In 3 Sorsi – L’attuale senatore è accusato di avere chiesto denaro per non arrestare un indagato all’epoca dell’operazione Lava Jato. Moro è tornato a far parlare di sé anche per un tentativo di sequestro orchestrato dall’organizzazione criminale “Primeiro Comando da Capital” ai suoi danni.
1. L’EX PALADINO DI CURITIBA ALLA SBARRA
Non sono tempi facili per Sergio Moro. L’ex giudice federale di Curitiba, ora senatore per União Brasil, è al centro di un’inchiesta nata da una branca dell’operazione Lava Jato, la Mani Pulite in salsa carioca che aveva portato Moro a essere considerato il magistrato simbolo dell’anticorruzione in Brasile. Secondo le accuse dell’avvocato Rodrigo Tacla, su cui lo stesso Moro aveva indagato in passato, l’ex giudice paranaense gli avrebbe chiesto del denaro per non spiccare un mandato d’arresto contro di lui. All’epoca Tacla lavorava per la multinazionale Odebrecht e venne arrestato nel 2016 per aver aiutato la compagnia a riciclare decine di milioni di reais grazie ad alcune società offshore a lui riconducibili. Sei mesi prima dell’arresto, però, Tacla sarebbe stato contattato dall’avvocato Carlos Zucolotto, che lavorava nello studio legale della moglie di Moro. Questa figura avrebbe offerto a Tacla di firmare un accordo di collaborazione, evitando così di finire in carcere, in cambio di cinque milioni di dollari da versare su un conto estero. Nel suo racconto al giudice Eduardo Appio, Tacla ha confessato di aver consegnato una prima tranche da 613mila dollari, ma nonostante ciò Moro firmò l’ordine di cattura contro l’avvocato della Odebrecht. Le accuse di Tacla si estendono anche a Deltan Dallagnol, ex procuratore capo del pool Lava Jato e ora deputato federale per Podemos, il quale avrebbe oltrepassato la propria giurisdizione cercando di indagarlo anche in Spagna, luogo in cui Tacla si era rifugiato per scappare alla giustizia brasiliana. Le accuse, smentite fortemente dai diretti interessati, sono state inviate al Supremo Tribunal Federal per ulteriori accertamenti, nonostante l’opposizione dei magistrati di Curitiba.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Ad ottobre del 2022, Sergio Moro è stato eletto al Senato federale. Ora l’ex giudice affronta il problema dell’isolazionismo all’interno del suo partito e nuove accuse
2. L’ATTENTATO SVENTATO
Qualche giorno prima dell’inizio di quest’indagine, Moro era ritornato al centro dei riflettori a causa dell’operazione della Policia Federal che aveva rivelato un progetto di sequestro ai suoi danni. Ad averlo architettato, rivelano le carte dell’inchiesta, sarebbe stata una cellula del Primeiro Comando da Capital (PCC), la più forte mafia brasiliana che Moro aveva sfidato quando nel 2019 ricopriva la carica di Ministro della Giustizia del Governo Bolsonaro. All’epoca l’ex giudice aveva ottenuto il trasferimento in un carcere di massima sicurezza per Marcola, il boss dell’organizzazione che, recluso nel penitenziario di Presidente Prudente, continuava a lanciare i suoi ordini di morte. Inoltre, grazie al pacchetto sicurezza fatto approvare da Moro, era stata data una stretta alle visite in carcere per i detenuti più pericolosi del PCC, motivo per cui l’organizzazione aveva pianificato di rapire l’ex Ministro per chiedere la revoca di questi provvedimenti restrittivi. Il primo a commentare la vicenda è stato il Presidente Lula, che proprio Moro aveva condannato a nove anni di carcere per la vicenda di Lava Jato: “Quest’attentato è una montatura dello stesso Moro”, ha affermato ai cronisti il capo di Stato. Una frase che ha il sapore della rivincita, dati i 580 giorni che Lula ha dovuto trascorrere nelle celle di sicurezza della Policia Federal di Curitiba per via di una decisione dell’allora giudice federale Moro.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La possibile candidatura dell’attuale Governatore del Paranà Ratinho Junior alla Presidenza del Brasile potrebbe consentire a Sergio Moro di competere per lo scranno più alto di Palacio do Iguaçu
3. IL FUTURO DELL’EX GIUDICE
Nonostante la grande popolarità, Moro non è ancora riuscito a imporsi nel dibattito politico come il vero anti-Lula. Il ritorno in scena di Bolsonaro e l’isolamento in União Brasil sono i due fattori che impediscono all’ex giudice di riprendere a cavalcare la possibilità di candidarsi alla Presidenza del Brasile nel 2026 per l’area moderata. Più probabile, invece, che tra tre anni Moro punterà alla poltrona di Governatore del Paranà, dato che l’attuale inquilino di Palacio Iguaçu Ratinho Jr potrebbe essere il principale candidato della destra per la Presidenza della Repubblica. In particolare, se Bolsonaro non dovesse decollare nei sondaggi dei prossimi dodici mesi. La partita, però, resta apertissima.
Mattia Fossati
“Coletiva de Imprensa – Ex-ministro Sergio Moro” by Senado Federal is licensed under CC BY