In 3 Sorsi – Nonostante i 25 milioni di voti in più rispetto al 2018, il leader del PT Lula non è riuscito a sconfiggere al primo turno il Presidente uscente Jair Bolsonaro, che ora dovrà sfidare il 30 ottobre in uno dei ballottaggi più incerti di sempre.
1. RECORD DI VOTI PER LULA
Il primo turno delle elezioni brasiliane ha riservato più di qualche sorpresa. L’ex Presidente Lula (Partito dei lavoratori, PT), appuntato dai sondaggi come il grande favorito di questa competizione, non è riuscito a sfondare il tetto del 50% dei consensi e sarà costretto a sfidare il 30 ottobre Jair Bolsonaro. L’attuale inquilino del Palacio do Planalto, invece, ha superato le più rosee aspettative ottenendo il 43,20% dei voti, un risultato ritenuto improbabile dalla maggioranza dei sondaggi. Inoltre Bolsonaro è stato in testa di quattro punti per quasi due ore dall’inizio degli spogli, a causa del ritardo delle operazioni nelle roccaforti luliste (come il Nordest). In questa prima tornata elettorale il leader del PT ha registrato più di 25 milioni di voti in più rispetto alle elezioni del 2018, quando a sfidare Bolsonaro fu l’ex Sindaco di San Paolo Fernando Haddad, dato che all’epoca Lula era in carcere per corruzione. Dal canto suo Bolsonaro è riuscito ad ottenere 1,7 milioni di voti in più rispetto a quattro anni fa, però ha perso terreno a favore del PT in molti Stati a trazione conservatrice, come Paranà, Santa Catarina e San Paolo. Un dato che aveva fatto scommettere la maggioranza dei sondaggisti in una vittoria di Lula già nel primo turno, ma che invece è stato sconfessato dalla tenuta di Bolsonaro in diversi collegi che sembravano persi, come Amazzonia e Amapà e Tocantis.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’ex Presidente Lula si rivolge ai militanti del PT dopo il termine dello spoglio
2. SECONDO TURNO
Embed from Getty ImagesLula non ha vinto al primo turno, ma tutto sembra presagire che riuscirà a spuntarla al ballottaggio. Motivo per cui, dopo l’esito del voto, il leader del PT ha detto ai militanti che “per noi è solo un rinvio”. Tutto dipenderà da quanti voti il due volte Presidente della Repubblica riuscirà a pescare dai propri avversari, in particolare dal capo dei progressisti Ciro Gomes (Partito Democratico Laburista, PDT). Gomes, difatti, è sempre stato considerato il politico ideologicamente più vicino a Lula, tanto che nelle ultime settimane era stato chiesto al leader del PDT di ritirarsi dalla competizione per poter agevolare la vittoria del PT già al primo turno. Benché tutti i sondaggi lo collocassero in terza posizione, Gomes ha registrato la sua peggiore performance di sempre, arrivando dietro a Simone Tebet (Movimento Democratico Brasiliano, MDB), la vera sorpresa di queste elezioni. La candidata dei centristi, quasi sconosciuta all’inizio della campagna, ha ottenuto il 4,17% e per il momento ha preso tempo al posto di dichiarare subito il proprio sostegno nei confronti di uno dei due candidati in vista del ballottaggio.
Fig. 2 – Jair Bolsonaro ha affermato che incontrerà gli altri candidati di centrodestra per chiedere sostegno in vista del ballottaggio
3. LA VITTORIA DEI MAGISTRATI DI LAVA JATO
Un’altra sorpresa di queste elezioni è stata la grande affermazione dei due ex magistrati dell’operazione Lava Jato, l’inchiesta anticorruzione che aveva portato all’arresto di Lula nel 2018. Sia Deltan Dallagnol che Sergio Moro, infatti, sono stati eletti al Congresso smentendo la maggior parte dei sondaggi. L’ex giudice Moro è riuscito a sconfiggere il suo ex compagno di partito Alvaro Dias, ottenendo così l’unico posto disponibile per rappresentare il Paranà al Senato. D’altro canto, l’ex capo del pool anticorruzione di Curitiba Dallagnol ha ricevuto più di 300mila preferenze, diventando il deputato più votato di sempre nel Paranà. In vista del secondo turno i due hanno già ribadito il proprio appoggio nei confronti di Bolsonaro, nonostante le numerose frizioni avute con l’attuale Presidente nel corso del suo mandato. Lo stesso capo di Stato è responsabile per la fine dell’inchiesta Lava Jato, che ha rivendicato in più di un’occasione. Inoltre Moro era stato anche ministro della Giustizia del Governo Bolsonaro, venendo poi cacciato nell’aprile del 2020 per essersi opposto alla sostituzione dei vertici della Policia Federal che stavano indagando sul figlio del Presidente. Due anni più tardi gli ex giudici sono diventati i principali sostenitori della rielezione del “capitano del popolo”.
Mattia Fossati
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