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Gli F-15SA per l’Arabia Saudita

Miscela Strategica L’introduzione dell’F-15SA nell’Aeronautica Militare dell’Arabia Saudita influisce sugli alcuni equilibri di forza nell’area mediorientale per via delle sue peculiarità tecnologiche e della panoplia di armamenti compresi nella commessa da 29 miliardi di dollari 

COSA HANNO COMPRATO I SAUDITI – Con l’arrivo a dicembre nella base inglese di Lakenheath dei primi quattro esemplari di F-15SA (due dei quali upgrade di F-15S e due di nuova costruzione), la RSAF (l’Aereonautica Militare Reale Saudita) vede entrare nei propri ranghi i primi esemplari dell’ultima evoluzione tecnologica dell’F-15E Strike Eagle. L’accordo da 29 miliardi di dollari stipulato nel dicembre 2011 con gli Stati Uniti comprende 84 F-15SA di nuova costruzione e l’upgrade di 70 F-15S (il modello S rappresenta la versione per l’Arabia Saudita dellF-15E, versioni pressoché identiche fatta eccezione per una minor risoluzione nelle modalità radar SAR e Doppler beam sharpening – metodo cartografico basato sull’effetto doppler degli echi di ritorno). La commessa include inoltre un gran quantitativo di munizioni più o meno avanzate tra cui bombe a guida duale laser/GPS-INS con con corpo Mk 82 (227 kg), Mk84 (925 kg) e a penetrazione BLU-109 anti-bunker (874 kg), missili antiradar HARM (non di ultimissima generazione, si tratta della versione B – probabilmente BLOCK IIIA, una scelta motivata probabilmente dal contesto operativo e dalla sensibilità della tecnologia applicata), aria-aria a medio raggio AIM-120C/7 (penultima versione degli AMRAAM), aria-aria a corto raggio AIM-9X (accoppiati con il Joint Helmet-Mounted Cueing System (JHMCS), casco con display integrato e missili antinave AGM-88 HARPOON BLOCK II. Il radar impiegato è l’APG-63(v)3, con antenna AESA, a scansione elettronica attiva, mentre il pod ventrale include l’ISRT21 per la scoperta e il tracciamento nell’infrarosso di minacce aeree in modalità del tutto passiva.

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Fig.1 –  Un F-15SA della RSAF in mostra statica nel corso di una cerimonia

L’IMPATTO SULLA REGIONE – L’introduzione dell’F-15SA nel contesto mediorientale ha un ruolo primario nel dominio del campo di battaglia, soprattutto in chiave offensiva. I probabili avversari dei sauditi non possono infatti vantare (Israele esclusa) un sistema d’arma così avanzato. Il pensiero corre subito all’Iran e al suo costante rafforzamento delle difese aeree grazie agli accordi con la Russia e alla conseguente adozione del sistema a lungo raggio S-300PMU2 Favorit e agli “aiuti” più o meno ufficiali della Corea del Nord per quanto riguarda i missili balistici a medio raggio. Tutto questo deve essere poi letto nell’attuale contesto del conflitto yemenita, vero e proprio territorio di scontro tra i due Paesi. Del resto la tensione tra Arabia Saudita e Iran si sta acuendo e, se è vero che l’embargo ha limitato notevolmente le capacità militari iraniane, di fatto vincolate alle commesse con Russia, Cina e Corea del Nord, nondimeno l’Iran rappresenta un Paese con una prospettiva di crescita militare considerevole. Ritornando al vantaggio tecnologico che l’F-15SA consente, oltre ai già citati AGM-88B (che per quanto sulla carta siano dotati di una distanza operativa minore rispetto al “braccio” di intercettazione degli S-300 Favorit risultano comunque uno strumento validissimo nell’autodifesa durante missioni di interdizione)  le bombe guidate a seeker duale e i missili antinave AGM-88 HARPOON con GPS integrato nel sistema di guida sono stati ottimizzati per zone litoranee e portuali. Il radar utilizzato, l’APG-63(v)3, che ha prestazioni spinte sia in campo aria-aria che in quello aria-terra, rende la pianificazione di un attacco aereo modificabile e adattabile in tempo reale, grazie alla cartografia ad alta risoluzione che il radar può generare in tempi brevissimi e alle capacità del FLIR SNIPER nell’identificare gli obiettivi con estrema precisione.

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Fig.2 – Una coppia di F-15SA in volo mostrano la poderosità della macchina, concepita per l’interdizione in profondità.

GLI ACCORI BILATERALI – L’accordo tra Stati Uniti e Arabia Saudita che ha posto le basi per la produzione e la consegna dell’F-15SA non ha (solo) una mera valenza economica, per quanto ingente possa essere il valore finale della commessa. L’aspetto strategico e geopolitico dell’acquisto in Medio Oriente è di primaria importanza. L’introduzione di questo nuovo sistema d’arma può potenzialmente fungere da stimolo per una sorta di corsa agli armamenti nell’area. Nuova amministrazione statunitense permettendo, l’Iran vive una nuova fase di apertura che gli permette di approvvigionarsi sul mercato estero (con l’aiuto delle sue risorse petrolifere) di nuovi e decisamente più efficaci armamenti e tecnologie. Paradossalmente, il campo dei missili balistici, così a lungo studiato e sviluppato – nei limiti delle possibilità tecnico-scientifiche del Paese -, potrebbe essere messo da parte per una visione più avanzata del campo di battaglia, si pensi ai sogni sfrenati iraniani di possedere velivoli teleguidati avanzati, UCAS inclusi. In quest’ottica l’F-15SA rappresenta non solo un’ottima forma di deterrenza, oltre che avere un impatto diretto sull’efficacia delle operazioni in Yemen, ma anche il primo anello di una catena di eventi – nei principali trend di riarmo – difficile da prevedere con esattezza, ma che non ha contorni rassicuranti. La Russia stremata dagli embarghi occidentali, sia politicamente che economicamente, punta molto sull’export, ed è stata già ventilata l’ipotesi di un’offerta di Su-35 (o persino di T-50) all’Iran, ribilanciando almeno in parte l’equilibro di forze. È inoltre forte il sospetto che gli USA vogliano intensificare il loro ruolo di primi attori per procura nell’area, individuando, ancora una volta, l’Arabia Saudita come player fondamentale nei giochi strategici mediorientali.

Luca Melandri

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un Chicco in più

Gli argomenti che riguardano gli equilibri di forza sul terreno sono tantissimi e non si limitano ad un singolo aereo da caccia. Nell’articolo abbiamo trattato il caso dell’F-15SA saudita, ma avere una visione di insieme sul tema richiede costante monitoraggio di accordi e contratti, oltrechè dei legami politici che li sottendono. Abbiamo preparato una lista di fonti che permette di approfondire dettagli politici e tecnici di questo ed altri argomenti:

  • The National Interest tratta molti temi cari alla politica estera statunitense
  • The Aviationist, condotto dall’ottimo David Cenciotti è una fonte molto rinomata di considerazioni tecniche, foto, video e reportage
  • Combat Aircraft, rivista che offre dettagli spesso non reperibili su altre testate
  • Designation Systems – Directory di sistemi d’arma statunitensi, non molto aggiornata ma ricca di riferimenti bibliografici e schede tecniche.[/box]

Foto di copertina di Lance Cheung rilasciata con licenza Attribution License

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Luca Melandri
Luca Melandri

Classe 1978, passa gli ultimi due anni del liceo all’ultimo banco, a leggere con avida e malsana passione RID, schierandosi sin da subito con i famigerati “bullonisti”, reclamando a gran voce ancora più articoli su qualsiasi tipo di tecnologia declinabile nel campo della Difesa. La strada è segnata ma lui non la vede, iscrivendosi a Filosofia, si redime con una tesi di logica matematica il cui argomento però ormai non rammenta più. Pur essendo un bulimico lettore di libri legati al mondo delle SOF dichiara apertamente ignoranza abissale nel campo delle armi da fuoco. Ama la buona cucina, e fuma decisamente troppe sigarette.

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