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Argentina 2015: al primo turno un pericoloso pareggio

Il risultato sorprendente del primo turno delle Presidenziali proietta il Paese sudamericano verso un ballottaggio – privo di certezze e ricco di spunti – tra Scioli e Macri 

UN RISULTATO IMPREVISTO – La giornata di domenica 25 ottobre lascia l’Argentina in un limbo politico. I risultati della prima tornata elettorale per la Presidenza del Paese hanno visto in vantaggio Daniel Scioli (36,86%) su Mauricio Macri (34,33%) e l’uscita di scena di Sergio Massa (21,34%). Un risultato che, paradossalmente, mette i due candidati alla Presidenza nelle mani dello sconfitto. A decidere il voto del prossimo 22 novembre, infatti, sarĂ  la distribuzione dei voti oggi appartenenti al Frente Renovador di Massa, che si prepara a giocare al meglio il proprio “bottino elettorale”. La coalizione “capitanata” da Massa si riunirĂ  in questi giorni per offrire ai due candidati alla Presidenza un piano politico conforme ai propri obiettivi, e spetterĂ  a Scioli e Macri valutarne ogni aspetto in modo da avvicinare quel 21,34% alla propria causa. Difficile ipotizzare, tuttavia, che quei voti possano muoversi in una o nell’altra direzione in modo compatto. Ecco quindi le possibili soluzioni.

SCIOLI PRESIDENTE – Quest’ipotesi deriva da una considerazione abbastanza elementare: il Frente Renovador nasce da un malessere interno al kirchnerismo, al quale lo stesso Massa apparteneva fino al 2013. Pertanto, in una scelta obbligata, potrebbe essere ideologicamente piĂą facile veder rientrare i voti dissidenti all’interno di un concetto peronista ben piĂą ampio. Con ciò si eviterebbe un completo distacco dall’ideologia di base insita nel giustizialismo peronista e non accomunabile alla visione piĂą liberista di Macri. Per agevolare un tale esito il Frente para la Victoria dovrebbe attenuare i caratteri kirchneristi per una visione ben piĂą aperta al dialogo politico. Solo con un’inclusione di Massa nel dialogo politico si può infatti avere la certezza di una vittoria elettorale e l’eliminazione di PRO-Propuesta Republicana da eventuali incarichi chiave all’interno del nuovo Governo. Proprio questo, infatti, rappresenta uno dei grandi pericoli corsi da Scioli che, in un’ipotetica vittoria di misura nel ballottaggio di novembre, si troverebbe a fare i conti con una compagine di destra legittimata a chiedere una posizione di rilievo nel nuovo Governo. Lo sconfitto Massa è sempre piĂą determinante.

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Fig. 1 – Mauricio Macri ha bloccato Scioli con un inatteso pareggio

MACRI PRESIDENTE – Ipotesi rivoluzionaria se guardiamo all’ultima decade, ma che mette in evidenza l’insofferenza popolare ad una rete kirchnerista orma cristallizzata e incapace (per ora) di rispondere al necessario cambiamento. Macri, pur rappresentando la destra nazionale e pur strizzando l’occhio alla tanto odiata finanza di matrice statunitense, è l’attore politico che piĂą potrebbe favorire il rilancio di Massa all’interno dell’ipotetico nuovo Governo. Infatti ogni speranza per il PRO è prettamente collegata all’acquisizione della gran parte dei voti destinati oggi al Frente Renovador. Tentativi di dialogo tra i due sono giĂ  avvenuti, ed è da capire chi tra Scioli e Macri sarĂ  alla fine in grado di fare maggiormente suo il progetto politico di Massa.

COSA SERVE PER VINCERE? – In termini di politica estera i tre schieramenti, come sottolineato dai colleghi della piattaforma argentina Equilibrium Global e approfondito dal Laboratorio de PolĂ­ticas PĂşblicas hacia la CuestiĂłn Malvinas, sembrano alquanto allineati, mostrando interesse verso una difesa dell’argentina dalla speculazione finanziaria e non disdegnando un risanamento dei rapporti con Washington (deteriorati dal radicalismo dei coniugi Kirchner). Rimane inoltre ferma la convinzione sul recupero della sovranitĂ  sull’Arcipelago delle Malvinas (che in termini elettorali ha sempre un valore aggiunto) e sulla necessitĂ  di portare avanti i rapporti commerciali recentemente consolidati con Russia e Cina – anche se in quest’ottica Massa e Macri hanno specificato la necessitĂ  di una preventiva analisi. La vera partita si gioca però in politica interna dove Scioli, pur preservando la struttura kirchnerista, appare propenso ad avviare un cambiamento necessario all’evoluzione del progetto. Progetto che vede al centro della visione di Massa il settore agricolo e il recupero di una trasparenza politica ed economica che negli ultimi anni ha lasciato a desiderare nei corridoi della Casa Rosada. Macri, dal canto suo, si presenta con un curriculum da imprenditore di tutto rispetto e punta il proprio programma su una riapertura economica, necessaria a far uscire il Paese da una stagnazione pericolosa e difficile da scardinare con l’attuale approccio politico kirchnerista.

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Fig. 2 – L’economia argentina ha bisogno di una scossa 

DI COSA HA REALMENTE BISOGNO BUENOS AIRES? – Indubbiamente in ambito internazionale è necessario un approccio piĂą duttile e capace di stabilire un dialogo con tutti gli attori in campo. Appare positivo aprirsi verso i mercati emergenti di Cina e Russia, mentre l’antagonismo verso gli USA dovrebbe essere ammorbidito, nell’ottica della costruzione di un dialogo atto a favorire una reciprocitĂ  d’interessi. Bene la liquidazione del debito con il FMI, ma controproducente la chiusura totale al dialogo con lo stesso ente internazionale. La retorica ostile non fa altro che alimentare sospetti che vanno a intaccare la visione che i mercati finanziari hanno dell’Argentina. Ne è un esempio il Brasile che, nonostante il cambio politico dell’inizio del XXI secolo, non ha mai precluso ogni interazione con il FMI. Un tale approccio non potrebbe che giovare all’economia interna, che si riaprirebbe al capitale internazionale (oggi spaventato ed ostacolato da un eccesso di protezionismo kirchnerista). La normalizzazione dei rapporti finanziari porterebbe inoltre ad un ripristino delle condizioni legali del cambio monetario con le valute estere ed un conseguente ridimensionamento del mercato nero del dollaro. Un problema che contribuisce all’impoverimento nazionale, ma che permette all’imprenditoria argentina di sopravvivere alle aride barrire doganali imposte dal Governo e di continuare a fare affari all’esterno del Paese. Altro problema da sanare sul piano interno è l’eccesso di assistenzialismo che, se da un lato consolida il consenso politico, dall’altro non crea prospettiva economica, ma un sistema clientelare da preservare. Infatti gli ingenti investimenti in politiche assistenziali non sono stati in grado di attivare meccanismi di reinserimento della forza lavoro inattiva all’interno del sistema produttivo, finendo per gravare sulle casse dello Stato e non avere un impatto reale sulla crescita economica.
E infine, proprio per auspicare una crescita reale e di medio-lungo periodo, la Casa Rosada ha l’onere di rivedere il proprio piano agroindustriale, industriale ed energetico. Il primo settore sembra sempre piĂą condannato alla deriva della monocoltura di soia e all’incapacitĂ  di soddisfare una necessaria riqualificazione del ruolo economico del sud del Paese. L’industria soffre come detto le restrizioni commerciali oggi in essere, e molto probabilmente la creazione di zone franche (come in Uruguay o piĂą recentemente a Cuba) potrebbe garantire un nuovo flusso di investimenti diretti esteri in entrata. A proposito dell’energia, la questione petrolifera non dovrebbe essere l’unico tema di discussione a Buenos Aires. I due contendenti del ballottaggio sembrano voler mantenere il ruolo dello Stato all’interno della YPF (Yacimientos Pe­trolĂ­feros Fiscales), ma ciò non deve congelare pianificazioni in termini dello sviluppo di energie alternative.

L’ARMA IN PIĂ™ – Se Macri e Scioli concordano sull’attenzione al processo di unitĂ  regionale, entrambi devono ricostruire una serie di dialoghi bilaterali che in termini di economia reale sono fondamentali per la ripresa. Uruguay, Brasile e Cile non devono essere visti solo come concorrenti, ma anche come mercati di sbocco in cui riversare il proprio export, e che meritano quindi un’attenzione particolare. Buenos Aires ha l’onere di attivare un approccio cooperante con gli Stati limitrofi e non mantenere un dialogo apparente fine a se stesso.

William Bavone

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Un chicco in piĂą

Sulle relazioni Russia-Argentina e su una visione ben piĂą ampia dell’interesse di Mosca in America Latina rimandiamo ad un interessante approfondimento del Professore Alberto Hutschnereuter , che si ripete – con particolare attenzione alla questione argentina – durante un’intervista del 23 ottobre rilasciata all’emittente russa TV-Novosti.

Per maggiori informazioni sulla tornata elettorale, potete rileggere qui il nostro speciale elezioni.

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Foto: LPG-Noticias

 

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William Bavone
William Bavone

Laureato in Economia Aziendale presso l’UniversitĂ  del Sannio-Benevento, ha collaborato con diverse riviste di geopolitica italiane e straniere, tra le quali «Eurasia», «Africana», «Reconciliando Mundos» e «Equilibrium Global». Membro del Comitato Scientifico di «Scenari Internazionali» e analista per «L’Indro» e «Millennials Press», è autore di Le rivolte gattopardiane (Anteo Edizioni – 2012), vincitore del Premio Nabokov 2014 – sezione Saggi Editi; Sulle tracce di SimĂłn BolĂ­var (Anteo Edizioni – 2014); Appunti di geopolitica (Arduino Sacco Editore – 2014); Eurosisma (Castelvecchi Editore – 2016).

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