichiarazioni di intenti. Tra le varie proposte c’è la revisione del controverso articolo 221 del codice penale turco, che autorizza la detenzione per tutti coloro che appartengono ad organizzazioni che operano in qualche modo contro l’operato dello Stato. Questo articolo è stato l’artefice, insieme alla legge anti-terrorismo, di numerosi casi di detenzione di minori, soprattutto durante le manifestazioni pro-Ocalan o durante le celebrazioni del Newroz, la tradizionale festa curda che si tiene ogni anno nel mese di marzo. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha più volte rimarcato la pericolosità di alcuni articoli del codice penale turco, tra cui l’articolo 221 che attua una sistematica violazione per quel che riguarda il rispetto dei diritti civili della società turca. Un’altra importante riforma è quella relativa al "Public Reform Act", la quale fu approvata già nel 2004 dal Parlamento turco ma venne bloccata dal veto dell’ex presidente Ahmet Necdet Sezer. Il testo della riforma prevede il trasferimento di alcuni poteri dall’amministrazione centrale a quelle locali, una sorta di decentralizzazione amministrativa che negli intenti a come principale obiettivo quello di responsabilizzare maggiormente le amministrazioni curde sul territorio.  

LE “OPPOSIZIONI” – Come anticipato il problema maggiore adesso in Turchia è la spaccatura creatasi all’interno del mondo politico turco. Se il Milliyetçi Hareket Partisi (Mhp), movimento di stampo nazionalista, ha sempre dichiarato il fermo rifiuto verso un apertura democratica nei confronti della minoranza curda, motivata dall’ideologia di “uno stato, una popolazione”, il Cumhuriyet Halk Partisi (Chp), ovvero il Partito Repubblicano del Popolo,  ha invece cercato di costruire una strategia alternativa, enfatizzando i problemi economici che affliggono il paese e valutando la proposta del governo come una macchinazione per occultarne la responsabilità relativa alla fallimentare politica economica, evidenziata dal grande tasso di disoccupazione degli ultimi mesi.  

IL “PIANO CURDO” DEL 1989 – Sulla stampa turca degli ultimi giorni è apparso un dossier preparato dall’allora dirigente del partito socialista turco (Shp) ora leader del Chp, Deniz Baykal, il quale elaborò insieme ad altri esponenti del partito un piano per la risoluzione della questione curda. Il piano, presentato nel 1989, venne definito da molti come la migliore soluzione al difficile tema; il report denominato “SHP's Perspectives and Proposals for Solutions in the East and Southeast” conteneva delle linee guida su come affrontare e risolvere il problema relativo alla minoranza curda e del movimento separatista del Pkk. Il piano che Baykal presentò nel 1989 è pressoché simile a quello redatto pochi giorni fa dal leader curdo Ochalan. Vi sono temi principali comuni, come l’introduzione della lingua curda, l’eliminazione del sistema della guardia di villaggio, le riforme della costituzione in merito al rispetto dei diritti civili e la spinta a investire più nel sud-est del paese per combattere la forbice della ricchezza; il Governo perciò sembrerebbe intenzionato a seguire molti di questi suggerimenti per la realizzazione della Road map di ottobre, auspicando che si realizzi un compromesso almeno con la parte più moderata del Chp, dato che le elezioni per il nuovo segretario del partito avverranno nel mese di gennaio e la sconfitta di Baykal potrebbe portare alcuni cambiamenti.  

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