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Il futuro della politica ambientale negli Stati Uniti: Harris e Trump a confronto

Caffè lungo – Oggi i cittadini statunitensi si recheranno alle urne per le elezioni presidenziali 2024. Kamala Harris e Donald Trump hanno presentato nei rispettivi programmi elettorali due visioni molto differenti in tema di ambiente ed energia.

DUE VISIONI CONTRASTANTI 

La Vicepresidente Kamala Harris e l’ex Presidente Donald Trump presentano visioni nettamente opposte in materia di lotta al cambiamento climatico, sviluppo dell’energia e protezione dell’ambiente. Trump ha piĂą volte sminuito l’importanza del cambiamento climatico, osteggiando apertamente le politiche che supportano la transizione energetica, appellandosi alle conseguenze negative che queste avrebbero sull’economia statunitense. L’ex Presidente intenderebbe ritirare l’Inflation Reduction Act, un pacchetto di proposte legislative volte ad aumentare la produzione di energia pulita, approvate dall’Amministrazione Biden. L’IRA prevede 739 miliardi di entrate realizzate attraverso iniziative come la riforma fiscale, e stanzia investimenti per 433 miliardi di dollari, di cui 369 destinati alla produzione di energia nazionale. Inoltre, ha dichiarato di voler ridurre le risorse fornite alle agenzie che si occupano di clima e cambiamento climatico, con l’obiettivo ultimo di far uscire nuovamente gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi.

Al contrario, Harris si è da sempre interessata al tema del cambiamento climatico, sostenendo che la crisi climatica è una questione urgente e che tutti i cittadini hanno il diritto di respirare aria pulita, bere acqua pulita e vivere liberi dall’inquinamento. Inoltre, ha parlato della minaccia del cambiamento climatico e del danno a famiglie e comunitĂ  causato da eventi atmosferici estremi come alluvioni, uragani e incendi. Harris intenderebbe rafforzare l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) e potenziare gli incentivi alla transizione energetica, investendo sulle energie rinnovabili e sull’elettrificazione dei trasporti

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IL PROGRAMMA DI TRUMP

Il capitolo 3 dell’Agenda 47 è intitolato “Costruire la piĂą grande economia nella storia”. Al punto 4 si promette “Energia a basso costo affidabile e abbondante”, obiettivo raggiungibile aumentando la produzione di energia e semplificando le autorizzazioni per porre fine alle restrizioni su petrolio, gas naturale e carbone. Il Partito Repubblicano mira a rendere  gli Stati Uniti indipendenti e dominanti dal punto di vista energetico, abbassando i prezzi dell’energia anche al di sotto dei minimi storici raggiunti durante il primo mandato di Trump. Sul versante petrolio e gas, il candidato repubblicano sostiene che l’aumento della produzione di gas e petrolio renderebbe gli Stati Uniti il piĂą grande produttore di energia al mondo.  La sua proposta è di dare accesso a nuove terre da trivellare e favorire i permessi per la costruzione di oleodotti. 

Il capitolo 5 “Proteggere i lavoratori e gli agricoltori americani dal commercio iniquo” al punto 3 propone di salvare l’industria automobilistica statunitense, abolendo le agevolazioni sui veicoli elettrici promosse dall’Amministrazione Biden e impedendo l’importazione di veicoli cinesi. L’obiettivo è quello di proteggere i lavoratori statunitensi del settore dalla concorrenza sleale straniera, puntando sull’energia locale, ripristinando l’industria manifatturiera, e creando posti di lavoro, ricchezza e investimenti.

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IL PROGRAMMA DI HARRIS

L’unico riferimento alla tematica ambientale nel programma elettorale di Harris è presente al capitolo 5, intitolato “Abbassare i costi dell’energia”. All’inizio del capitolo si afferma chiaramente l’importanza dell’Inflation Reduction Act, approvato dall’amministrazione uscente, per il settore energetico statunitense. Dal canto suo, la Vicepresidente promette di ridurre i costi energetici delle famiglie e creare milioni di nuovi posti di lavoro, affrontando al contempo la crisi climatica e garantendo aria e acqua pulite per tutti. Un’altra prioritĂ  consiste nella salvaguardia della sicurezza energetica, attraverso investimenti in energia pulita, agevolata da una semplificazione burocratica. Inoltre, Harris afferma di voler continuare a puntare sulla diversificazione delle fonti energetiche, tra cui il gas naturale e le tecnologie rinnovabili, con l’obiettivo di non dover mai piĂą dipendere dal petrolio straniero.

La Vicepresidente si è dichiarata incline a promuovere l’adozione di pratiche che porterebbero l’agricoltura negli Stati Uniti a zero emissioni nette entro il 2050. Inoltre, il Partito Democratico aspirerebbe anche ad eliminare buona parte dell’impronta di carbonio del settore dei trasporti entro il 2050.

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PROSPETTIVE FUTURE

Trump continua a sostenere politiche energetiche tradizionali, enfatizzando l’uso di combustibili fossili e una deregolamentazione che favorisca il settore. Questo approccio, pur promettendo un incremento occupazionale nel breve termine, ignora le crescenti evidenze scientifiche sul cambiamento climatico. Al contrario, Harris propone una transizione verso energie rinnovabili, puntando su investimenti in infrastrutture verdi e sulla riduzione delle emissioni di carbonio. La sua visione mira a combinare giustizia sociale e sostenibilitĂ  ambientale. Queste differenze sono lo specchio di un elettorato diviso lungo linee partitiche, anche su queste tematiche. Pertanto, saranno gli elettori non affiliati o independents a svolgere un ruolo decisivo.

Le preoccupazioni dei Paesi Occidentali riguardano principalmente le proposte di Trump di investire sui combustibili fossili e ostacolare la transizione all’energia rinnovabile, in quanto potrebbero compromettere l’Accordo di Parigi. D’altro canto, l’approccio Harris sembra essere più in linea con gli obiettivi climatici proposti dall’Unione Europa.

Elisa La Spina e Giulia Pavan

Photo by mounsey is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi sarĂ  significativo per l’agenda climatica globale dato il suo impatto sulla governance ambientale, sul commercio e sulle tensioni globali.
  • Gli Stati Uniti sono uno dei maggiori responsabili delle emissioni totali di CO2 al mondo: la loro partecipazione o meno agli accordi internazionali come l’Accordo di Parigi può influenzare gli sforzi globali per diminuirle.

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Giulia Pavan
Giulia Pavan

Giulia Pavan, 24 anni, originaria di Padova. Laureata magistrale in Relazioni Internazionali e Studi Europei presso l’Università degli Studi di Firenze. Interessata alle politiche europee in ambito ambientale, sanitario e tecnologico. Amante dei libri gialli, dei cani e del caffè senza zucchero.

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