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I risvolti geopolitici dell’espansione della Marina militare cinese

Caffè lungoIl rapporto del 16 dicembre 2024 del Dipartimento della Difesa USA ha evidenziato come la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese stia diventando la più grande del mondo. Quali sono i risvolti e le implicazioni geopolitiche di tale espansione?

L’ESPANSIONE DELLA MARINA CINESE E IL SUO CONTESTO GEOPOLITICO

Nel contesto della geopolitica marittima, l’espansione della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione (EPL) rappresenta un elemento cruciale nelle dinamiche di potenza regionale e globale. Con oltre 370 navi e sottomarini la Repubblica Popolare Cinese sta rapidamente consolidando la sua superiorità navale. Entro il 2025, la Marina cinese raggiungerà le 395 unità e, nel 2030, il numero, stando ai calcoli di statistica progressiva, dovrebbe sfiorare le 435 unità, un incremento significativo rispetto alle 296 navi da guerra della Marina degli Stati Uniti, che è destinata a ridursi ulteriormente a 294 entro la fine del decennio. La Marina cinese non si limita alle unità da guerra, ma include anche portaerei, navi da sbarco e navi minerarie, rendendo la sua flotta una delle più diversificate al mondo. L’espansione della flotta non è solo una questione quantitativa, ma riguarda anche la qualità delle piattaforme in dotazione. La Cina si concentra su navi multi-missione, armate con sofisticati sistemi d’arma che spaziano dall’antiaereo all’antisommergibile, garantendo un’ampia gamma di operazioni. Questo potenziamento navale è supportato da una rete di basi logistiche strategiche, tra cui quella a Gibuti, con piani per espandere ulteriormente questa infrastruttura in Paesi chiave come Myanmar, Thailandia, Indonesia e Pakistan, tra gli altri. L’intensificazione delle relazioni con questi Paesi è un chiaro segnale della volontà della Cina di consolidare la sua influenza nell’Indo-Pacifico e di avere una presenza navale sempre più marcata a livello globale.

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Fig. 1 – I modelli di alcune unità della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLAN) vengono presentati alla China International Aviation & Aerospace Exhibition di Zhuhai, novembre 2024

IL RUOLO STRATEGICO DELLE BASI MARITTIME

L’ascesa della Cina come potenza navale non si limita alla crescita della flotta, ma include anche una crescente sofisticazione delle infrastrutture logistiche, in particolare attraverso la creazione e l’espansione di basi militari all’estero. La base a Gibuti, nel Corno d’Africa, rappresenta un primo passo significativo verso l’estensione della presenza navale cinese oltre i confini nazionali. Le politiche cinesi in Africa, Asia e nell’Oceano Indiano sono indirizzate a stabilire una rete di supporto logistica per le forze navali, terrestri e aeree. Paesi come Myanmar, Sri Lanka e Tanzania sono considerati da Pechino come obiettivi privilegiati per future collaborazioni strategiche. Queste basi non solo facilitano le operazioni militari, ma consentono anche un maggiore controllo delle rotte commerciali vitali, come lo Stretto di Malacca e il Mar Cinese Meridionale, aree cruciali per il commercio globale e per la sicurezza energetica. L’espansione delle strutture logistiche cinesi serve anche a consolidare il dominio nelle regioni circostanti, ampliando l’influenza su Paesi che sono geograficamente vicini e politicamente strategici per la Repubblica Popolare Cinese. La crescente capacità della Marina cinese di proiettare potenza nel Sud-est asiatico e oltre implica una riflessione profonda sulle implicazioni geopolitiche, sia per gli Stati Uniti che per i Paesi europei, che vedono con crescente preoccupazione il rafforzamento della “periferia marittima” della Cina.

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Fig. 2 – La base militare cinese di Gibuti, supporto fondamentale per la proiezione marittima di Pechino nell’Oceano Indiano (foto del 2017)

LE INGERENZE CINESI SUL CANALE DI PANAMA

Il Canale di Panama, con il passaggio dagli USA a Panama nel 2000, è divenuto zona di contesa geopolitica, con la crescente influenza economica della Cina che si è fatta sentire soprattutto in questi ultimi dieci anni. La crescente presenza cinese nella zona, non solo economica ma anche strategica, sta generando non poche frizioni con gli USA. La Cina, infatti, ha rafforzato il proprio coinvolgimento nel Canale di Panama principalmente attraverso investimenti infrastrutturali. Le sue aziende, tra cui Cosco Shipping e China Harbour Engineering, sono coinvolte nella modernizzazione dei porti panamensi, che sono diventati parte integrante della Belt and Road Initiative (BRI). Con un investimento che supera i 187 miliardi di dollari in America Latina e nei Caraibi, tra cui Panama, Pechino ha ottenuto concessioni su due dei cinque porti strategici del canale. Inoltre, l’espansione cinese è accompagnata da una crescente presenza diplomatica e commerciale, con oltre 40 aziende cinesi attive a Panama, rafforzando la posizione di Pechino nella regione. Tale scenario ha sollevato preoccupazioni a Washington, che ha reagito con un atteggiamento critico, soprattutto durante la prima Amministrazione Trump. Quest’ultima, già dagli inizi del secondo mandato, ha dichiarato l’intenzione di riprendere il controllo del canale, ribadendo che la sua cessione a Panama nel 2000 non significava un trasferimento alla Cina. Per gli Stati Uniti, la crescente influenza di Pechino nel Canale rappresenta una sfida diretta al loro predominio regionale e un rischio per la sicurezza delle loro rotte commerciali vitali. In risposta, Washington ha esercitato pressioni diplomatiche su Panama, spingendola a non rinnovare la sua adesione alla Belt and Road Initiative, in un tentativo di contenere l’espansione cinese. La situazione geopolitica attorno al Canale di Panama potrebbe evolversi in vari modi. Uno scenario ottimale vedrebbe una cooperazione tra gli Stati Uniti e la Cina per investire insieme nelle infrastrutture panamensi, portando a una crescita economica regionale. Tuttavia, uno scenario più realistico e probabile è che Panama, pur continuando a rafforzare i legami con la Cina, cerchi di mantenere un equilibrio tra le due superpotenze, in particolare con Washington. Questo equilibrio potrebbe diventare delicato, con gli Stati Uniti che probabilmente cercheranno di limitare l’influenza cinese, mentre Pechino cercherà di consolidare la propria presenza.

Riccardo Renzi*

*Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.

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Dove si trova

Perchè è importante

  • L’espansione della potenza marittima cinese e le dinamiche geopolitiche connesse.
  • Il ruolo strategico delle basi marittime nell’Oceano Indiano.
  • Le frizioni tra Washington e Pechino sul Canale di Panama.

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Riccardo Renzi
Riccardo Renzi

Laureato in Ricerca storica (LM-84) presso l’Università di Macerata, lavora, in seguito alla vittoria del concorso pubblico presso il IV settore del Comune di Fermo, come Funzionario presso la Biblioteca civica Romolo Spezioli di Fermo. È membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Scholia, Il Polo e Menabò online, è inoltre vicedirettore della rivista di filologia greca e latina Scholia. È inoltre socio dell’Aib, della Società Dantesca Fermana, del Centro Studi Sallustiani, dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia e della Deputazione di Storia Patria per le Marche. Ha all’attivo oltre 500 pubblicazione tra scientifiche e di divulgazione culturale. Per quanto concerne la politica e la geopolitica collabora con Dissipatio, Politicamag, Il Polo e Libro Aperto.

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