In 3 sorsi – Donald Trump minaccia di riprendersi il Canale di Panama tra alte tariffe, intervento militare e competizione con la Cina.
1. LA NASCITA DEL CANALE DI PANAMA
I legami fra gli Stati Uniti e Panama ebbero origine più di cento anni fa. Nel 1903 gli USA acquisirono l’istmo dai francesi e tra il 1903 e il 1914 costruirono il Canale di Panama. Il passaggio di proprietà venne sancito nel 1978 attraverso due trattati: il Panama Canal Treaty, che permetteva la cessione del territorio entro il 1979 e la fine della gestione entro il 1999, e il Neutrality Treaty, che sanciva la neutralità del Canale e il diritto degli Stati Uniti a intervenire militarmente per mantenere tale condizione. Oggi il Canale di Panama è un punto strategico per il commercio marittimo globale. Annualmente passano portacontainer dal valore complessivo di 270 miliardi di dollari e rappresentano il 2,5% del commercio via mare globale. L’istmo rimane essenziale anche per l’economia statunitense, in quanto il 40% del suo trasporto merci con container lo attraversa.
Fig. 1 – Portacontainer esce dal Canale di Panama
2. MINACCE ILLEGITTIME E RISPOSTE DI PANAMA
Donald Trump ha sollecitato Panama a migliorare la gestione del Canale, minacciando un possibile intervento degli Stati Uniti per riprenderne il controllo. Il Presidente non ha escluso l’uso di misure coercitive, economiche o militari, giustificando questa eventualità con tre motivi principali: l’aumento delle tariffe per il transito nel Canale, la crescente influenza della Cina nella regione e gli interessi di sicurezza economica e militare degli Stati Uniti.
Il Governo di Panama ha respinto queste accuse, definendole infondate. Riguardo alle tariffe, ha spiegato che la gestione e la definizione dei costi di transito sono competenza dell’Autorità del Canale di Panama, un ente indipendente. Tra il 2022 e l’inizio del 2024, il Paese è stato colpito da una grave siccità che ha ridotto i livelli d’acqua dell’istmo, costringendo l’Autorità a diminuire del 29% il numero di navi in transito. Questo ha portato a un aumento delle tariffe, applicato in modo uniforme a tutti i Paesi, senza privilegi per nessuno, compresa la Cina. Quest’ultima, tuttavia, è al centro delle preoccupazioni di Trump, che la considera una minaccia per gli interessi statunitensi. Pechino è infatti il secondo maggiore utilizzatore del Canale dopo gli USA. Inoltre, è stato confermato che solo il conglomerato multinazionale di Hong Kong, CK Hutchison Holdings, possiede due porti all’entrata del Canale che si affacciano sul Pacifico, avendo vinto le gare nel 1997. A causa del passaggio delle navi militari statunitensi, si teme un doppio uso delle infrastrutture a fine strategico-militare da parte della Cina, la quale potrebbe minare la sicurezza nazionale statunitense. Infine, all’inizio di febbraio si è svolto un incontro tra i rappresentanti degli Stati Uniti, di Panama e dell’Autorità del Canale di Panama. Pochi giorni dopo, il Dipartimento di Stato degli USA ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Panama per consentire il passaggio gratuito delle navi da guerra statunitensi attraverso il Canale. Tuttavia, il Governo panamense ha prontamente smentito questa dichiarazione.
Fig. 2 – Due portacontainer attraccano nel Canale di Panama
3. POSSIBILE SVILUPPO
Qualora gli Stati Uniti procedessero all’acquisizione del Canale di Panama tramite mezzi coercitivi, la situazione si potrebbe sviluppare in diversi modi. Il primo strumento è quello economico. Infatti, Washington potrebbe porre pressioni economiche, eliminando i 3,8 miliardi di dollari in investimenti diretti verso Panama. Il secondo metodo è l’utilizzo di forze militari per ristabilire il controllo del Canale. Qualunque sia il piano statunitense, il Governo di Panama dovrebbe reagire con cautela. Se gli Stati Uniti dovessero intervenire, allora il Paese dovrebbe procedere con il proprio piano di rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sfruttare la posizione come membro non-permanente.
Juan Pablo Bautista Morales
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