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Brasile, manifestanti pro-golpe invadono il Congresso: si indaga sulla cupola bolsonarista

In 3 SorsiTremila bolsonaristi hanno occupato il Parlamento, la Corte Suprema e il palazzo presidenziale. Dopo un’ora di scontri, la calma è stata ristabilita ma la Policia Federal ha già aperto un fascicolo d’indagine contro il cerchio magico di Bolsonaro.

1. DUE ANNI DOPO CAPITOL HILL

È stato lo spettro di tutta la campagna elettorale e ora è diventato realtà. Così com’era successo due anni fa a Washington, un gruppo di tremila manifestanti bolsonaristi hanno invaso i tre palazzi simbolo del potere in Brasile: la Presidenza della Repubblica, il Congresso e la Corte Suprema (STF). Le primissime informazioni non lasciano spazio ad interpretazioni: è stata un’azione coordinata. Grazie a gruppi di WhatsApp, supporter del Presidente Bolsonaro e cani sciolti dell’estremismo brasiliano provenienti da ogni angolo del Paese si sono dati appuntamento nella Praça dos Tres Poderes per il pomeriggio di domenica 8 gennaio. Obiettivo: occupare i tre edifici più importanti della Nazione e poi vedere che cosa succede. Un gesto che ha spinto il Presidente Lula a firmare in fretta e furia un decreto per ordinare l’intervento dell’esercito nel distretto federale. Dopo un’ora e quaranta minuti di assedio, i militari assieme alle truppe d’assalto della Policia Militar hanno arrestato 170 manifestanti, che nel frattempo avevano saccheggiato il Congresso, l’STF e il Palacio do Planalto. Una scena che ha riportato le lancette dell’orologio a due anni fa, quando i sostenitori di Trump tentarono un colpo di mano a Capitol Hill. Tuttavia, a differenza di quanto successo negli Stati Uniti, in Brasile le Autorità stanno già seguendo una pista.

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Fig. 1 – Manifestanti bolsonaristi invadono il Palacio do Planalto, sede del Presidente della Repubblica

2. I SOSPETTI SULLA CUPOLA BOLSONARISTA

“La Policia Militar non ha fatto bene il suo lavoro. Hanno guidato le persone alla Praça dos Tres Poderes, ma è stato Bolsonaro ad aver spinto per quest’invasione, la responsabilità è anche sua” – ha affermato il Presidente Lula durante la conferenza stampa convocata un’ora e mezza dopo la presa degli edifici da parte dei manifestanti. Il Governo a guida PT è sicuro che dietro a questi fatti si nasconda non solo la cupola bolsonarista, ma anche l’imprenditoria legata all’agronegocio, che durante l’era Bolsonaro aveva ricevuto grande sostegno. “Molti esponenti dell’agronegocio, che vogliono utilizzare l’agricoltura transgenica senza nessun rispetto per la salute umana, probabilmente erano assieme a chi ha compiuto questi atti” – ha spiegato l’attuale Capo di Stato. L’avvocatura generale dello Stato ha chiesto l’arresto di Anderson Torres, ex ministro della Giustizia del Governo Bolsonaro e segretario della Sicurezza del Distretto Federale di Brasilia. Secondo le accuse, Torres avrebbe saputo che i manifestanti pro Bolsonaro si sarebbero diretti nella Capitale ma non avrebbe preso adeguate contromisure. Durante il secondo turno delle presidenziali, Torres era stato il responsabile dell’operazione della Policia Rodoviaria Federal che aveva fermato per diverse ore i pullman di elettori che si stavano recando alle urne, in particolare nelle regioni a maggioranza “lulista”. Secondo le informazioni giunte alla CNN, l’ex ministro si troverebbe a Orlando, a soli cinquanta chilometri dall’ex Presidente Jair Bolsonaro che è partito per gli Stati Uniti ventiquattro ore prima dell’insediamento di Lula. Un’altra figura sospettata di aver agevolato il caos scoppiato a Brasilia è lo stesso governatore del Distretto Federale, Ibaneis Rocha, che però ha respinto tutte le accuse.

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Fig. 2 – L’avvocatura generale dello Stato ha chiesto l’arresto di Anderson Torres, ex ministro della Giustizia del Governo Bolsonaro e segretario della sicurezza del Distretto Federale di Brasilia. Secondo le accuse, avrebbe saputo in anticipo delle manifestazioni ma non avrebbe preso alcun tipo di provvedimento

3. CACCIA AI FINANZIATORI

Le attenzioni delle Autorità in queste ore sono focalizzate su due obiettivi: scovare i finanziatori di quest’attacco e scoprire le loro connivenze con le forze dell’ordine. Negli ambienti della Policia Militar si vociferava che un migliaio di manifestanti si sarebbero recati a Brasilia, ma non è stata presa alcun tipo di contromisura. Inoltre, G1 Globo è riuscito a immortalare numerosi poliziotti scattarsi delle fotografie assieme ai supporters bolsonaristi quando già era stato sfondato il cordone di sicurezza. Sul lato dei finanziatori, le indagini avranno come punto di partenza l’informativa della Policia Federal riguardante otto imprenditori dell’agronegocio, arrestati a settembre del 2022 con l’accusa di aver pianificato un golpe per impedire la vittoria di Lula. C’erano molti indizi che facevano sospettare uno scenario alla Capitol Hill anche in Brasile. Il punto è: chi non li ha seguiti? E perché?

Mattia Fossati

01/11/2022 Pronunciamento do Presidente Jair Bolsonaro” by Palácio do Planalto is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Due anni dopo l’assalto a Capitol Hill, anche in Brasile si è ripetuta la stessa scena. Tremila manifestanti hanno assediato il Congresso, la Corte Suprema e il palazzo presidenziale.
  • Grazie all’intervento dell’esercito, sollecitato da un decreto del Presidente Lula, la situazione è tornata sotto controllo.
  • Si sospetta che parte degli uomini più stretti all’ex Presidente Bolsonaro sia invischiata in quest’invasione, così come l’imprenditoria legata all’agronegocio.

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Mattia Fossati
Mattia Fossati

Friulano di nascita, bolognese per meriti accademici. Mi sono laureato in Scienze Politiche per poi specializzarmi in Giornalismo. Mi occupo di mafia, corruzione e narcotraffico. Ho svolto un tirocinio in Brasile effettuando svariati video-reportage delle manifestazioni studentesche contro i tagli del Governo Bolsonaro.  In seguito sono partito per un viaggio dal Cile alla Colombia per scrivere un libro sulle nuove rotte dei narcos. Follemente innamorato delle mie due case: Venezia e l’America Latina. Non potrei mai rinunciare a un buon caffè o a bere il mate in compagnia.

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