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Nigeria: Facebook e il safari tra le start up innovative

Zuckerberg, CEO di Facebook, visita Lagos, la “Silicon Valley” nigeriana, le start-up innovative e il loro esercito di giovanissimi programmatori.

UNA VISITA INASPETTATA – Lo scorso 30 agosto Mark Zuckerberg, co-fondatore e CEO di Facebook, è volato in Nigeria per la sua prima visita in Africa sub-sahariana. Una decisione apparentemente improvvisa, annunciata a poche ore dalla fine della visita a Roma, ma piĂą probabilmente programmata con grande anticipo. Quello di Zuckerberg in Nigeria è stato, infatti, un “safari” decisamente singolare, alla scoperta di imprenditori, programmatori e start-up emergenti nel settore dell’ICT. Obiettivo della visita non poteva che essere la Yabacon Valley, in onore dell’omonima californiana, l’enclave delle imprese ad alto contenuto tecnologico in Nigeria, sita nel distretto di Yaba, cittĂ  di Lagos.

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Fig. 1- Il Presidente nigeriano Muhammadu Buhari, il Vicepresidente Yemi Osinbajo e il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg fanno un selfie nel corso della visita al palazzo presidenziale ad Abuja. L’incontro ha avuto luogo il 2 settembre, alcuni giorni dopo la visita di Zuckerberg alle promettenti imprese tecnologiche innovative del distretto di Lagos

Non molto tempo fa, del resto, la CZI (Chan Zuckerberg Initiative) – fondazione a scopo filantropico creata da Zuckerberg con sua moglie Priscilla Chan – ha investito 24 milioni di dollari su Andela, una start-up nigeriana che si occupa di sviluppo di software, con sedi a Lagos e Nairobi. «La genialitĂ  è equamente distribuita. Le opportunitĂ  no» recita il loro slogan e l’obiettivo, infatti, è formare giovani programmatori con poche possibilitĂ  economiche. L’investimento è stato l’apripista che ha portato Zuckerberg ad allargare lo sguardo sulle opportunitĂ  di crescita nel continente.

UNA GIOVENTÙ  INNOVATIVA – La prima tappa del tour, aggiornato in tempo reale sulla pagina personale di Mark, è stata la Co-Creation Hub (CcHUB), incubatore di imprese innovative nato nel 2011, dove il CEO di Facebook ha incontrato i bambini che partecipano al summer camp e i giovani imprenditori che utilizzano il servizio per costruire e sviluppare le proprie app.

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Fig. 2 – Addette al marketing di Jobberman.com rispondono alla clientela a Lekki, nel distretto di Lagos. Con i suoi circa 1,5 milioni di utenti registrati, Jobberman è attualmente il piĂą grande network di collocamento nel mondo del lavoro dell’Africa sub-sahariana. 

A seguire la visita al Facebook Express Wifi, un servizio afferente a internet.org, il progetto in partnership tra il social network e alcune grandi compagnie (tra le quali Samsung, Ericsson, Nokia) al fine di garantire l’accesso gratuito ad internet. La Nigeria è stato il 40° Paese nel mondo e il 22° in Africa a lanciare l’iniziativa, che nel 2015 ha cambiato nome in Free Basics. Zuckerberg ha espresso la sua intenzione di insistere sull’estensione del progetto in tutta l’Africa, nonostante il recente no categorico dell’India, che lo ha giudicato poco utile per la crescita economica del Paese. Un interesse comprensibile, se si considera il fatto che la Nigeria ha fatto del settore della comunicazione mobile uno dei motori trainanti dell’economia; inoltre il numero degli utenti di Facebook nel paese si aggira al momento intorno ai 18 milioni.

INTERNET PER TUTTI – D’altro canto occorre ricordare che con Free Basics gli utenti ottengono accesso libero a un’edizione limitata di Internet: possono accedere a servizi e informazioni su siti selezionati – e correlati al social network o alle compagnie partner – ma non al vasto mondo di internet al completo. Questo dettaglio tutt’altro che irrilevante accende il dibattito sul tema della democrazia online e infiamma i bollenti spiriti dei sostenitori della neutralitĂ  di internet, per i quali un uso democratico ed egualitario di internet presuppone che a tutti gli utenti siano date le stesse possibilitĂ  di reperire informazioni online senza nessuna restrizione.

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Fig. 3 – Il ‘Computer Village’, a Ikeja nel distretto di Lagos: un bazaar dove i nigeriani possono reperire telefoni cellulari, hardware e accessori di ogni genere. Uno store a cielo aperto e a buon mercato che attira anche turisti provenienti da Ghana, Senegal e Congo. 

L’opinione pubblicata si divide irrimediabilmente: da una parte chi difende il gesto filantropico di Zuckerberg, sostenendo l’idea che in un paese in cui la maggior parte della popolazione non può fronteggiare i costi di una connessione personale, una versione parziale di internet è meglio di niente. Dall’altra parte chi dileggia l’iniziativa Free Basics, tacciandola di essere un’astuta manovra di marketing, volta solo a rimpolpare lo stuolo di utenti di Facebook. Questa seconda ipotesi sembrerebbe avvalorata da un sondaggio condotto da Geopoll nel 2015 secondo il quale per il 65% dei nigeriani intervistati «Facebook è  internet».

DIRITTO O PRIVILEGIO? – Risulta difficile contraddire Zuckerberg quando afferma che il suo obiettivo nei prossimi decenni è connettere l’intero pianeta dal momento che l’accesso ad Internet è da considerarsi un diritto basilare dell’essere umano. La veritĂ  risiede probabilmente nel mezzo: il gesto magnanimo di uno dei miliardari piĂą influenti del mondo può contribuire nel breve periodo ad arginare il divario tra un’Ă©lite privilegiata che padroneggia gli strumenti mediatici e una grossa percentuale della popolazione che si può definire totalmente o parzialmente ignorante. Sul lungo periodo, tuttavia, occorre che i governi investano in infrastrutture ed educazione per rendere l’accesso ad internet sempre meno consapevole della rete.

Caterina Pucci

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Anche nel settore delle imprese innovative, la vera sfida per la Nigeria e per molti altri Paesi africani nei prossimi anni consisterà proprio nel creare i presupposti per emanciparsi dalla dipendenza dai magnati dell’IT, preferendo alle opportunità “calate dall’alto” dai colossi occidentali la costruzione di una solida rete di cittadini, utenti, imprenditori informati, aggiornati, selettivi, capaci di sfruttare le possibilità offerte dalla rete e dalle nuove tecnologie per migliorare concretamente la vita delle persone e imporsi in maniera indipendente e unica nel mercato dell’informativa e della comunicazione.[/box]

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Caterina Pucci
Caterina Pucci

Nata nel 1990, il giornalismo è una vocazione che ho cominciato a coltivare sin dall’adolescenza. All’università, ho scelto di assecondare l’interesse per le lingue straniere, specializzandomi in inglese e arabo. Intanto, scrivevo per una rivista della mia città, Altamura. Nel 2013, il grande passo: mi sono trasferita a Milano per studiare Relazioni Internazionali. Sacrificando l’estate del 2014, ho trascorso un mese a Rabat per seguire un corso intensivo di lingua araba. L’ultimo semestre della mia vita accademica l’ho passato a Gent, in Belgio. Nel 2015, mi sono laureata con una tesi in Storia dell’Asia Islamica sul pensiero di Ali Shariati e la rivoluzione iraniana. Ho cominciato a lavorare come Assistente alla Comunicazione per l’Istituto di Cooperazione Economica Internazionale (ICEI) di Milano. In quel periodo, ho cominciato a scrivere per Il Caffè Geopolitico e ad ottobre 2016 sono diventata Responsabile del desk Africa. Continuo a occuparmene con passione da allora, mentre nella vita lavoro come redattrice. Continuando a perseguire il sogno di diventare una brava giornalista.

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