In 3 sorsi – Ali Karti è stato eletto Presidente del Broad Islamic Current, un movimento islamista che sostiene le Forze Armate sudanesi (SAF) nel conflitto con le Rapid Support Forces (RSF). Il suo ritorno sulla scena politica potrebbe complicare ulteriormente i negoziati di pace in Sudan.
1. LA SITUAZIONE ATTUALE IN SUDAN
Era l’aprile 2023 quando il Sudan si ritrovò nuovamente coinvolto in una guerra civile, causata dalle crescenti tensioni interne di due gruppi armati: le Forze Armate sudanesi (Sudan Armed Forces, SAF) e le Rapid Support Forces (RSF). Questi gruppi sono gli stessi che nel 2021 avevano interrotto la transizione democratica del Paese con un colpo di Stato, inizialmente provando a condividere il potere. Tuttavia la paura dei due attori di cedere troppo potere all’altro ha portato a un’escalation tutt’ora in corso.
Le figure di spicco che guidano lo scontro sono Abdel Fattah al-Burhan, generale delle SAF e capo dello Stato di fatto del Sudan, e Mohammed Hamdan Dagalo, detto Hemedti, generale delle RSF e suo ex vicepresidente. Il primo è un militare che ha scalato le fila dell’esercito sotto la presidenza al-Bashir, il secondo ha guidato le RSF quando nel 2013 furono costituite riorganizzando le milizie dei Janjawid che combattevano nel Darfur. Oltre ai due principali schieramenti, diversi altri gruppi armati svolgono un ruolo nel conflitto, tra cui coalizioni di civili indipendenti e forze islamiche. È in questo contesto che la figura di Ali Karti entra quindi in gioco.
Fig. 1 – Ali Karti
2. ALI KARTI E IL RUOLO DEI GRUPPI ISLAMICI NEL CONFLITTO SUDANESE
Gli islamisti hanno governato il Sudan per tre decenni, dal 1989 al 2019, sotto il Presidente Omar al-Bashir. Nel 2019 una rivolta popolare ha portato alla fine della presidenza di al-Bashir e del Governo guidato dal partito islamista, il Fronte Nazionale Islamico o Congresso Nazionale (NCP). Il partito si è poi dissolto, ma negli anni ha trovato una nuova forma ed è riemerso sotto il più ampio ombrello del Broad Islamic Current, nato nel 2022 dall’unione di dieci fazioni islamiste. Con lo scoppio della guerra civile nell’anno successivo, il Broad Islamic Current si è allineato alle SAF e di recente Ali Karti ne è diventato Presidente. Karti ha svolto la funzione di ministro degli Esteri e Segretario Generale del Movimento Islamico Sudanese sotto la presidenza al-Bashir e, ad oggi, è il principale membro del vecchio regime ancora attivo sulla scena sudanese. Recentemente, Karti è stato sanzionato dagli Sati Uniti e dall’Unione Europea per aver minato la transizione politica del Sudan dopo la rivolta popolare del 2019.
Il supporto che il Broad Islamic Current dà alle SAF, così come l’elezione di una personalità come quella di Karti, pongono nuove questioni nella guerra civile sudanese. Infatti, il collegamento dei partiti islamisti alle SAF evidenzia l’influenza che queste forze di matrice religiosa hanno ancora a livello politico.
Fig. 2 – L’esercito sudanese bombarda le posizioni delle RSF a Khartoum, con fumo visibile nel centro della città, 12 ottobre 2024
3. L’OPPOSIZIONE AI TRATTATI DI PACE
Le violazioni dei diritti umani durante gli scontri sono state numerose e le Nazioni Unite hanno tentato di avviare una missione con lo scopo di verificarne le entità. Oltre a ciò, vari sforzi sono stati compiuti da diversi Paesi – Stati Uniti, Egitto, Arabia Saudita e altri ancora – per raggiungere degli accordi di pace. Negoziati che però sono stati messi in discussione dallo stesso Broad Islamic Current, che ha recentemente chiesto di boicottare le conferenze di cessate il fuoco presiedute dagli USA a Ginevra. E l’elezione di Karti, così come la sua influenza sulle SAF, non può che essere un ulteriore ostacolo nella costruzione di un dialogo che porti alla fine del conflitto.
Matteo Bettoli
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