Caffè lungo – Il 3 luglio, la Russia ha riconosciuto ufficialmente il regime dei Talebani in Afghanistan, il primo Paese al mondo a farlo. Tale decisione non cambierà nella pratica le relazioni tra Mosca e Kabul, ma potrebbe influenzare l’approccio della comunità internazionale nei confronti del Governo afghano. Nonostante i tempi siano prematuri, la Cina e i Paesi dell’Asia Centrale potrebbero in futuro allinearsi con la scelta del Cremlino.
LA RUSSIA RICONOSCE UFFICIALMENTE IL GOVERNO DEI TALEBANI
Dalla presa di Kabul da parte dei Talebani nel 2021, diversi Paesi hanno presto avviato contatti con il nuovo Governo afghano e da allora mantenuto rapporti diplomatici con esso. Nessuno, tuttavia, si era ancora apprestato a riconoscere ufficialmente il gruppo come legittima autorità del Paese, almeno fino al mese scorso, quando la Russia ha formalmente riconosciuto il Governo dei Talebani. La mossa di Mosca, più simbolica che altro, di fatto non porterà a un effettivo cambiamento delle relazioni già in essere con Kabul, ma rappresenta un importante risvolto che potrebbe rimodellare l’approccio della comunità internazionale nei confronti del regime. Nella capitale afghana, come prevedibile, la notizia è stata accolta in maniera favorevole, nella speranza che la decisione russa possa spingere altre nazioni a un riconoscimento ufficiale e permettere al Governo di uscire dal quasi totale isolamento in cui si trova da quattro anni a questa parte. Il riconoscimento del Cremlino arriva al termine di un processo avviato già all’indomani della conquista di Kabul. A luglio dello scorso anno, il Presidente russo Vladimir Putin aveva definito i Talebani un alleato nella lotta al terrorismo islamico e, in aprile, Mosca ha rimosso il gruppo dalla lista delle organizzazioni terroristiche, lasciando presagire l’intenzione di portare le relazioni a un livello superiore. Se la decisione del Cremlino fornirà la spinta a un più ampio processo di normalizzazione dei rapporti con i Talebani, è ancora presto per dirlo, ma non è da escludere che altri Paesi possano in futuro seguire l’esempio della Russia.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov insieme al Ministro degli Esteri del Governo talebano Amir Khan Muttaqi a Mosca nell’ottobre 2024
LE REAZIONI DELLA COMUNITĂ€ INTERNAZIONALE
Il riconoscimento ufficiale da parte del Governo russo non ha suscitato particolari reazioni da parte della comunitĂ internazionale. I Paesi occidentali, così come attori regionali da cui ci si poteva aspettare una presa di posizione, come Emirati Arabi Uniti e Iran, si sono astenuti dal commentare la notizia in maniera diretta. La dichiarazione rilasciata dalla delegazione dell’Unione Europea alle Nazioni Unite, insieme a quelle statunitensi, ha lasciato intendere la natura prematura della decisione di Mosca, con il Governo afghano sotto accusa per la situazione sui diritti umani nel Paese. Chi ha invece espresso apprezzamento per l’azione della Russia è stata la Cina, che, con la nomina di un ambasciatore a Kabul, primo Paese in questo senso, e l’accettazione di un rappresentante talebano a Pechino, mantiene da tempo relazioni diplomatiche con l’attuale autoritĂ afghana. Altre potenze regionali, come India e Pakistan, hanno invece espresso cautela, in virtĂą di rapporti con Kabul che, per motivazioni differenti, rimangono altalenanti a fronte di qualche momento di disgelo.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Una donna afghana coperta dal burqa cammina per le strade di Kabul, settembre 2024. Le brutali politiche repressive del regime talebano hanno contribuito molto al suo isolamento internazionale, ma non hanno impedito contatti significativi con la Cina e gli altri Paesi dell’Asia Centrale
CINA E PAESI “STAN” VERSO UN RICONOSCIMENTO FUTURO?
Secondo gli osservatori internazionali, la scelta russa potrebbe fungere da precedente per altre nazioni per riconoscere formalmente il Governo talebano. In tal senso, l’attenzione è rivolta soprattutto verso la Cina e i Paesi dell’Asia Centrale, con l’eccezione del Tagikistan. Sebbene ad oggi sembrino soddisfatti della possibilitĂ di collaborare con l’autoritĂ afghana senza dover rivedere lo status delle loro relazioni, motivazioni di natura strategica, economica e securitaria potrebbero incoraggiare tali Stati a seguire la linea russa. L’agenda di politica estera di Pechino ha assegnato un ruolo importante all’Afghanistan e non stupisce che sia stata proprio la Cina a portare i primi maggiori investimenti esteri nel Paese dopo il 2021. Compagnie petrolifere e metallurgiche del Dragone operano giĂ nell’estrazione di petrolio e rame dai giacimenti dell’Afghanistan. Quanto ai Paesi dell’Asia Centrale, questi hanno un interesse primario in un vicino finalmente stabile, tuttora alle prese con piĂą organizzazioni terroristiche attive sul territorio. Oltre a questo, a causa della guerra in Ucraina, i cosiddetti Paesi “stan” sono alla ricerca di corridoi alternativi a quelli tradizionali che passano per la Russia, e ambiscono oggi a nuove rotte commerciali e mercati, soprattutto nel sud dell’Asia. Il Kazakistan, lo scorso anno, ha rimosso i Talebani dalla lista delle organizzazioni terroristiche e, da allora, ufficiali kazaki si sono recati piĂą volte a Kabul per incontrare emissari del Governo afghano. La prioritĂ di Astana è lo sviluppo di infrastrutture, in particolare il ramo occidentale del cosiddetto Corridoio Trans-Afghano, per collegare le aree al confine tra Afghanistan e Turkmenistan e il porto di Gwadar in Pakistan. Come il vicino kazako, anche il Turkmenistan sta attivamente promuovendo la rotta occidentale del Corridoio e, allo stesso tempo, è in trattative con Kabul per la costruzione dell’oleodotto trans-afghano, o Tapi (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India). L’Uzbekistan, che si è fatto promotore di una diplomazia proattiva nei confronti dell’Afghanistan e ha piĂą volte affermato la necessitĂ di riconoscere la realtĂ politica del Paese, sta invece promuovendo lo sviluppo della rotta orientale del Corridoio Trans-Afghano che, se completata, connetterĂ il Paese con i porti pakistani che si affacciano sul Mar Arabico. C’è infine il Kirghizistan, l’altro Paese oltre al Kazakistan ad aver tolto i Talebani dalla lista di organizzazioni terroristiche. GiĂ coinvolta nei progetti del Corridoio Trans-Afgano, Biškek guarda con interesse il progetto CASA-1000, che mira a unificare il mercato elettrico tra alcuni Paesi della regione. In sostanza, tanto la Cina quanto i Paesi dell’Asia Centrale hanno interesse concreto a mantenere e rafforzare le relazioni con i Talebani. Sebbene oggi i tempi siano ancora prematuri per un riconoscimento formale, non sembrano esserci ostacoli maggiori per uno sviluppo in questo senso, e motivazioni di natura economica, securitaria e strategica, potrebbero in futuro spingere questi Paesi ad allinearsi con la decisione della Russia.
Lorenzo Asquini
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