In 3 sorsi – Le storie di Milagro Sala, Santiago Maldonado e dei lavoratori di Pepsico sono solo alcuni fra i casi più eclatanti che hanno mobilitato l’opinione pubblica argentina e che stanno causando numerosi problemi al Governo di Macri
1. OPINIONE PUBBLICA E SANTIAGO MALDONADO: GLI SVILUPPI – È dal 1 agosto di quest’anno che non si hanno più notizie del ventottenne sostenitore della lotta della comunità Mapuche, nel dipartimento di Cashumen nella provincia di Chubut. Il caso ha riportato alla memoria del popolo argentino il ricordo delle sparizioni forzate fra il 1976 ed il 1983, gli anni del regime militare e dei desaparecidos. L’indignazione della popolazione si è espressa fin da subito con la manifestazione dell’11 agosto a Plaza de Mayo, di fronte al palazzo del presidente della Repubblica. La via della giustizia continua ad essere tortuosa, anche per via delle difficoltà di accertare le responsabilità della Gendarmeria nazionale che, secondo alcuni testimoni, sarebbe responsabile della cattura e della successiva sparizione dell’attivista. All’interno della vicenda è intervenuta anche la Commissione Interamericana per i Diritti Umani, il 22 agosto, la quale ha avviato una procedura cautelativa per la protezione dei diritti di Santiago Maldonado. A seguito dell’esame degli elementi portati dai sollecitanti e dallo Stato argentino, la Commissione ha dichiarato che il diritto alla vita e all’integrità personale di Santiago Maldonado siano in grave pericolo, dal momento che non è stato ancora accertato cosa gli sia capitato. I sollecitanti hanno denunciato il fatto come un sparizione forzata, a seguito di un’operazione di polizia che avrebbe avuto luogo nella Comunità “Vuelta del Río Pu-Lof” e che avrebbe visto Maldonado colpito e caricato su una camionetta bianca della Gendarmeria. Inoltre, la Commissione ha sollecitato lo Stato argentino affinché:
a) adotti i provvedimenti necessari per determinare le condizioni di Santiago Maldonado al fine di proteggere il suo diritto alla vita e all’integrità personale;
b) informi riguardo le procedure investigative adottate per quanto concerne i fatti che hanno portato all’adozione di tali mezzi cautelari.
Infine, il presidente della Commissione Francisco Eguiguren ha anticipato in data 19 settembre che convocherà il Governo argentino per una riunione di lavoro in cui si discuterà del caso Maldonado e Milagro Sala (i dettagli su quest’ultimo nel terzo sorso di questo caffè). Anche per questo incontro l’intento sarà quello di chiarire le circostanze in cui sono stati adottati gli strumenti cautelari che hanno portato alle spiacevoli conseguenze su cui tutt’ora non si ha un quadro completo.
Fig.1 – Marcia dell’11 agosto per l’apparizione di Santiago Maldonado.
2. PEPSICO: UNA STORIA DI GLOBALIZZAZIONE – Prosegue da luglio di quest’anno il calvario dei 600 lavoratori della società Pepsico, multinazionale inserita nella produzione di bibite gassate, ritrovatisi senza lavoro per via della decisione del gruppo di delocalizzare la produzione in Cile, dove i costi sono più contenuti. Il 20 settembre si è svolta un’ulteriore manifestazione, a partire dalle 7:30 ora locale, per la restituzione dei posti di lavoro per quei lavoratori che non accettano l’indennizzo, in zona Obelisco a Buenos Aires per marciare verso il Congresso e presentare un progetto di legge che cerca di recuperare le piantagioni chiuse dall’impresa a Vicente López, Buenos Aires.
Un’ulteriore richiesta da parte dei lavoratori scesi in marcia è la dichiarazione di utilità della piantagione della località di Florida – presa dai lavoratori dopo la notifica di chiusura e poi sgomberata dalle forze di sicurezza – a Buenos Aires, affinché sia data in gestione ad una cooperativa integrata dai lavoratori. toccando anche la sfera economica del Paese, il caso ha scosso l’opinione pubblica argentina.
3. MILAGRO SALA: LA GIUSTIZIA ASSENTE – La storia di Milagro Sala, dirigente della Tupac Amaru detenuta dal 16 gennaio 2016, è uno dei casi giudiziari più discussi nell’Argentina contemporanea: ricevuta perfino da Papa Francesco, ha sposato la causa delle popolazioni indigene del nord dell’Argentina e si è occupata di costruire case, scuole e ambulatori per quelle polazioni. Trasferita recentemente dal carcere femminile di Alto Comedero nel suo domicilio a El Carmen, compirà lì la sentenza di detenzione preventiva, in seguito all’applicazione delle indicazioni della Commissione Interamericana per i Diritti Umani da parte dell’autorità giudiziaria di Jujuy. Opinione pubblica molto coinvolta anche in questo caso.
Come ha dichiarato a Radio Gráfica Paula Alvarez Carrera, parte della squadra di avvocati di Milagro Sala, ora “dobbiamo sapere come verrà effettivamente implementato questo regime, perché stabilirono maggiori o uguali restrizioni a quelle che lei aveva in carcere, come ricevere un determinato numero di visite in certi giorni e ore, che sia visitata settimanalmente da medici del potere giudiziario, oltre a quelli della sicurezza. Abbiamo la Gendarmeria fuori casa, il braccialeto elettronico con il controllo del Patronato dei Liberati e il coordinamento con la Polizia della provincia di Jujuy, la quale ritardò il trasferimento perché stava installando telecamere, cosa mai vista in nessuna detenzione domiciliare”.
Fig. 2 – Fiaccolata tenutasi a Buenos Aires per la liberazione dell’attività politica Milagro Sala.
Occorre ricordare che in data 28 agosto la Commissione Interamericana per i Diritti Umani ordinò allo Stato argentino la liberazione di Milagro Sala, raccomandando come provvedimento alternativo la detenzione domiciliare o il regime di fiscalizzazione elettronica, dovuto all’impossibilità di garantire la sicurezza e l’integrità fisica della dirigente con il regime di detenzione penitenziario. L’applicazione della direttiva, tuttavia, è stata possibile solo il 1 settembre. Per un Paese che, il 20 settembre, ha chiesto per mano del proprio vicepresidente Gabriela Michetti di divenire membro del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, si tratta di una macchia estremamente difficile da lavare.
Riccardo Antonucci
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in più
Per il momento le indagini su Santiago Maldonado sono ancora in alto mare, tuttavia potrebbe rivelarsi un cambio di rotta fondamentale la rimozione del giudice Otranto, decisa dalla Corte Federale d’Appello di Comodoro Rivadavia per “timore di parzialità”. Per saperne di più, clicca qui. [/box]
Foto di copertina di luzencor Licenza: Attribution-NoDerivs License