Caffè Lungo – Il leader del cartello di Sinaloa, Ismael Zambada García, è stato arrestato negli Stati Uniti, insieme al figlio di El Chapo, Joaquín Guzmán López. Il cartello si trova ora senza una guida definita e, intanto, gli scontri tra fazioni causano vittime e sfollati.
IL CARTELLO DI SINALOA DECAPITATO DA UN COMPLOTTO INTERNO
Lo scorso 25 luglio le Autorità statunitensi hanno arrestato Ismael Zambada García, detto El Mayo, attuale leader del cartello di Sinaloa. Il suo ruolo principale all’interno dell’organizzazione era quello di coordinatore logistico, incaricato in particolare di esportare Fentanyl e altre droghe dal Messico verso gli Stati Uniti. Oltre che al traffico di sostanze, El Mayo è stato accusato di sequestro di persona e riciclaggio di denaro. Don Ismael ha iniziato la sua carriera nel narcotraffico negli anni Ottanta e, circa un decennio dopo, ha cofondato il cartello di Sinaloa insieme a El Chapo. El Mayo si è sempre distinto tra gli altri leader per la sua capacità di mantenere un basso profilo. Questo gli ha permesso di evitare l’arresto per più di 40 anni, periodo nel quale ha inondato gli Stati Uniti di sostanze stupefacenti che hanno causato più di 100mila vittime all’anno. Secondo diverse voci, la cattura è avvenuta a causa di un complotto orchestrato dal figlio di El Chapo, Joaquín Guzmán López. López avrebbe infatti ingannato El Mayo, facendogli credere che l’aereo privato su cui viaggiavano fosse diretto verso terreni messicani che Zambada avrebbe dovuto ispezionare. Il piccolo bimotore è invece atterrato a El Paso, Texas, dove ad aspettarlo c’erano le Autorità statunitensi, che prontamente hanno arrestato i due. López avrebbe tradito il partner del padre per ottenere un accordo di patteggiamento più favorevole. È probabile, inoltre, che in gioco vi sia un compromesso in favore del fratello di Joaquín, Ovidio, altro figlio di El Chapo, incarcerato nel 2019 in Messico ed estradato nel 2023 negli Stati Uniti. Con El Mayo, El Chapo e i suoi figli in carcere, Los Chapitos, il cartello di Sinaloa è al momento privo di un leader.
Fig. 1 – Giornali messicani riportano l’arresto di El Mayo
IN MESSICO LA CRISI UMANITARIA È SEMPRE PIÙ GRAVE
I dati sulla violenza dei narcos in Messico riferiscono una situazione critica: le stime riportano circa 250mila morti e decine di migliaia di dispersi negli ultimi 15 anni. A queste cifre si somma un numero indefinito di migranti, costretti a lasciare le proprie residenze a causa delle violenze. I rifugiati, tuttavia, finiscono spesso nelle mani dei cartelli stessi che speculano su di essi, obbligandoli a pagare ingenti somme di denaro per lasciare il Paese. Inoltre, il Messico rappresenta l’ultimo scoglio per i migranti provenienti dal Sudamerica per entrare negli Stati Uniti. Per questo motivo i cartelli hanno creato una fitta rete per fornire un salvacondotto in cambio di denaro. In aggiunta, i narcos molto spesso si dedicano anche al sequestro dei migranti stessi, richiedendo riscatti alle famiglie già residenti negli Stati Uniti. Per coloro che non saldano il riscatto le conseguenze possono arrivare anche all’omicidio. I Governi dei Paesi confinanti con il Messico hanno iniziato a cooperare con le Amministrazioni locali per dare rifugio e protezioni a coloro che scappano dal Paese. Tra questi c’è il neoeletto Presidente del Guatemala, Bernardo Arévalo, che recentemente ha accolto circa 600 messicani, scappati a causa dei violenti scontri tra diverse fazioni di narcotrafficanti appartenenti ai cartelli di Sinaloa e Jalisco.
Fig. 2 – Il Presidente Guatemalteco Bernardo Arévalo con Kamala Harris
LA TRANSIZIONE POLITICA: UNA SVOLTA NELLA LOTTA AI NARCOS?
L’arresto di El Mayo avviene in un periodo molto delicato nella politica messicana, in quanto è in corso la transizione tra l’attuale Presidente, José Manuel López Obrador, e Claudia Sheinbaum, eletta a giugno. Entrambi appartengono al partito Morena, il Movimento Rigenerazione Nazionale, di ispirazione populista e riformista. Dopo essere stato eletto nel 2018, Obrador ha deciso di seguire una strategia inedita nella lotta contro i narcos, definita come “abrazos, no balazos”, che significa “abbracci, non proiettili”. Obrador è stato il primo Presidente a preferire una strategia basata sullo sviluppo sociale e non sulla repressione violenta. Tuttavia, la decisione di Obrador ha ricevuto diverse critiche, dato che gli analisti hanno notato che la violenza dei narcos non è diminuita. Per questo motivo, Claudia Sheinbaum si trova in una situazione molto delicata. La Presidentessa eletta si è espressa positivamente rispetto alla detenzione dei due narcotrafficanti negli Stati Uniti. Ciononostante, ha anche affermato che il Governo messicano è in attesa di informazioni da parte dell’FBI, dato che nessuno nell’Amministrazione era stato avvertito dell’operazione. La risposta degli Stati Uniti è arrivata circa due settimane dopo l’arresto, tramite l’ambasciatore statunitense in Messico Ken Salazar, il quale ha smentito ogni intervento diretto in suolo messicano, affermando che l’operazione è stata orchestrata unilateralmente dai cartelli e da Joaquín Guzmán López, cogliendo di sorpresa anche Washington, che, secondo le dichiarazioni, ha prontamente avvisato le Autorità messicane. La dichiarazione di Salazar aiuta a mitigare le tensioni tra i due Paesi e mette a tacere le accuse di ingerenza degli Stati Uniti in suolo messicano.
Ildebrando Ceolin
“Mexico Flag / Bandera de Mexico” by Esparta is licensed under CC BY