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Il Brasile ha votato: Paese all’estrema destra

RistrettoCon il 55% dei voti espressi, Jair Messias Bolsonaro, 63enne paulistano di origine veneta, è il 42esimo Presidente del Brasile, l’ottavo dalla fine della dittatura militare, il terzo militare. Entrerà in carica, con il nuovo Governo, il 1° gennaio 2019.

Quel che gli intellettuali verde-oro temevano si è avverato. O povo, il popolo, ha scelto il proprio Presidente. L’ex capitano paracadutista espulso dall’esercito, l’uomo amato dalle lobby che ha confessato candidamente di non capire niente di economia ed ha sparigliato le carte dell’agone politico con la retorica dell’uomo forte.

La promessa del “cambiamento” è stata più forte di qualunque strategia elettorale ed economica. In questo le elezioni di ieri ricordano molto il contesto nostrano; a completezza del legame tra i due paesi c’è il caso Battisti, destinato ad essere rispedito quanto prima in Italia.

Vedremo quali saranno i primi passi della presidenza Bolsonaro, e se i timori per il libero esercizio della democrazia si riveleranno fondati. Un primo elemento di analisi da considerare è che la vittoria dell’uomo nero è la sconfitta di Lula. Che ha sbagliato candidato (Haddad non ha avuto carisma né la presa sull’elettorato che avrebbe potuto invece portare Ciro Gomes, ex governatore del Cearà e forse destinato a fare ombra proprio a Lula), e non si è reso conto della propria fine politica continuando a dettare la strategia dal carcere.

I brasiliani lo hanno punito, investendo il Pt della responsabilità storica e politica della corruzione e delle deriva economica del Paese, identificando la Lava Jato proprio con Lula e la sua sciagurata delfina Dilma. Il cambiamento, a quel punto, è diventato il mantra collettivo, un risultato da ottenere a ogni costo. Bolsonaro, l’uomo che in 27 anni di Parlamento non ha concluso neanche una proposta di legge, il ricco vicino di casa di Pitanguy lì nel bosco di Tijuca, ha avuto vita fin troppo facile, anche sostenuto dalla potente Chiesa Evangelica Pentecostale di Macedo. La fine politica del lulismo ha portato alla presidenza di estrema destra, vedremo questa che impatto avrà.

Andrea Martire

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Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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