In 3 sorsi – Le Autorità serbe hanno sferrato un attacco senza precedenti all’autonomia e alla libertà accademiche. Lo dimostra il caso recente del professore e giornalista Dinko Gruhonjić, vittima di un’autentica campagna d’odio da parte di studenti nazionalisti all’Università di Novi Sad.
1. VERSO LA DITTATURA: VUCIC SI ISPIRA A PUTIN
Il sistema politico serbo sta precipitando vertiginosamente verso una dittatura. Dopo lo scandalo delle elezioni parlamentari del 2023, caratterizzate da brogli e irregolarità ampiamente dimostrate, il partito al potere, l’SNS di Aleksandar Vučić, ha sferrato una campagna inedita nei confronti della libertà di stampa e di quella accademica.
Il 28 marzo scorso un gruppo di facinorosi, con a capo i rappresentanti del Parlamento studentesco, ha bloccato e occupato la Facoltà di Filosofia dell’Università di Novi Sad per chiedere il licenziamento di Dinko Gruhonjić, professore di giornalistica e Presidente dell’Associazione dei Giornalisti Indipendenti Serbi. Il professor Gruhonjić è intervenuto un anno fa a un convegno a Dubrovnik e ha espresso considerazioni personali sul nazionalismo balcanico e sul fatto di sentirsi jugoslavo e figlio del periodo dell’Unità e della Fratellanza. Con un abile e spregiudicato montaggio, il discorso di Dinko è stato tagliato e presentato al pubblico, sia sui social media sia sulle televisioni a frequenza nazionale, come il discorso di una persona che “odia i serbi”. Dal montaggio emergono frasi che Dinko non ha mai pronunciato. Il Parlamento studentesco dell’Università di Novi Sad, in mano ai rappresentanti del Partito del Presidente della Repubblica Aleksandar Vučić e a quelli filo-putiniani dell’estrema destra, ha chiesto il licenziamento del professore e ha illegalmente bloccato e occupato la facoltà, costringendo così professori e studenti a interrompere le lezioni e ad abbandonare l’edificio. Il Parlamento studentesco è stato eletto con meno del 15% dei voti degli aventi diritto al voto, a testimonianza della totale sfiducia da parte degli studenti nei confronti di questa istituzione, controllata direttamente dal Governo serbo. La Presidente del Parlamento, Ivana Macak, è stata anche candidata alle elezioni regionali della Vojvodina con il Partito russo, che, oltre al culto della politica e della personalità di Vladimir Putin, promuove il conservatorismo sociale, l’euroscetticismo, l’antiglobalismo e, ovviamente, il nazionalismo serbo.
Fig. 1 – Il professore e giornalista Dinko Gruhonjić – Foto: Autonomija
2. MANIFESTAZIONI E CONTROMANIFESTAZIONI
I professori della Facoltà di Filosofia di Novi Sad hanno organizzato diverse manifestazioni di sostegno al professor Dinko Gruhonjić, cui hanno partecipato buona parte degli impiegati e degli studenti della Facoltà. Questo tuttavia non ha impedito ai rappresentanti del Parlamento di recarsi giovedì 28 marzo alle porte dell’Ateneo accompagnati non dagli studenti, ma da loschi figuri che indossavano magliette inneggianti alla Grande Serbia e ai peggiori criminali di guerra serbi (fra i quali citiamo solo Milorad Ulemek detto Legija, accusato e condannato per l’omicidio del premier serbo riformista Zoran Đinđić avvenuto nel 2003). Il rettore dell’Università e il Sindaco di Novi Sad hanno apertamente appoggiato la “protesta” di questo gruppo di sedicenti studenti. La cosa stupefacente è che nessuno di loro ha risposto alle domande di alcuni (coraggiosi) giornalisti che chiedevano loro perché prendessero come punto di riferimento chiave per le proprie dichiarazioni un video chiaramente fasullo. In Serbia, ormai da anni una bugia ripetuta più volte diventa verità. Soprattutto se detta in televisione.
Lo stesso rettore ha poi convinto gli occupanti a lasciare la facoltà per permettere agli studenti di dare gli esami durante la sessione di aprile; i manifestanti hanno liberato l’edificio la sera di domenica 31 marzo, ma hanno minacciato di rioccupare la facoltà già a metà aprile nel caso in cui la commissione etica non accetti le loro richieste, vale a dire il licenziamento di Dinko Gruhonjić. Anche il Presidente Vučić, in uno dei suoi ormai quasi quotidiani interventi in diretta televisiva a reti unificate, si è schierato contro Gruhonjić, invitandolo a vergognarsi. Per frasi mai pronunciate.
L’Accademia serba ha molti difetti, a cominciare da metodi di insegnamento vecchi che privilegiano lo studio a memoria al ragionamento; nei concorsi regnano nepotismo e corruzione, ma proprio l’Università, insieme alla manciata dei media indipendenti che ancora resistono in Serbia, rimane l’unico bastione contro il nazionalismo imperante e garantisce ampia libertà di parola a tutti i suoi membri.
Fig. 2 – Manifestazione di nazionalisti serbi a sostegno della Russia nel marzo 2022
3. I GIORNALISTI VITTIME DEL SISTEMA
Il sociologo e professore Aleksej Kišjuhas, collega e amico di Gruhonjić, ci ricorda che a partire dagli anni Novanta in Serbia ci sono stati diversi omicidi di giornalisti: citiamo a questo proposito Dada Vujasinović, ammazzata nel 1994, Slavko Ćuruvija nel 1999 e Milan Pantić nel 2001; Teofil Pančić è stato aggredito e brutalmente picchiato per la strada, a Dejan Anastasijević ignoti ammiratori hanno lasciato alcune bombe sotto la finestra di casa. A Milan Jovanović è stata incendiata la casa. Solo nel 2023, i pochi media critici di opposizione sono stati oggetto di attacchi da parte dei tabloid 884 volte. Un professore dell’Università di Novi Sad, che vuole restare anonimo, asserisce: “Per ora, il regime di Vučić non uccide, ma non è escluso, in questo clima di odio che si torni a sparare ai giornalisti: che siano pazzi isolati o membri dei servizi segreti, non cambia molto. Siamo sull’orlo dell’abisso e le autorità hanno deciso di attaccare in un colpo solo sia l’Università sia la stampa libera. Non a caso Gruhonjić è sia professore, sia giornalista“.
Christian Eccher
Foto di copertina: Christian Eccher