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Cosa aspettarsi dalla FED dopo Jackson Hole

In 3 sorsi – C’era attesa per l’annuale riunione a Jackson Hole, l’ultima di Powell da Presidente della FED, per la comunicazione di un potenziale allentamento della politica monetaria e una riduzione dei tassi di interesse.

1. IL MANDATO DI POWELL IN SCADENZA

Si è svolto nei giorni scorsi il tradizionale simposio economico a Jackson Hole organizzato annualmente dalla Federal Reserve Bank di Kansas City, al quale hanno partecipato banchieri centrali di tutto il mondo, economisti e accademici. L’edizione del 2025 è stata l’ultima nella quale Jerome Powell ha partecipato in qualità di Presidente della FED. Il suo incarico scadrà infatti nel maggio del prossimo anno al termine di un mandato quadriennale iniziato nel 2017 su nomina del Presidente Trump, successivamente confermata dalla presidenza Biden.
Nel corso del suo intervento Powell ha ricordato le sfide che l’economia ha dovuto affrontare quest’anno, quali l’incremento dei dazi e le politiche migratorie più restrittive, che hanno portato a un brusco rallentamento della crescita della forza lavoro. In aggiunta anche i cambiamenti nelle politiche fiscali, di spesa e di regolamentazione potrebbero condizionare significativamente crescita economica e produttività.

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Fig. 1 – I lavori di restauro della sede principale della FED

2. GLI ULTIMI DATI MACROECONOMICI

“Le conseguenze dell’aumento dei dazi sui prezzi al consumo sono ora visibili con la prospettiva che tali effetti si accumuleranno nei prossimi mesi con elevata incertezza su tempistiche e impatti”, così Powell parlando dei dazi, precisando inoltre che la questione fondamentale per la politica monetaria riguarda la possibilità che questi incrementi dei prezzi possano aumentare significativamente il rischio di un problema di inflazione persistente. Un possibile scenario prevede effetti relativamente di breve durata con una variazione del livello dei prezzi distribuita nel tempo per la diluizione degli aumenti tariffari lungo le catene di approvvigionamento e le reti di distribuzione, considerando comunque che l’evoluzione dei dazi ne prolungherà potenzialmente il processo.
I recenti dati sul carovita statunitense hanno evidenziato un aumento del tasso di inflazione pari al 2,9% di agosto, in costante ascesa dal mese di aprile scorso, anche se le aspettative di inflazione a lungo termine sono ancorate e coerenti all’obiettivo del 2% della FED.
In merito al mercato del lavoro va evidenziato invece come la crescita si sia arrestata negli ultimi mesi, arrivando in una fase di equilibrio definito “curious” e derivante dell’effetto congiunto del rallentamento sia dell’offerta che della domanda di lavoratori: il dato di agosto evidenzia un tasso di disoccupazione al 4,3%, dopo i dati di luglio (4,2%) e giugno (4,1%) che rimangono da oltre un anno stabilmente sopra la soglia del 4%.
D’altra parte, il PIL statunitense, dopo la contrazione dello 0,5% rilevata nel primo trimestre, è cresciuto del 3,3% nel secondo trimestre, sostenuto da un incremento della spesa per consumi e dalla diminuzione delle importazioni in seguito agli aumenti tariffari.

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Fig. 2 – Jerome Powell alla conferenza di Jackson Hole

3. WHAT’S NEXT?

“The shifting balance of risks may warrant adjusting our policy stance”: considerando la stabilità del tasso di disoccupazione e di altri indicatori del mercato del lavoro Powell ha aperto a un potenziale taglio dei tassi, che da cinque riunioni consecutive sono invariati al 4,5% nonostante le pressioni per una riduzione da parte del Presidente Trump. Si attende quindi la prossima riunione della FED prevista il 16 e 17 settembre prossimi, terzultimo appuntamento del 2025, per capire se si concretizzerà un taglio dei tassi di interesse.

Emanuele Rufini

Photo by NikolayFrolochkin is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • L’annuale riunione della FED a Jackson Hole fa intravedere una possibile riduzione dei tassi d’interesse.
  • La mossa andrebbe incontro alle incessanti richieste di Trump di uno stimolo all’economia in rallentamento, ma rimane lo spettro dell’inflazione causata dai dazi.

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Emanuele Rufini
Emanuele Rufini

Papà di quattro bimbi e manager di una multinazionale in Trentino, è revisore legale dei conti e dottore commercialista. Cultore dei Simpsons e di Tex Willer, patito di pallacanestro (pivot ancora in attività, head coach in DR2 e istruttore di minibasket), discreto lindy-hopper e amante della storia, della montagna e dell’arte presepiale.

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