In 3 Sorsi – Nel corso del 2025, il gruppo terroristico JNIM ha esteso la propria presenza nelle aree di confine tra Benin e Togo. Con tattiche sempre più sofisticate, tra cui l’uso di droni, ha portato a compimento diversi attacchi. Parte di un’espansione strategica e pianificata, la pressione di JNIM su questi due Paesi si inserisce nella più ampia offensiva del gruppo jihadista nel Sahel, rappresentando ad oggi la principale minaccia alla stabilità della regione.
1. L’EVOLUZIONE DELLA MINACCIA
Da quattro anni consecutivi il Sahel detiene il primato di teatro più letale della violenza jihadista in Africa. Negli anni, questa violenza si è ampliata in scala e in portata, estendendosi verso sud ed esercitando sempre maggior pressione sui Paesi costieri, tra i quali Benin e Togo, già vulnerabili a causa delle loro limitate capacità di contrasto al terrorismo, delle tensioni locali presenti nelle regioni settentrionali e della porosità delle frontiere con il Burkina Faso.
Tra i gruppi presenti nella regione spicca Jamaʿat Nusrat al‑Islām wa‑l Muslimīn (JNIM). Formatosi nel 2017 dalla coalizione di alcuni gruppi militanti affiliati ad al-Qaida, oggi JNIM si distingue per l’aumento delle attività in Benin e Togo, in particolare nelle zone di confine occupate dai grandi parchi naturali, primo tra tutti il Complesso W-Arly-Pendjari. La conformazione geografica di queste aree transfrontaliere, infatti, offre un ambiente favorevole ai movimenti di JNIM, complicando al tempo stesso la possibilità di risposte coordinate tra i Paesi coinvolti. Rifugiandosi in zone scarsamente presidiate, sfruttando la porosità dei confini per sfuggire alle Autorità, qui JNIM ha potuto consolidare la propria presenza e rafforzare le capacità operative. Tra queste spicca l’uso crescente dei droni: inizialmente impiegati per attività di sorveglianza, ricognizione e raccolta di informazioni, il loro utilizzo si è evoluto fino a essere armati e integrati in operazioni d’attacco. Dalla loro prima attività documentata in Mali nel settembre 2023, gli attacchi con droni confermati hanno superato la ventina. Di questi, l’82% è avvenuto dopo marzo 2025, segnando un salto qualitativo nella strategia di JNIM nella regione.
Fig. 1 – Poliziotti togolesi interpretano i terroristi durante un’esercitazione anti-jihadista, ottobre 2022
2. GLI SNODI DELL’ESCALATION
Per la presenza di JNIM, la fascia di confine tra il Sahel e i Paesi costieri è oggi considerata un hotspot di conflitto attivo. Il 2025 ha segnato un’escalation di violenza. In aprile, due attacchi coordinati hanno colpito le postazioni militari a Point Triple e alle Cascate di Koudou nel Parco Nazionale W, provocando la morte di almeno 54 soldati beninesi. Pochi mesi prima, a gennaio, un altro attacco nella stessa area aveva causato 34 vittime tra le Forze Armate. Con almeno 88 militari uccisi in soli quattro mesi, il primo trimestre del 2025 ha già superato il numero totale di decessi segnalati nell’intero 2024.
A condividere il peso di questa escalation è il Togo, anch’esso vittima della crescente violenza del gruppo. Nell’ambito dell’adozione di tattiche di attacco più sofisticate, ad aprile JNIM ha compiuto il primo attentato suicida con drone contro una postazione militare. A giugno, le Forze Armate togolesi hanno risposto neutralizzando un gruppo jihadista a Kpinkankandi, un’area già colpita da numerosi attacchi, sequestrando armi, munizioni e quasi cinquanta motociclette.
Secondo un rapporto della Fondazione Konrad Adenauer del marzo 2025, gli attacchi armati in Togo sono in costante aumento. In aggiunta, i gruppi jihadisti non si limitano più alle zone di confine, ma penetrano sempre di più nel territorio togolose, prendendo di mira sia postazioni militari che villaggi civili. L’uso di droni e ordigni esplosivi improvvisati complica ulteriormente la risposta delle forze togolesi, al punto che, di fronte all’inasprirsi della minaccia, a marzo il Governo ha esteso lo stato di emergenza per un altro anno.
Fig. 2 – Il Presidente del Benin Patrice Talon incontra il Presidente francese Emmanuel Macron durante il 19° Summit della Francofonia a Villers-Cotterets, 4 ottobre 2024
3. PERCHÉ QUESTA ESPANSIONE?
Secondo i dati dell’Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), l’avanzata delle operazioni di JNIM rappresenta un’espansione deliberata e strategica e non un semplice spillover. Come evidenziato anche dal rapporto della Fondazione Konrad Adenauer, tale espansione può essere letta nel contesto della più ampia strategia in Burkina Faso, dove il gruppo è presente da più tempo. In questa prospettiva, Benin e Togo non rappresenterebbero i bersagli principali di JNIM, ma piuttosto un mezzo per ottenere e consolidare il controllo sul territorio burkinabé. La creazione di una zona cuscinetto nei Paesi costieri permette infatti a JNIM di trarre vantaggi specifici, dal reclutamento di nuovi combattenti alla generazione di entrate economiche, fino all’accesso e al controllo di rotte logistiche. Di conseguenza, i programmi volti a prevenire una diffusione della violenza di JNIM potrebbero essere più efficaci se indirizzati verso il Burkina Faso, piuttosto che verso Benin e Togo.
Tuttavia, il contenimento della minaccia richiede sicuramente una risposta militare coordinata a livello regionale. L’Iniziativa di Accra, meccanismo cooperativo lanciato nel 2017, si muove in questa direzione, strutturandosi attorno alla condivisione di informazioni, alla formazione del personale di sicurezza e allo svolgimento di operazioni militari transfrontaliere. Nonostante ciò, le capacità di intelligence dei Paesi coinvolti ad oggi restano limitate, compromettendo l’efficacia dell’iniziativa.
In tutto ciò va inoltre considerato che JNIM dispone di una struttura organizzativa solida e centralizzata, con un Consiglio della Shura che guida le decisioni strategiche. Negli ultimi tre anni, la sua presenza in Benin ha assunto caratteristiche sempre più aggressive: è plausibile che il gruppo possa decidere di intensificare ulteriormente le operazioni offensive nel Paese, così come in Togo. Nel quadro più ampio dell’instabilità saheliana, la crescente presenza di JNIM nella regione richiede quindi la massima attenzione.
Beatrice Gobbi
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